Comuni: meno di 150 le fusioni, resiste il campanilismo

(ANSA) – VENEZIA, 14 FEB – Il numero dei Municipi italiani è
sceso solo di 200 unità in 20 anni: siamo ancora un Paese di
piccoli Comuni. Lo rileva la Fondazione Think Tank Nord Est che
discuterà il 16 febbraio come rilanciare le fusioni in un
convegno al Senato. Non siamo più il Paese degli 8.000 Comuni.
    Dal 2001 ad oggi, in Italia, il loro numero è sceso a 7.901. I
Comuni con meno di 5.000 abitanti sono ancora 5.529 (il 70% del
totale), mentre 2.005 Municipi hanno meno di 1.000 abitanti (il
25%). I piccoli Comuni si trovano soprattutto nelle aree alpine
(coprono vaste zone del Nord Ovest, di Trentino A.A. e Friuli
V.G.) ed appenniniche (in particolare tra Abruzzo e Molise), ma
sono presenti anche nelle basse pianure del Nord e in molte aree
di Basilicata, Calabria e Sardegna. Il calo del numero dei
Comuni è la conseguenza dei processi di fusione tra Municipi. In
Italia ci sono stati 268 referendum di fusione: poco più della
metà sono stati approvati (54,5%), per un totale di 146
aggregazioni realizzate. Il numero maggiore di consultazioni
riguarda la Lombardia con 61 ed una percentuale di successo del
54,1%; 48 i referendum tenutisi in Trentino, approvati nel 60,4%
dei casi. In Toscana, Veneto ed Emilia (con rispettivamente 33,
31 e 27 consultazioni) la quota di successo è inferiore al 50%.
    Ottima invece la performance del Piemonte: 27 referendum con una
percentuale di approvazione dell’85,2%. Nel 2018 si è registrato
il maggior numero di fusioni: 30 le consultazioni approvate in
quell’anno, contro le 27 del 2015 e le 26 del 2013.
    Indubbiamente, prima l’introduzione e poi il rafforzamento degli
incentivi statali hanno stimolato i percorsi di fusione.
    Tuttavia, l’interesse per le aggregazioni si è affievolito negli
ultimi anni: infatti ne sono state realizzate solo 5 dal 2019 in
avanti. (ANSA).
   


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