Cessione Banca di San Marino. Dai media occidentali ombre su Varengold: aiuti umanitari trasformati in fondi a Hezbollah e Houthi? San Marino può reggere il fuoco incrociato di vigilanza e stampa internazionale? … di Marco Severini

La notizia dell’interesse di San Marino Group S.p.A., espressione del gruppo STARCOM, ad acquisire la maggioranza di Banca di San Marino (BSM) non può essere letta in modo neutro. In un Paese piccolo come San Marino, l’ingresso di un nuovo azionista di controllo in un istituto bancario storico è già di per sé un fatto rilevante. Ma la questione diventa ancora più delicata se si considera che STARCOM è, dal 2017, titolare del 15% di Varengold Bank AG, la banca tedesca finita nel mirino della BaFin per i suoi rapporti con l’Iran e per le gravi carenze nei sistemi antiriciclaggio.

Varengold è oggi sinonimo di un caso internazionale che ha sollevato sospetti pesanti. L’Autorità di vigilanza finanziaria tedesca, con un provvedimento del 27 giugno 2023, ha imposto alla banca di Amburgo il divieto di eseguire transazioni con payment agents e soggetti collegati all’Iran, Paese classificato ad alto rischio di riciclaggio. Contestualmente, è stato nominato un commissario speciale per monitorare ogni movimento finanziario. Le motivazioni del provvedimento parlano chiaro: “gravi deficit sistematici” nelle procedure antiriciclaggio e una mancanza di controlli adeguati, soprattutto nelle operazioni connesse all’Iran (BaFin, 2023).

La stampa internazionale è andata oltre le cautele della vigilanza. Inchieste di Politico e AML Intelligence hanno documentato come fonti occidentali sospettino che Varengold sia stata usata da società di comodo iraniane, persino collegate alla Quds Force, per movimentare miliardi di euro con la copertura di operazioni “umanitarie” – medicinali e cibo – non soggette formalmente a sanzioni. Secondo queste ricostruzioni, i fondi sarebbero finiti anche in circuiti che finanziano gruppi come Hezbollah e gli Houthi nello Yemen (Politico, 2024; Comsure, 2024).

Varengold, dal canto suo, ha sempre negato di aver mai violato la legge. La versione ufficiale è che tutte le transazioni fossero circoscritte a progetti umanitari e regolarmente autorizzate dalle autorità tedesche (AML Intelligence, 2024). Ma il colpo reputazionale è stato enorme: il titolo ha perso il 70% in Borsa, la banca ha licenziato un quinto del personale e il Bundestag tedesco ha confermato che l’istituto faceva ricorso a intermediari esteri “non usuali” e non autorizzati (Bundestag, 2023).

Ed è qui che si inserisce la mossa di STARCOM su San Marino. L’acquisto di BSM potrebbe dare a un soggetto già dentro la complessa vicenda Varengold la regia di una banca sammarinese di primo piano. Non è un dettaglio da poco. San Marino, per dimensioni e vulnerabilità, non può permettersi leggerezze: la reputazione del sistema bancario è un asset decisivo e ogni nuova partecipazione deve essere vagliata con estremo rigore dalla Banca Centrale e dall’Autorità di Vigilanza.

Il rischio è duplice. Da un lato, c’è la possibilità di un contagio reputazionale: portare dentro BSM un azionista che al tempo stesso siede al capitale di una banca sotto procedura straordinaria per rischi AML significa assumersi un onere enorme in termini di trasparenza. Dall’altro, c’è il rischio geopolitico: San Marino diverrebbe indirettamente collegato a una vicenda che intreccia finanza, Iran, e accuse di possibili finanziamenti a gruppi sotto osservazione internazionale.

Nessuno mette in discussione che STARCOM presenti curriculum e dirigenti di primo piano, con esperienze nei mercati europei e asiatici. Ma la domanda che sorge spontanea è se un Paese come San Marino, che negli ultimi anni ha faticosamente ricostruito credibilità internazionale dopo essere finito nella lista nera OCSE e nel mirino del MONEYVAL, possa oggi permettersi di accettare un partner connesso a una realtà bancaria sotto fuoco incrociato delle autorità di vigilanza e della stampa internazionale.

La prudenza, in questo caso, non è solo un consiglio: è un dovere istituzionale.

San Marino deve valutare l’offerta di STARCOM non solo sul piano finanziario e industriale, ma anche e soprattutto su quello etico e reputazionale. Perché se è vero che ogni investimento estero porta con sé opportunità, è altrettanto vero che certe alleanze possono trasformarsi in un boomerang.

La partita che si apre su Banca di San Marino, dunque, non è solo un affare societario. È una scelta di posizionamento per l’intero sistema Paese. Accettare STARCOM senza un’analisi critica significherebbe correre il rischio di trascinare San Marino dentro una vicenda che ha già provocato scosse pesanti ad Amburgo, Berlino e Bruxelles. E in un contesto internazionale dove la vigilanza sul riciclaggio è sempre più stretta, questa sarebbe una leggerezza imperdonabile.

Ora la parola spetta alla Banca Centrale di San Marino ed alla sua vigilanza ma anche al governo sammarinese.

Marco Severini – direttore GiornaleSM