Il sindaco al lavoro per sciogliere entro domani il rebus delle sostituzioni dei dimissionari Nieri, Improta e Scozzese.
Domani all’ora di pranzo. È la dead line fissata dal sindaco Marino per annunciare alla città e al mondo la sua nuova squadra di governo. Quella che, secondo il ragionamento fatto in queste ore, gli garantirà la sopravvivenza fino al 2018 e poi chissà, magari la riconferma in Campidoglio per altri cinque anni.
Incurante dei tanti no incassati finora, convinto di poter vincere le ultime resistenze di Matteo Orfini e di limitare la rivoluzione invocata da Renzi alla semplice sostituzione dei tre che hanno lasciato il Campidoglio – il vicesindaco Nieri, gli assessori Improta e Scozzese – il chirurgo dem sta vivendo giorni frenetici. Impegnato com’è non soltanto a contattare e convincere i papabili, ma soprattutto a studiare le contromisure nel caso in cui il rimpasto fosse giudicato insoddisfacente. Dallo stesso Orfini, prima ancora che da Renzi: il presidente del partito, a questo punto, sarebbe pronto a mollare Marino al suo destino dopo avergli fatto per mesi da scudo umanocontro le invettive del premier.
Un’eventualità tutt’altro che remota. Il commissario del Pd romano, infatti, vorrebbe che il rifacimento della giunta fosse il più ampio e robusto possibile, in modo da segnare anche plasticamente la differenza fra il prima e il dopo. Marino, invece, che in appena due anni – tra cacciate e defezioni – ha già subito otto addii, pretende solo tre cambi. E dunque, se prevarrà come sembra la linea del sindaco, le novità riguarderanno solo il Bilancio, i Trasporti e il Personale, assegnati a due uomini e una donna in ossequio alla parità di genere, con un tecnico destinato alla Mobilità e due politici del Pd a occupare le caselle restanti. Sempre che oggi Sel, durante l’incontro con Marino in Campidoglio, non cambi idea sull’appoggio esterno e decida di accettare l’offerta del sindaco. Una tentazione tradita ieri dalle dichiarazioni attendiste del neo-coordinatore cittadino Paolo Cento.
Certo è che il tempo stringe. E allora se la rosa di nomi per la successione di Improta sembra essersi ristretta al professore già prestato alla politica (campana) Ennio Cascetta e ad Anna Donati, già assessore alla Mobilità a Bologna e a Napoli, più complicata la partita del Bilancio e del vicensidaco. Perché se alla fine un sempre più titubante Marco Causi dovesse tirarsi indietro, per Marino sarebbe un bel guaio. Tant’è che il sindaco avrebbe già pensato alla promozione dell’assessore Marta Leonori come suo numero 2 (mandando così un doppio messaggio: valorizzare le donne e il lavoro finora svolto in giunta) ma per il Bilancio sarebbe buio pesto.
Se invece dovesse prevalere la linea Orfini, in ballo entrerebbero pure gli assessorati alla Scuola, all’Ambiente e alla Cultura. A cominciare da quest’ultimo, dal momento che rumors molto insistenti danno anche la Marinelli sul punto di lasciare.
Ferma restando l’incognita Renzi. Il suo intervento alla Festa dell’Unità previsto per domani sera sta tenendo con il fiato sospeso non solo Marino, ma tutti i consiglieri di maggioranza. I quali aspettano soltanto un segnale, per capire se ci sono le condizioni per proseguire o se è invece necessario staccare la spina. Incombenza che quasi certamente spetterà a loro L’incidente già programmato: la discussione sull’assestamento di bilancio che si apre domani e deve essere tassativamente approvato entro venerdì.
Mentre il deputato renziano Anzaldi sollecita il ministro dell’Economia di convocare il ragioniere generale del Campidoglio Stefano Fermante per sapere se è vero, come ha denunciato la Scozzese, che il sindaco le avrebbe chiesto di “sforare il patto di stabilità e trasgredire le regole: un atteggiamento gravissimo”.
La Repubblica