MISTER 5’. Così era stato ribattezzato nell’ambiente Claudio Stasi, 53 anni, all’epoca maresciallo della Capitaneria di Porto di Rimini. Per ‘sistemare’ le pratiche nautiche dei diportisti, dicono chiedesse dai 500 ai 5mila euro, anche se insieme ai suoi complici è arrivato fino a 13mila. Ieri mattina, Stasi è stato condannato, per corruzione, falsi e tentata concussione, a 4 anni e mezzo di carcere. Non solo, il militare è stato anche degradato a marinaio semplice, e gli sono stati inflitti l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione. Attualmente si trova agli arresti domiciliari nel ruolo di riserva con lo stipendio dimezzato, ma quando l’inter sarà compiuto, verrà congedato.
La ‘bomba’ era esplosa il 18 febbraio del 2015, quando due militari della Capitaneria, Stasi e un collega in servizio a Pesaro, erano stati arrestati con l’accusa di avere messo insieme un lucroso giro d’affari che consisteva nel vendere patenti nautiche a chi aveva soldi da spendere e nessuna voglia di sostenere l’esame. A far partire l’inchiesta, nel 2012, era stato l’allora presidente della Cooperativa pescatori di Cattolica che si era rivolto alla Capitaneria per commutare il suo titolo di guida in patente nautica, e si era trovato di fronte a Stasi. Il quale, secondo il suo racconto, aveva sollevato improbabili obiezioni circa presunte irregolarità. Aggiungendo che erano facilmente risolvibili alla modica cifra di 400 euro. L’altro l’aveva mandato a quel paese, e si era rivolto ai carabinieri. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore, Davide Ercolani, e portata avanti insieme alla stessa Capitaneria, aveva sollevato il coperchio su un pentolone di malaffare che aveva finito con il coinvolgere parecchie persone, e che a quanto sembra non è ancora terminata. Dall’altra parte c’erano imprenditori che avevano acquistato patenti senza il minimo sforzo, bastava pagare e l’esame era di fatto superato, con un consistente corredo di falsi. (…) Il Resto del Carlino
