Le comunità energetiche non nascono per abbattere i costi delle bollette, ma per distribuire vantaggi ai soci e al territorio. Per esempio, destinando gli incentivi pubblici al sostegno delle famiglie in povertà energetica.
Lo ha detto stamattina il presidente nazionale di Confcooperative Consumo e Utenza Roberto Savini, intervenendo all’assemblea di Energy Cities, l’evento che fino al 20 ottobre riunisce a Modena circa 400 sindaci e amministratori locali per parlare di transizione climatica ed ecologica. Oggi Confcooperative ha organizzato alla Camera di commercio una giornata di formazione sull’esperienza delle cooperative energetiche.
COMUNITA’ ENERGETICHE, TROPPA BUROCRAZIA
«Le comunità energetiche possono avere notevoli impatti economici e ambientali – ha affermato Savini –
Però serve una semplificazione dei processi burocratici sui territori. L’intricata serie di passaggi e autorizzazioni spesso rallenta e rende complicato l’avvio di iniziative a livello locale per la realizzazione di impianti di energia da fonti rinnovabili».
Per Confcooperative è possibile far nascere nuova cooperazione energetica che, grazie alla gestione diretta e democratica, oltre a fornire energia pulita riesca ad assicurare risparmio economico, sicurezza e indipendenza dai mercati esteri.
L’ESPERIENZA DELLA MODENESE POWER ENERGIA
Lo dimostra l’esperienza di Power Energia, la cooperativa di utenza energetica nata a Modena nel 2006 e che, con 2.673 imprese socie, 62 milioni di fatturato attesi nel 2023 e un milione di euro ristornato ai soci in questi anni, è oggi la maggiore cooperativa italiana del settore.
Stamattina il mirandolese Cristian Golinelli, amministratore delegato di Power Energia e segretario generale di Confcooperative Terre d’Emilia, ha raccontato gli esempi di quattro possibili percorsi per la nascita di comunità energetiche rinnovabili.
«C’è una cooperativa già esistente che ha esaurito la sua mission e ha deciso di riconvertirsi in comunità energetica.
Un’altra cooperativa è nata in ambito parrocchiale, ma a servizio dell’intero quartiere di quella parrocchia.
Una diocesi si sta preparando a fare da regia unica dei vari progetti avviati da singoli parroci in ambito energetico.
Infine – ha concluso Golinelli – si sta studiando la fattibilità di una comunità energetica su base regionale, cui hanno manifestato interesse 200 imprese associate a Confartigianato, Cna e Confcooperative».
Confcooperative Emilia Romagna