COLPITA CUPOLA NIGERIANA DI EMILIA-R, TOSCANA E MARCHE

Sono 19 i fermi eseguiti su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Bologna nell’ambito dell’operazione “Burning flame”, incentrata sull’associazione nigeriana Maphite: i fermi relativi all’inchiesta emiliano-romagnola (parallelamente e’ in campo anche la Procura di Torino) sono stati eseguiti tra Bologna (due le persone coinvolte), Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e anche Bergamo. L’indagine ha permesso di accertare che l’associazione opera in diverse province dell’Emilia-Romagna: Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna. Ma la struttura e’ piu’ complessa, spiegano gli inquirenti. Maphite e’ un culto che in Italia e’ organizzato in quattro famiglie. Una di queste, la Famiglia Vaticana, opera in Emilia-Romagna, Toscana e Marche: il Don (cioe’ il capo), residente a Parma, era tra i destinatari dei provvedimenti eseguiti oggi ma il fermo non e’ scattato: per gli inquirenti l’uomo si trova all’estero (al pari di un altro indagato). “Abbiamo eliminato la cupola, i vertici, la struttura principale di tutta l’organizzazione operante in Emilia-Romagna, Marche e Toscana e cioe’ la cosiddetta Famiglia Vaticana”, spiega in conferenza stampa il capo della Squadra mobile di Bologna, Luca Armeni. Nell’inchiesta viene contestato il 416 bis e per quanto riguarda la criminalita’ nigeriana “e’ la prima volta nella nostra regione e tra le prime volte in Italia”, sottolinea il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato. Questo perche’ emergono “tutti i tratti caratteristici dell’associazione di tipo mafioso: l’intimidazione violenta, l’assoggettamento in particolare nei confronti di connazionali e l’omerta’” che in queste associazione nigeriane, “in particolare i Maphite, viene stimolata anche da forme di vendetta cruenta”