Chezzi sulla rottamazione dei politici

L’approvazione della cosi detta legge sulla “rottamazione” dei Segretari di Stato, la quale prevede che passati dieci anni di attività di governo, questi dovranno obbligatoriamente cedere il passo a nuovi interlocutori è di fatto una vittoria della democrazia.

E’ uno spartiacque tra due generazioni di politici e si spera tra due modi diversi di fare politica.

La portata del cambiamento sarà epocale per il nostro piccolo Paese.

Si è assicurato un ricambio nella gestione della cosa pubblica, che dovrebbe essere in teoria fisiologico, ma che da anni non avviene.

L’approvazione della legge, non è poi stata così facile, con il rischio fino all’ultimo minuto che venisse fuori qualche inghippo per affossarla.

L’approvazione della legge è avvenuta di fatto in modo trasversale tra le diverse forze politiche presenti in Consiglio Grande e Generale.

In un regime di fatto ancora parzialmente concessorio, si è spezzato un anello della catena che legava il potere, quello vero e discrezionale, con il mondo economico.

Questa però non può essere una legge fine a sé stessa, deve essere l’apripista di garanzia di rinnovamento e trasparenza anche nelle altre istituzioni del Paese: Consiglio Grande e Generale, associazioni, sindacati, partiti politici, mondo bancario e finanziario.

Nella maggior parte delle Istituzioni non esistono codici etici o di autoregolamentazione.

Vince sempre la legge dei numeri sale della democrazia ma che a volte ha necessità di correttivi esterni affinché lo sia anche nella sostanza.

Il rischio evidente è che chi esce dalla porta rientri dalla finestra, continuando a condizionare e a determinare ancora a tempo indeterminato dalle “seconde file”, la vita non solo politica del Paese.

Ecco allora l’importanza di allargare e garantire il rinnovamento a tutti gli ambiti della vita della nostra Repubblica. Anche al femminile. Ma questa è un’altra storia.

Alberto Rino Chezzi