‘Ci vediamo per un caffè’, è tornato il magico bar di Tokyo

Lo scrittore, regista e drammaturgo giapponese Toshikazu Kawaguchi (classe ’71) è una penna dal tocco magico. Paragonato a Banana Yoshimoto e Haruki Murakami, i suoi romanzi ammaliano lettori in tutto il mondo. ‘Ci vediamo per un caffè’ è il quarto capitolo della fortunata serie iniziata con ‘Finché il caffè è caldo’, uscito in Italia nel 2020 e da allora sempre in testa alle classifiche. Gli altri titoli della saga sono: ‘Basta un caffè per essere felici’ (2021) e ‘Il primo caffè della giornata’ (2022). Kawaguchi plasma storie delicate e feroci, di straordinaria potenza narrativa, capaci di toccare le corde giuste. Descrive situazioni universali che sanno parlare in maniera unica al cuore delle persone. Teatro dei sentimenti è un locale fiabesco, una caffetteria speciale, dove è possibile correre indietro nel tempo, spostare le lancette e rivivere situazioni remote per guarire dai rimpianti. Le regole per agguantare i momenti perduti sono ferree e gli avventori devono rispettarle: il viaggio inizia quando il caffè viene versato nella tazza e dura finché è caldo, guai a farlo raffreddare perché se il caffè si raffredda allora si diventa fantasmi e si rimane seduti per sempre al tavolo.
    I personaggi di Kawaguchi, umanissimi e vulnerabili, talvolta egoisti e indifferenti, andando a ritroso, compiono discese catartiche, si alleggeriscono di fardelli ingombranti che impediscono loro di vivere con serenità. Tuttavia ad essi non è possibile modificare gli eventi: il presente non si può cambiare. In questo nuovo capitolo del ciclo incontriamo un marito terribilmente in colpa per avere trascurato la moglie; l’uomo non può più parlarle perché la donna, dopo un incidente, è finita in stato vegetativo. Suo desiderio è di rivederla in salute per manifestarle tenerezza e confessarle che con lei è sempre stato felice anche se non lo ha mai dato a vedere, così preso com’era dal lavoro, chiuso nel proprio mondo e poco presente in famiglia: ‘Non ho mai detto nulla di simile prima d’ora, quindi magari non mi crederai. Volevo che tu sapessi che ero felice grazie a te. Volevo dirtelo. Ero felice. Grazie’.
    Altro ‘quadro’ toccante, dei quattro presenti nel romanzo, è quello di una figlia distrutta dal dolore: trattava male il padre e non ha avuto modo di scusarsi col genitore perché lui è morto improvvisamente. Le parole che lei vorrebbe dirgli guardandolo negli occhi: ‘Mi dispiace di essere stata così fredda con te, anche quando mi aspettavi sveglio finché non tornavo a casa. Mi dispiace di aver ignorato le telefonate che mi hai fatto. Mi dispiace di averti risposto male. Mi dispiace di aver litigato tutto il tempo. Mi dispiace che ti sia capitata una figlia come me’. Sono queste le frasi che la giovane vorrebbe rivolgere al papà, cogliendo al volo una seconda occasione.
    Kawaguchi con uno stile essenziale muove i destini di personaggi tridimensionali in cui ognuno può trovare qualcosa di sé. Leggendo Kawaguchi s’impara l’arte di perdonare e perdonarsi, e soprattutto quella di dare valore ad ogni istante.
    (ANSA).
   


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