Chiesta la conferma dell’ergastolo a Oseghale, già condannato per l’omicidio di Pamela Mastropietro

La conferma della condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale è stata chiesta dalla Procura generale di Perugia, coordinata da Sergio Sottani, nell’ambito processo d’appello bis in corso davanti alla Corte di assise d’appello del capoluogo umbro.

Oseghale è stato già condannato all’ergastolo per avere ucciso e fatto a pezzi la giovane Pamela Mastropietro nel gennaio del 2018 a Macerata. Il processo bis in corso a Perugia riguarda la sola violenza sessuale.

La conferma della condanna all’ergastolo è stata avanzata dal sostituto procuratore della Repubblica di Perugia Paolo Barlucchi in apertura della sua requisitoria. “Oseghale ha ucciso Pamela se fosse qui gli direi: tu l’hai uccisa, tu sei un omicida. Si parte necessariamente da qui” ha sottolineato il magistrato. Secondo il quale “in quella casa c’è stata violenza sessuale e durante quella violenza sessuale Pamela è stata uccisa”.

“Pamela non era una prostituta” ha detto ancora Barlucchi. “C’è una verità nella sua vita – ha aggiunto – che è la sofferenza psichica, la sofferenza nei rapporti familiari, la
sofferenza che ti da la dipendenza da eroina. Nessun giudizio morale su Pamela, ma comprensione, affetto e una fredda e lucida valutazione su quello che dicono le carte e i fatti. Pamela ha usato il suo corpo perché non sapeva che altro fare, era sola, aveva fame, era scappata la mattina, era all’estremo non sapeva dove andare, era in astinenza da eroina”.

“Pamela era nelle mani di Oseghale- ha evidenziato – lui con la cessione dell’eroina la teneva a guinzaglio. Oseghale inizialmente ha negato di aver avuto rapporti sessuali, lui ha negato perché nel farlo l’ha uccisa. La cura di Oseghale nel lavare le parti del corpo di Pamela nelle quali aveva infierito per ucciderla e che potevano essere rivelatrici, sia della somministrazione della droga, sia del rapporto sessuale, fa comprendere la sua necessità di non lasciare traccia di sé. Oseghale ha pensato di avere a che fare con una tossica persa e invece ha trovato una ragazza che concedeva il suo corpo solo per necessità. Non ho dubbi che c’è stata una violenza sessuale e che c’è stata una opposizione di Pamela che non immaginava di incontrare un brutale assassinio”

I testimoni citati per il processo sono stati sentiti a porte chiuse. A deciderlo è stato il presidente della Corte d’assise d’appello, Paolo Micheli, accogliendo la richiesta di uno di loro. Si tratta in particolare dei due uomini con i quali Pamela ha avuto rapporti dopo avere lasciato la comunità dove si trovava e prima di essere uccisa. Nella richiesta di essere sentito a porte chiuse il legale del testimone ha parlato della necessità “di tutelare la riservatezza del testimone che è stato già vittima dell’indesiderato clamore mediatico connesso alla vicenda e la sicurezza dello stesso”.

Erano presenti in udienza il padre e la madre di Pamela, Alessandra Verni, ma non l’imputato. Anche oggi amiche e amici della giovane hanno tappezzato la piazza all’esterno di Palazzo di Giustizia con  striscioni a sostegno della famiglia della vittima e contro Oseghale. “Giustizia per Pamela Mastropietro” si legge in uno di questi,
accanto alla foto della giovane. 


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