Un anno Covid-centrico. Il Segretario alla Sanità Roberto Ciavatta, durante la conferenza stampa ISS di fine anno, sintetizza in due parole questo 2020 che sta per chiudersi e che ha visto il sistema sanitario sammarinese al centro delle attenzioni a causa dell’emergenza sanitaria. Nonostante la fatica, l’impegno e la complessità delle situazioni affrontate, i risultati ottenuti da San Marino hanno del miracoloso. “È un miracolo interamente attribuibile alla struttura. È un merito degli operatori: dai responsabili agli addetti alle pulizie, che sono stati fondamentali se pensiamo alle necessità quotidiane di disinfezione di locali e attrezzature. Non c’era nulla di scontato. Il personale dell’ospedale ha vinto!”
Di qui il compito assunto dalla parte politica e da quella amministrativa: dare “serenità”, per quanto possibile, a professionisti e operatori, che non si sono mai risparmiati, che non hanno avuto tregua, che non hanno visto ferie, né permessi straordinari, e che “umanamente” dopo 11 mesi di questa vita, cominciano ad accusare la stanchezza. Il primo passo è stata la stabilizzazione del personale precario, anche con l’istituzione di un automatismo che per l’avvenire non permetterà più l’incancrenirsi delle diverse situazioni. Di seguito, le deroghe per l’utilizzo dei recuperi. “Non è solo una garanzia per i diritti dei lavoratori – ha sottolineato Ciavatta – ma vuole essere un vero e proprio riconoscimento morale per il senso di umanità e abnegazione con cui è stato svolto il lavoro. Non volevano essere definiti eroi, ma lo sono diventati nel tempo. È grazie a tutti loro se siamo riusciti ad ottenere una forte limitazione dei danni causati dal virus”.
Undici mesi fa, nessuno si sarebbe mai potuto immaginare quello che è successo, quando è dilagata una malattia sconosciuta, con una capacità contagiosa inimmaginabile, che faceva morire le persone e procurava ovunque sofferenza. San Marino è un paese non più grande dei mille borghi italiani, che comunque fanno capo a un sistema sanitario centrale, dotato di centinaia di specializzazioni, strutture e attrezzature, centri di ricerca. San Marino non ha nulla di tutto questo. Non solo, ma è stato il momento in cui era difficile anche procurarsi i farmaci, i presidi sanitari e perfino le mascherine, mentre le persone erano chiuse in casa e tutte le attività serrate. Eppure ce l’ha fatta. Anzi, ce l’ha fatta da solo, con l’aiuto del suo personale sanitario e della sua gente. Questo è stato il primo miracolo, ha sottolineato con la commozione dietro la mascherina il Segretario Ciavatta.
Il secondo miracolo è arrivato quando è scoppiata la seconda fase della pandemia, quando i contagi sono più che raddoppiati (superati i 1600 contro i 715 della prima fase), con oltre 25 mila tamponi eseguiti, l’ospedale pienamente operativo per tutte le patologie e per tutte le visite ambulatoriali, con l’esaurimento della lista d’attesa per la chirurgia, con una gestione territoriale dei malati che vede il 90 per cento dei Covid-positivi trattati direttamente nelle proprie abitazioni. Un esempio organizzativo che non ha esempi su base continentale.
Ma adesso tutti gli occhi e tutte le aspettative sono per il vaccino. Anche in questo caso, il Segretario Ciavatta non rinuncia al sano realismo che lo contraddistingue. “Piuttosto che partire all’arrembaggio – ha detto – con delle dosi simboliche, ci stiamo concentrando sulle quello che è necessario fare una volta che partiremo con una campagna vaccinale, che per portata e significato, sarà straordinaria.”
Con questo ha chiuso la porta a chi spera che almeno qualche dose arrivi, così tanto per accontentare qualcuno. La deadline è quella peraltro già indicata: fine gennaio/inizio febbraio. E l’obiettivo è arrivare almeno ad un 70 per cento di popolazione vaccinata. Sappiamo che pure questo è un traguardo molto ambizioso, un’altra sfida, perché anche paesi importanti come l’Italia puntano a un 13/15 milioni di vaccinati su 60 milioni di abitanti, entro il prossimo mese di settembre. Nel frattempo sono in corso confronti e trattative con gli interlocutori esterni e si procede alla pianificazione. Il Comitato vaccini sta affrontando una complessità che non ha nulla a che vedere con la consueta organizzazione della campagna antinfluenzale. In questo caso bisogna prevedere medici, infermieri, anestesisti dedicati e appositamente formati perché le procedure di somministrazione del vaccino sono piuttosto macchinose. Bisogna prevedere i trasporti, lo stoccaggio (le fiale vanno conservate a una temperatura di – 80 gradi) e c’è un protocollo molto rigido per arrivare alla temperatura di somministrazione. Ci sono in corso le verifiche amministrative per la seconda dose, il richiamo che bisogna fare a 21 giorni di distanza. “Siamo abbastanza fiscali su questi elementi, perché una volta che partiamo, lo vogliamo fare in maniera massiccia”.
Tutti noi cittadini, che ormai ci siamo abituati ai miracoli della nostra sanità, adesso ci aspettiamo il terzo!
a/f