Città del Vaticano. Il Papa chiede scusa per gli scandali. Cardinali, ecco il catalogo delle virtù

Papa FrancescoLA BUFERA del nuovo Vatileaks ha pesato, eccome se ha pesato. È stato un anno travagliato per il Vaticano segnato dagli scandali, dall’affaire dei soldi della Fondazione dell’ospedale Bambino Gesù usati per la ristrutturazione dell’appartamento del cardinal Bertone ai documenti trafugati dai presunti ‘corvi’ monsignor Lucio Vallejo Balda e Francesca Chaouqui per cui c’è un processo in corso. Vicende che si dovranno appurare ma che hanno lasciato ‘ferite’ che papa Francesco non ha voluto nascondere nella solennità degli auguri di Natale alla curia romana prima e ai dipendenti laici poi. E per le quali, per la seconda volta, ha chiesto scusa. «Vi chiedo perdono per gli scandali», ha detto davanti ai dipendenti d’Oltretevere riuniti nell’aula Paolo VI, «vorrei che il nostro atteggiamento fosse soprattutto quello di pregare per le persone coinvolte, perché chi ha sbagliato possa ravvedersi e trovare la strada giusta».

LE RIFORME però, intanto, ha voluto chiarire Bergoglio dinnanzi ai vescovi e ai cardinali di curia incontrati poco prima nella Sala Clementina, non arretrano di un passo. L’anno scorso il suo impietoso catalogo delle quindici «malattie curiali» aveva lasciato scossi, se non impietriti. In mezzo c’erano «l’Alzheimer spirituale», la patologia dell’«accumulare», quella «del profitto mondano» e degli «esibizionismi». Questa vigilia Francesco, facendo il tagliando al cammino fatto, ha dovuto constatare che «tali malattie si sono manifestate, causando non poco dolore a tutto il corpo e ferendo tante anime». Si impongono «riflessione», «decisivi provvedimenti», persino «interventi dolorosi e prolungati».

MA «la riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e risolutezza», sul vecchio ma evidentemente sempreverde adagio dell’Ecclesia semper reformanda est. Così Bergoglio ha messo la curia davanti a un catalogo di «virtù necessarie» intrise di richiami che non suonano meno scudiscianti dell’elenco di malattie del 2014. Idoneità e sagacia sono l’arma contro «raccomandazioni e tangenti». Attenzione e «doviziosità», dice con un suo neologismo, servono per «offrire il meglio di noi e non abbassare mai la guardia sui nostri vizi e mancanze». E ancora, il richiamo alla sobrietà «stile di vita che indica il primato dell’altro come principio gerarchico» e all’onestà perché «è la base su cui poggiano tutte le altre qualità». «L’onesto – ha avvertito – non teme di essere sorpreso perché non inganna mai colui che si fida di lui. L’onesto non spadroneggia mai sulle persone o sulle cose che gli sono state affidate da amministrare, come fa il servo malvagio».

IL SEGNALE però, resta chiaro: «Le resistenze – ha sottolineato – le fatiche e le cadute delle persone e dei ministri rappresentano anche lezioni, occasioni di crescita, mai di scoraggiamento». Nell’anno del Giubileo della Misericordia Bergoglio vorrebbe che si tornasse «all’essenziale», cioè «fare i conti con la consapevolezza che abbiamo di noi stessi, di Dio e del prossimo». Insomma, come regalo di Natale Francesco, pur nella premessa che gli scandali «non potranno mai nascondere l’efficienza» di chi lavora con responsabilità e dedizione al Papa, anche quest’anno ai suoi collaboratori, chiede un bell’esame di coscienza.

La Stampa