Fano, 16 dicembre 2016 – Abita a Fano, ha 30 anni, alto 1.90, asciutto, fisico da atleta, una compagna, un figlio, e la certezza di vivere un incubo da cui prima o poi si sveglierà. E’ il nipote della nonnina di 80 anni, la quale l’estate scorsa ingaggiò due bodyguard per difendersi dal suo giovane congiunto che, a parer suo, continuava a terrorizzarla con due cani pitbull lasciati liberi in giardino. Ieri, il 30enne ha patteggiato una pena ad un anno di reclusione per maltrattamenti (pena sospesa) ai danni della nonna. Che al tempo della querela commentò: «Io voglio bene a mio nipote, ma deve stare lontano da me. Capisco che è cresciuto male col padre che se n’è andato ma non può terrorizzarmi con i suoi cani e i suoi modi». Arrivata la querela, il pm Fabrizio Narbone chiese e ottenne dal gip una misura interdittiva a carico del nipote quale il divieto di avvicinarsi a casa della nonna, portandosi via ovviamente i cani. Cosa che fece, ma commise l’errore giorni dopo di tornare davanti alla casa della nonna. Altra denuncia a cui seguì la misura degli arresti domiciliari.
Sua nonna è terrorizzata da lei. Non a caso, l’ha denunciata più di dieci volte. Perché l’ha perseguitata?
«Non le ho mai fatto nulla, tantomeno ho alzato le mani addosso. E’ folle solo pensarlo. A me invece, mia nonna, ha rovinato la vita».
Si spieghi
«Mi ha mandato agli arresti domiciliari per esser passato davanti a casa sua con mio figlio di 8 anni. Che minaccia potevo rappresentare?»
Però lei sapeva di non doverci andare per un divieto di avvicinamento ricevuto pochi giorni prima.
«Stavo portando un giubbotto in garage. Avevo la chiavi, non passavo in casa».
Che cosa è successo invece?
«Arrivo davanti alla casa e vedo due bodyguard che conoscevo pure i quali mi dicono di non entrare. Avevano l’ordine di tenermi lontano».
Ha obbedito?
«Certo, ho capito che la situazione aveva preso una deriva e ho chiesto ai due ragazzi di portarmi quel giubbotto in garage. Poi me ne sono andato con mio figlio che ha pure salutato la nonna».
Ci dica il seguito
«Mi hanno chiamato giorni dopo in caserma dicendomi che ero agli arresti domiciliari per aver violato il divieto di avvicinamento».
Quanto tempo è rimasto obbligatoriamente chiuso in casa?
«Ci sono rimasto 36 interminabili giorni, come un delinquente di strada. E non avevo mai fatto niente. Mai».
Che cosa ha detto al pm per dimostrare la sua innocenza?
«Ho raccontato la storia della nostra famiglia che non è certo normale. Siamo cresciuti con liti furibonde di mia madre contro mia nonna, poi mio padre ha pensato saggiamente di andarsene, io arrivato a sedici anni sono partito per Milano, ma una volta lassù mi sono cominciate ad arrivare le prime denunce di mia mamma e di mia nonna per minacce. Mio fratello potè testimoniare che si trattava di invenzioni totali».
Poi cosa avvenne?
«Ritirarono la querele. Torno a Fano, mi faccio la mia famiglia, ho due pitbull che mia nonna mi dice di mettere in giardino perché così tengono lontani gli sconosciuti, e dopo qualche mese mi denuncia perché la terrorizzavo con i cani».
Non è così?
«No, ho portato un video al pm che fa vedere mia nonna impegnata a dare ordine ai cani. Lo stesso giudice è rimasto allibito».
Perché le diceva che avrebbe preso tutti i suoi soldi una volta morta?
«Ma è la battuta col sorriso, magari non bellissima, che un nipote può fare alla propria nonna di 80 anni. Devo essere arrestato per questo?»
Si sente innocente ma ha patteggiato. Perché?
«Volevo chiuderla qui. Ma tutti sanno che sono innocente».
Farà pace con sua nonna?
«Non fa più parte della mia vita. Per sempre».
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