Chi di soldi ferisce di soldi perisce … di Sergio Pizzolante

Chi di soldi ferisce di soldi perisce.
Una parte considerevole della stampa italiana attribuì il successo di Grillo e dei 5 stelle all’effetto novità, all’idea della “democrazia dal basso”, i Meet Up, minchia, alla società civile che si ribella, ancora minchia, alla lotta ai privilegi della casta , 10 volte minchia!
Invece le ragioni sono altre, di tre tipi.
Il primo.
Alla imbecillità di parte considerevole della stampa italiana che arriva a far diventare opinionista anche uno come Di Battista. All’ignoranza anche, sempre degli stessi, che arrivano a considerare democrazia “l’uno vale uno”. Che è la base del totalitarismo. Perché se uno vale uno c’è poi sempre qualcuno che pensa di valere per tutti. L’Elevato.
Il secondo.
Alla imbecillità di parte considerevole della classe dirigente politica che si è spogliata, da Tangentopoli in poi, del proprio ruolo di tenuta in equilibrio dei poteri, prevista in Costituzione, per dare ogni potere, diventato prevalente, alla magistratura che Cassese definisce “governante”. E che quindi può, tutti i giorni, fare la morale giudiziaria e/o la giustizia morale ai politici e al parlamento e alle leggi, arrivando, solo per fare degli esempi su tanti, a spazzare via governatori e consiglieri regionali e sindaci e consigli comunali come se fossero fazzoletti puzzolenti.
Il terzo.
Alla imbecillità di parte considerevole della “società civile”, degli italiani , che arrivarono a fidarsi e a votare in massa un comico che non fa ridere, un milionario che punto’ tutto sul titillamento dell’invidia sociale e dell’odio incivile di parte considerevole degli italiani. Togliere soldi ai politici, ai dirigenti, alle “élite” per ficcarli dentro l’uno vale uno, mentre Grillo si innalzava all’uno sopra tutti. Imbecillità. Miseria intellettuale.
C’è chi dedica una vita a cercare di diventare qualcosa più di uno. Per diventare migliore, non per far diventare “uno” gli altri.
E’ il figlio dell’operaio che lotta e studia per diventare “élite”.
E soltanto la sfida e la fatica per elevarsi può frenare le follie di uno che si considera l’Elevato!
A 300 mila euro annuì, pagati dai gruppi dei parlamentari, che lui aveva ridotto ad “uno”.
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