Come cambiano i giornalisti nella guerra ibrida

MICHELE MEZZA, ‘NET WAR’ (DONZELLI, PP. 232, 19 EURO)

Perché gli ucraini hanno interpretato con più efficacia la nuova guerra ibrida di cui parlavano i generali russi? E come si adegua il giornalismo alle forme di una cyber security che usa esattamente i linguaggi dell’informazione? Sono queste le due domande alle quali cerca di rispondere il nuovo libro di Michele Mezza “Net war: in Ucraina il giornalismo sta cambiando la guerra ma la guerra cambia i giornalisti” di Donzelli editore.
    Mezza, giornalista Rai, inviato in Urss e Cina, autore e realizzatore del progetto di RaiNews24 si cimenta in una lettura dei modelli di combattimenti che in Ucraina diventano processi di relazione digitale. Si combatte come si vive e si vive come si comunica, sintetizza Mezza che analizza i primi 100 giorni di guerra in Ucraina e il modo in cui la popolazione ha rafforzato la resistenza all’invasione trasformando ogni mezzo blindato russo in un bersaglio. Centrale, spiega l’autore, è stato l’appello lanciato ad Elon Musk dal ministro all’Innovazione di Kiev, Fiodorov, al quale il magnate sudafricano ha risposto in poche ore mettendo a disposizione degli ucraini i 18 mila satelliti della flotta di StarLink. Con quella potenza di visione dall’alto e la collaborazione di migliaia di cittadini armati di droni e smartphone è cominciata la caccia ai russi.
    Alluvionale il flusso di filmati e fotografie che hanno invaso i social costringendo gli inviati “a fare i broker dei materiali altrui”, raccogliendo e commentando “gli infiniti documenti filmati che venivano pubblicati anche in condizioni estreme”. In questa guerra ibrida, come diceva Churchill, la verità, sostiene Michele Mezza, è stata la prima vittima. E i giornalisti sono stati assediati “da documenti artefatti e manipolati che hanno dovuto validare e decifrare in velocità”.
    “Una pratica che richiede competenze ed esperienze che mutano il profilo del giornalista costringendo le redazioni ad aprirsi a nuove professioni e capacità. Anche perché i comandi militari – spiega l’autore – sono diventati veri centri di diffusione e disinformazione delle notizie”.
    In appendice al libro, un intervento di Pierguido Iezzi, Ad di Swascan, una delle società italiane più accreditate nell’analisi della cybersecurity, spiega cosa sia accaduto anche in Italia nelle prime settimane di guerra con dati inediti sulla compravendita di migliaia di profili di elettori usati per, come scrive il capo di stato maggiore delle forze russe Valery Gerasimov, “interferire nelle psicologie dell’avversario”.
    Questo libro, che parla di guerra, comincia con la poesia di Gianni Rodari, ‘la Luna di Kiev’ che spiega come quella luna sia la stessa di Roma e, di conseguenza, come anche “noi siamo parte culturale e spirituale, prima che politica, di quella tragedia”.


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