Organi umani interni riprodotti nel bronzo con una grande precisione, come forse solo chi ha davvero “visto” può fare. Oltre agli strumenti da chirurgo offerti alle divinità insieme alle decine e decine di ex voto, che spesso proprio con la forma di arti e organi umani – gambe e braccia ma anche uteri e peni – raccontano di guarigioni ottenute o quantomeno auspicate. Nel grande santuario termale di San Casciano, che fu prima etrusco e poi romano, la medicina, con altissima probabilità, si praticava davvero, con tanto di interventi chirurgici sotto la protezione divina che potevano contare su una tradizione di conoscenze mediche più approfondite di quello che fino ad oggi si riteneva. A pochi mesi dalle scoperte più clamorose arrivate dal sito archeologico toscano, i primi risultati dell’imponente campagna di studi sui reperti restituiti dalle acque bollenti di questo angolo di Toscana sembrano confermare le ipotesi avanzate a caldo dal team degli archeologi che l’hanno scoperto. “Dati assolutamente preliminari”, premette all’ANSA l’archeologo Jacopo Tabolli, che coordina le ricerche. Riflessioni e studi che per la prima volta, e a tempo di record rispetto alla chiusura solo due mesi fa dell’ultima campagna di scavi, vengono messi a confronto tra gli specialisti delle diverse discipline che sono stati coinvolti per approfondire ogni singolo aspetto del ritrovamento, dalla natura geofisica dell’acqua alle monete, dalla tecnica costruttiva usata per forgiare nel bronzo le statue alle iscrizioni in etrusco e latino che vi sono state incise. E poi il sistema degli ex voto, i doni agli dei sotto forma di legni e di frutta.



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