Cinque minuti fa ho sentito il Campanone suonare. Ci avvisa che domani è la festa del Paròn

FESTA DEL PARON

Cinque minuti fa ho sentito il Campanone suonare. Coi suoi rintocchi solenni ci avvisa che domani è la festa del Paròn.
Ho raccontato altre volte questa ricorrenza. Oggi riposto l’articolo per testimoniare la fedeltà dei sammarinesi alla Repubblica e alla salvaguardia .della sua indipendenza. Usando finissime armi diplomatiche, unite a saggezza montanara,

L’origine della festa ha una base storica anche se velata, per timore, dalla leggenda. Siamo nel 1786, 46 anni dopo l’episodio alberoniano.
C’è un nuovo screzio fra San Marino e il Cardinale Legato di Ravenna, Luigi Valente Gonzaga. Il motivo,brevemente, è legato alla pretesa del Cardinale di avocare a sé un processo contro Gianbattista Blasi, Commissario e uditore criminale della Repubblica, che aveva commesso vari reati.
San Marino ovviamente chiedeva che il processo fosse celebrato a San Marino.
Il Cardinale non cedette e chiuse i confini con il blocco dei viveri (3 mesi), per piegare l’ostinazione dei sammarinesi con la fame.
La questione, alla fine, fu tolta al Card. Gonzaga e fu data al Cardinal Borromeo, che riconobbe il diritto di San Marino.
Nel 1787 fu decretato che ogni anno, nella VI Domenica dopo Pasqua, fosse celebrata festa per ringraziare il Santo Protettore.
E qui scatta la furbizia dei montanari sammarinesi.
Avendo paura di irritare il Cardinale, con una festa che poteva suonare una sconfitta del potere papale, si inventarono la leggenda del Paròn.
Coprirono la festa “patriottica” con la celebrazione di un miracolo di Marino di Arbe. Che soccorse in mare un vecchio pescatore partito da Arbe, apparendo tutto vestito di bianco. E così, facendogli da faro, lo condusse salvo in porto.
Domani è la VI Domenica dopo Pasqua e nella Basilica viene mostrata al bacio la Teca con la testa del Santo.

Domenico Gasperoni

(Dal mio libro “Elogio della trasgressione”, pag. 101).