Lo dico da decenni, la politica, il Parlamento, contano poco. Per dodici anni ho osservato il dibattito, vi ho partecipato, da uno scranno al livello più alto della Camera, su in cima alla scala. Mi piaceva da lì, vedere tutta la maestosità dell’Aula, da sopra. Avevo memorizzato i posti dove sedevano i grandi, Moro, Craxi, Andreotti, Togliatti e mi piangeva il cuore.
Loro avevano fatto norme per edificare lo Stato, la democrazia, noi votavamo leggi, quasi sotto dettatura, per smontare lo Stato, la democrazia, che nei fatti sembrano favorire un potere che viveva fuori da quell’Aula, che aveva i suoi rappresentanti all’interno.
Certamente sarà stato un caso, il responsabile della giustizia del Pd era un magistrato, il presidente della Commissione Giustizia era del Pd ed era un magistrato. Il principale partito alleato del Pd (unica alleanza del partito maggioritario di Veltroni) era guidato da un ex magistrato, Di Pietro. Altri partiti interloquivano con i magistrati, compresi importanti personaggi nel campo avverso.
Poi è arrivato un partito che ha preso la maggioranza. Ora quel partito, i 5 stelle, è, nei desiderata del Pd, vecchio e nuovo, l’alleato strategico.
Perché non avete fatto la riforma della giustizia? Mi dicono sempre. Eh già, perché?
Ma le leggi che hanno tolto il potere ai parlamentari le avete fatte voi, mi dicono.
Abolizione dell’immunità parlamentare, traffico di influenza, inversione dell’ onere della prova, reati associativi, abuso d’ufficio, scambio elettorale, Trojan ect.
Eh già, perché?
Quando approvammo il “traffico di influenza”, mi alzai, unico, in Parlamento, per dire che con quella legge noi stavamo dichiarando illegale l’attività politica. Nessuno mi diede ragione in Aula, ma quasi tutti fuori dall’Aula.
Ora da quanto si narra viene fuori, e viene fuori, nonostante i giornali e le trasmissioni televisive che hanno svillaneggiato il Parlamento per decenni non sembra facciano molto per comunicare quanto sta emergendo, che il potere vero è nelle mani di chi non dovrebbe averlo.
E questo nuovo gruppo “Ungheria”, che, da quanto dicono le cronache di alcuni quotidiani, sarebbe una sorta di loggia segreta, composta da avvocati, magistrati, imprenditori, che agisce in modo analogo a quanto raccontato da Palamara, ma in modo anche più segreto, occulto e nascosto.
Questo avvocato Amara, dell’Eni, racconta dell’esistenza di “Ungheria” alla Procura di Milano, che non fa niente. Allora un Pm da tutta la documentazione a Davigo, membro del Csm, il quale la dà non si sa a chi. Segreto istruttorio? Non vale per chi è al comando. Evidentemente. Ma non succede niente. Poi la segretaria di Davigo e compagna di un magistrato, invia il plico a Repubblica e un quotidiano e non succede nulla. Non pubblicano. Di colpo i giornali giustizialisti, sempre pronti a scrivere quanto trovato nelle Procure da 30 anni, diventano garantisti.
Se i fatti risultassero veri, ci sarebbero molti reati, che naturalmente saranno giudicati, certamente con la dovuta imparzialità.
Per molti sono passato per pazzo, in questi decenni. Non ero e non sono pazzo.
Ma è una consolazione amara.
Sergio Pizzolante
