Nel contesto delle politiche economiche e di sviluppo territoriale, l’Italia e San Marino si trovano ad affrontare sfide simili, ma con approcci e risultati contrastanti. Da un lato, l’Italia ha introdotto le Zone Economiche Speciali (ZES) come strumento per promuovere investimenti e sviluppo in alcune regioni meno sviluppate, principalmente nel Mezzogiorno. Dall’altro lato, San Marino ha presentato il suo Distretto Economico Speciale (DES) come una mossa per attirare investitori internazionali e stimolare la crescita.
Tuttavia, l’approccio del DES ha suscitato critiche e biasimo, soprattutto da parte di opposizioni, sindacato e di alcuni settori della società.
Le ZES italiane sono state concepite come laboratori di innovazione economica, tesi a rilanciare regioni in difficoltà attraverso incentivi, agevolazioni e semplificazioni amministrative. Sebbene la loro efficacia possa variare, queste zone speciali si sono dimostrate, in alcuni casi, strumenti utili per promuovere lo sviluppo produttivo e l’occupazione.
Dall’analisi dei fatti, emerge un contrasto netto con la situazione a San Marino, dove l’approvazione del DES 2.0 (come qualcuno lo ha ribattezzato nella sua nuova e attuale stesura, ndr), ha destato forti perplessità. Parti sociali e molti cittadini sono preoccupati per le conseguenze delle nuove norme sulle Residenze Fiscali non domiciliate (RFND). Questi provvedimenti sembrano attrarre un tipo di investitore che potrebbe portare opacità finanziaria e transazioni dubbie, con il pericolo di danneggiare la reputazione internazionale del Paese.
La decisione di includere anche i residenti fiscali italiani tra i possibili beneficiari delle RFND potrebbe creare tensioni diplomatiche con l’Italia. Inoltre, la mancanza di una chiara struttura di controllo su tali investitori, noti per la loro abilità a muoversi attraverso confini sfuggenti, genera incertezza sulla capacità di monitorare adeguatamente le future attività.
La velocità con cui il DES 2.0 – opportunamente spacchettato per l’occasione – sia avvia all’approvazione, nonostante non abbia effetti immediati sul bilancio statale e manchino strutture alberghiere di lusso, solleva interrogativi aggiuntivi sulle priorità del governo rispetto alle necessità reali della popolazione, come l’aumento dei costi di vita e il sostegno alle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese.
Oltre a ciò, le scelte relative al DES 2.0 possono complicare un già poco agevole percorso di associazione di San Marino con l’Unione Europea. I dubbi espressi durante il dibattito consigliare sulla compatibilità delle nuove norme con gli obiettivi europei, mettono a repentaglio i progressi compiuti nelle relazioni con l’UE.
È evidente che l’approccio al DES sta dividendo San Marino.
Mentre alcuni (pochi per la verità) vedono nelle RFND un’opportunità per attrarre investimenti e creare posti di lavoro, altri (quasi tutti) temono che ciò possa minare i valori di trasparenza e integrità raggiunti negli anni con non poche difficoltà e sudore da San Marino, rischiando di favorire una classe di investitori che potrebbe sfruttare le regole a proprio vantaggio.
In conclusione, il confronto tra le ZES italiane e il DES di San Marino mette in luce una dicotomia tra strategie di sviluppo economico. L’Italia cerca di rilanciare parti svantaggiate del Paese attraverso incentivi mirati, mentre San Marino pare voglia cercare la strada più facile per fare cassa. Il che denota una preoccupante mancanza di idee e di lungimiranza. Ed un ritorno al passato di cui francamente non si sente la necessità.
Il dilemma, più che di tipo economico, appare tutto politico. La Dc ormai non vuole perdere la faccia facendo marcia indietro e gli alleati non possono fare altro che chinare il capo se vogliono in futuro un posto al sole.
L’auspicio per l’Antica Terra della Libertà è che vi sia ancora qualche Consigliere con la schiena dritta.
Perché come diceva Gandhi, un “no” detto con la più grande convinzione è migliore e ha più valore di un “sì” pronunciato solamente per compiacere, o, cosa peggiore, per evitare dei problemi.
David Oddone