L’affermazione che Israele abbia il diritto all’autodifesa è ampiamente riconosciuta e giustificata. Tuttavia, dobbiamo chiederci: dove tracciamo il limite? L’attuale situazione in Medio Oriente è il risultato diretto di un anno di escalation militare e conflitti, che hanno causato oltre 40.000 vittime a Gaza e centinaia in Libano, con ripercussioni sentite in Iraq, Siria e Yemen. Questi numeri riflettono il devastante costo umano e la grave destabilizzazione della regione.
Portare entrambe le parti al tavolo delle trattative è non solo essenziale, ma urgente. Senza un dialogo significativo e una strada verso la pace, l’eventualità di una guerra totale tra Israele e Iran diventa sempre più concreta. Un tale conflitto non rimarrebbe confinato alla regione, ma si estenderebbe all’Europa, influenzandone l’economia, il tessuto sociale e persino le fondamenta democratiche. Una guerra regionale più ampia potrebbe destabilizzare i mercati energetici globali, scatenare crisi migratorie e alimentare l’estremismo.
Perciò, non è solo un imperativo morale, perché come istituzioni abbiamo il dovere morale e politico di affermare con forza un principio semplice ma imprescindibile: ogni vita ha lo stesso valore. Non possono esistere morti di serie A e di serie B. Il rispetto del diritto internazionale, la protezione dei civili, il diritto all’autodeterminazione e alla dignità sono diritti inalienabili per ogni popolo, incluso quello palestinese. E’ una necessità per le potenze globali intervenire diplomaticamente e prevenire un conflitto dalle conseguenze di vasta portata. Le implicazioni di una guerra tra Israele e Iran sarebbero infatti devastanti non solo per il Medio Oriente, ma per l’intera comunità internazionale. Il rischio di una spirale di violenza potrebbe coinvolgere direttamente altri attori regionali, come l’Arabia Saudita, la Turchia e le potenze occidentali.
Per evitare uno scenario tanto drammatico, è imperativo che la comunità internazionale, e in particolare l’Europa, assuma un ruolo più proattivo nel promuovere negoziati di pace. La diplomazia deve essere accompagnata da sforzi concreti per risolvere le questioni di fondo del conflitto israelo-palestinese e garantire una soluzione duratura e giusta. Solo attraverso un approccio multilaterale che coinvolga tutte le parti interessate si potrà evitare una catastrofe che metterebbe in pericolo non solo la stabilità della regione, ma anche la sicurezza e il benessere dell’Europa e del mondo intero.
Sono veramente orgoglioso che il 14 Gennaio nel nostro parlamento la presentazioni delle credenziali dell’ambasciatore S.E. Abeer Odeh, ha dato avvio all’iter per il riconoscimento dello Stato di Palestina, ma ovviamente non basta.
È in atto un vero e proprio genocidio. Migliaia e migliaia di donne, bambine e anziani stanno vivendo situazioni strazianti. Ogni giorno perso è un giorno dove centinaia di vittime periscono sotto i missili di ambo le parti. Non c’è più tempo da perdere.
Michele Muratori