In questi giorni abbiamo assistito a diversi interventi da parte di autorevoli esponenti delle istituzioni italiane come il Comandante della Guardia di Finanza e il Procuratore Capo di Rimini, tesi a mettere in guardia la Riviera, ma anche San Marino, dal rischio altissimo dovuto alle infiltrazioni malavitose, rischio che pare tutt’altro che remoto.
Ci saremmo aspettati che le nostre Istituzioni scendessero in campo cogliendo l’occasione per rilanciare la collaborazione, ringraziando chi da oltre confine svolge un’attività investigativa anche a vantaggio del nostro territorio. Al contrario giungono reazioni quasi sdegnate, come quella del Segretario della DC Marco Gatti che si dice “amareggiato” per le parole del Comandante Cecchi bollate come “imbarazzanti”. Dunque quello che imbarazza e amareggia non è la presenza di malavitosi a San Marino, non è il fatto che dei mafiosi abbiano operato qui eludendo i controlli e impiantando le loro attività, ebbene lo “scandalo” sta nel fatto che qualcuno ce lo faccia notare! E, quasi a “consolarsi”, Gatti annota che in fondo la mafia è un problema italiano…
D’altra parte non è la prima volta che dalla DC si prende sotto gamba la questione delle infiltrazioni malavitose a San Marino. Giusto due anni fa, in campagna elettorale, l’allora Segretario Valentini sosteneva che organizzare convegni antimafia come faceva la Segreteria di Stato per la Giustizia, retta da Sinistra Unita, significava deviare l’attenzione rispetto ai problemi veri del Paese.
Al tempo stesso, il Segretario di Stato Arzilli, in questi giorni, oltre a snocciolare la solita litania dei provvedimenti emessi, si esalta ricordando la norma che impedisce a chi ha processi in corso per associazione mafiosa di ottenere una licenza. Peccato che il Segretario si dimentichi di dire che la legge all’inizio prevedeva come “soggetti inidonei”, ovvero che non possono ottenere licenze, anche coloro che risultavano condannati pure in via non definitiva (e questo elemento era certamente cautelativo per lo Stato) per reati come riciclaggio, usura, traffico di sostanze stupefacenti, che sono proprio i reati commessi dalle associazioni mafiose. Qualche mese dopo, non si sa bene perché (o per chi?), il Segretario è tornato sui suoi passi riscoprendosi “garantista” ed è andato a cancellare questa norma, per cui oggi chi è stato già condannato in primo o secondo grado, o magari “prescritto”, per reati anche gravi come quelli di cui sopra, può tranquillamente ottenere una licenza o essere socio in una società, ottenere un mandato fiduciario ecc.
Alleanza Popolare in un suo comunicato ricorda di avere criticato a suo tempo l’avanzare di un certo modello economico e inneggia ai controlli che Banca Centrale oggi farebbe a differenza di ieri. Diamo atto a questo partito delle denunce fatte in passato, ma oggi la realtà è ben diversa! A noi risulta che AP abbia contribuito a cacciare i precedenti vertici di BCSM proprio perché i controlli li facevano anche presso gli amici di questa maggioranza senza piegarsi alle pressioni di cui anche AP è responsabile.
Sinistra Unita ritiene che tutti questi comportamenti contraddittori rendano l’immagine di un Paese che ha sempre qualche remora a imboccare la strada della trasparenza fino in fondo. Si ha cioè l’impressione che adottiamo certe misure perché c’è qualcuno che ce lo chiede, sia esso il Moneyval, l’OCSE ecc, ma non perché siamo realmente convinti che siano necessarie. Qualcuno continua a minimizzare ripetendo che qui si è fatto tutto quanto serviva, che in fondo è l’Italia a produrre le varie mafie, che è colpa dei giornali che descrivono una realtà troppo negativa, ma manca sempre una dose di sana autocritica. A nostro avviso occorre cambiare davvero registro, sviluppando collaborazioni fattive con le istituzioni italiane anziché vederle come parti in guerra contro San Marino e agire mettendo al bando definitivamente le sacche della vecchia economia che ancora resistono condizionando la politica e le istituzioni.
