Comitato quartiere 11 Rimini, “Emergenza lupi”: “Dobbiamo scegliere se lasciare il nostro territorio ai lupi o agli umani, non esiste convivenza”

Da tempo ci facciamo interpreti del malessere, della paura e della rabbia dei cittadini della periferia di Rimini e comuni limitrofi dovute alle continue e sempre più numerose e violente aggressioni dei lupi ad allevamenti e animali d’affezione come cani e gatti. Per questo veniamo accusati di creare allarmismo usando anche parole come “sbranare“. Ma i carnivori come il lupo, sbranano perché devono fare a brani e quindi a pezzi le loro prede in quanto non sono come i serpenti che le ingoiano, quindi il temine è appropriato.  Ci accusano anche di essere ignoranti, cafoni di campagna che non conoscono i lupi. È vero, non conosciamo i lupi. Sapete perché? Perché da noi i lupi c’erano forse 100 e più anni fa ma allora tutti i contadini giravano con la doppietta in spalla e in alcune zone c’erano pure i “lupari“ che prendevano dei soldi se li ammazzavano. 

Fino a pochi decenni fa non c’era un recinto, i bambini giravano tranquillamente per i campi senza alcun problema, gli animali da cortile stavano nell’aia senza rischi e gli animali da allevamento pascolavano tranquilli. Ora si vuole fare passare il paradigma che il problema siamo noi, non i lupi e che quasi, come ha detto il signore di Corpolò a cui hanno ucciso il cane, dobbiamo andare via lasciando il nostro territorio ai lupi. Dovremmo issare recinzioni alte 2 o 3 metri, elettrificarle, mettere delle barriere di 40 cm sottoterra, filo spinato (alcune di queste cose sono vietate), tenere i cani al guinzaglio anche dentro i recinti e i gatti in casa. L’ignoranza di questi sedicenti esperti li porta a non sapere (o fingere di non sapere) che da noi in campagna i cani hanno una funzione “di guardia“ e non vengono tenuti coi cappottini per fare la sfilata nel centro cittadino. I gatti in campagna hanno la funzione di caccia ai topi e ratti, che altrimenti si moltiplicherebbero a dismisura, e quindi non stanno sul divano a ronfare.

Ormai viviamo una situazione di allarme sociale ed economico documentato in tutti i modi possibili, siamo segregati in casa, ostaggi dei lupi, impediti ad uscire persino in giardino, a fare passeggiate col rischio di aggressioni anche ai bambini, cosa peraltro già accaduta in Italia. Cosa aspettano le Associazioni di albergatori, di bagnini e tutti coloro che sono legati al turismo a fare sentire la loro voce presso le istituzioni ? I lupi sono già stati visti oltre la Circonvallazione, nell’Ausa e in via Rossa, con un gatto in bocca e, seguendo l’alveo del fiume Marecchia, possono arrivare fino alla spiaggia a San Giuliano. Si rendono conto che, se dovesse esserci un attacco dei lupi in spiaggia, come è successo a Vasto (Abruzzo) dove una bimba è stata trascinata via, ma infine trattenuta per le gambe dai genitori che hanno poi messo in fuga la lupa, sarebbe un danno enorme per il turismo? Pensano che i turisti verrebbero ugualmente da noi in spiaggia? Smettiamola di mettere la testa sotto la sabbia, il problema è serio e coinvolge tutti, campagna e città. E non solo da noi: a Ospitale di Cadore, il sindaco ha annullato il “Progetto percorsi promozione salute“ perché i turisti hanno paura di essere attaccati dai lupi.

Bisogna che le istituzioni, la società civile, i responsabili delle attività economiche e chiunque abbia a cuore l’interesse della città e dei cittadini, si facciano carico del problema e chiedano con forza risposte rapide ed efficaci. Il “Protocollo sperimentale per l’identificazione e la gestione dei lupi urbani e confidenti” di dicembre 2024, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA, branca scientifica del ministero dell’Ambiente), è molto chiaro e in diversi casi documentati va applicato il livello 5 con l’utilizzo della deroga dell’art. 16 della Direttiva Habitat allo scopo di  rimuovere  la minaccia dei lupi. Dobbiamo scegliere se lasciare il nostro territorio ai lupi o agli umani, non esiste convivenza in questa situazione.

Comunicato stampa – Comitato quartiere 11 Rimini