Che cos’e? Industria 4.0 e come cambiera? la vita di tutti… di Fabio Andreini

schermata-2016-09-25-alle-18-49-56Quando parliamo di Industria 4.0, ci si riferisce ad una serie di cambiamenti non solo nei processi di produzione, ma anche nei rapporti tra lavoratore e datore di lavoro. Industria 4.0 sta a significare una cosa: che il mondo è cambiato! Il Digitale è il cardine portante della rivoluzione, che comprende:

+ L’utilizzo dei Big Data, cioè enormi quantità di dati che vengono poi elaborati da algoritmi intelligenti.

+ L’utilizzo del Cloud computing, cioè l’accesso a software e hardware da remoto.

+ L’utilizzo dell’IoT (Internet of Things), cioè rendere oggetti di uso comune connessi tra loro e ad internet.

+ Interfacce avanzate per comunicare in modo naturale con le macchine, per facilitare la relazione uomo/macchina.

+ Nuovi strumenti per produrre beni: stampa 3D e robot per esempio.

 

Ma procediamo con ordine.

Finora le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre: alla fine del ‘700, con la nascita della macchina a vapore e di conseguenza con lo sfruttamento della potenza del vapore per meccanizzare la produzione; alla fine dell’800 con la partenza della produzione di massa attraverso l’uso sempre più diffuso dell’elettricità, l’avvento del motore a scoppio e con l’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica e a partire dagli anni ‘70 con la nascita dell’informatica e dei computer.

Oggi siamo di fronte ad un’altra rivoluzione, che non ha nulla a che fare con quelle del passato, ma si caratterizza per un’azione dirompente. Un caso pratico per descrivere quello che è iniziato e che non si fermerà, è quello di Adidas. Infatti dopo almeno 20 anni di delocalizzazione in Asia, l’azienda è ritornata in Europa, esattamente in Germania, ad Ansbach.

Adidas ha valutato che non aveva più molto senso servirsi di manodopera a basso costo, ma ha implementato gli impianti di produzione nuovi con robot e operai super specializzati. Un cambiamento che fino a pochi anni fa era impensabile, ma che apre la strada a nuovi scenari.

I robot ci ruberanno il lavoro?

Sicuramente si. L’industria 4.0 apre scenari imprevedibili nel lungo periodo. Nel breve periodo possiamo solo ipotizzare che, rifacendoci all’esempio di Adidas, in Asia non ci saranno più operai a produrre le scarpe dei grandi brand, ma ci saranno in Germania, tecnici altamente specializzati nella manutenzione di robot e alla supervisione del processo produttivo. Secondo una ricerca presentata del World Economic Forum, nei prossimi cinque anni spariranno 7 milioni di posti di lavoro, mentre ne verranno creati 2 milioni. Almeno il 50% dei lavori in occidente è a rischio automazione in meno di 20 anni.

Dove si concentreranno di più le perdite?

Quelle maggiori si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione. Secondo la ricerca, si acquisiranno posti di lavoro nell’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria. Le competenze più ricercate nel 2020, saranno il problem solving, la creatività, il pensiero laterale e critico.

Che cosa fare per non farsi cogliere impreparati?

I governi dei paesi evoluti, dovranno, nel brevissimo periodo, inserire nelle loro agende riflessioni importanti su questi temi. Occorrerà attuare iniziative sistemiche per lo sviluppo dello “smart manufacturing”, per incentivare investimenti in ricerca e sviluppo e in parallelo conferire ai lavoratori, quelle competenze digitali che oggi non hanno. Anche il sistema scolastico dovrà subire enormi modifiche, basta solo pensare che oggi, bambini e ragazzi adolescenti, stanno studiando per un lavoro che ancora non esiste. Nella quarta rivoluzione industriale, come dice Klaus Schwab, non sarà più il pesce più grosso a mangiare quello più piccolo, ma sarà il pesce più veloce a mangiare quello più lento.

Fabio Andreini, La Tribuna

[email protected]

www.fabioandreini.com

 

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