CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 4-9 GIUGNO – MERCOLEDI’ 4 GIUGNO- pomeriggio
Nel pomeriggio l’Aula inizia ad affrontare il dibattito sull’esito della consultazione referendaria del 25 maggio 2014. Il primo a prendere la parola è il segretario di Stato per la Sanità, Francesco Mussoni, gli iscritti ad intervenire sono 57. Il dibattito proseguirà in seduta notturna.
Di seguito una sintesi degli interventi:
Segretario di Stato Sanità Francesco Mussoni: “E’ chiaro che mi sono esposto anche se non ho fatto una vera e propria campagna referendaria per portare avanti questi provvedimenti legislativi su mandato del Congresso di Stato. Si tratta di provvedimenti legislativi che ora non esistono più perché sono stati abrogati. Ci credevamo molto perché li ritenevamo importanti. L’esito referendario è inconfutabile. Così come è inconfutabile la nostra visione di sanità. Noi vediamo una sanità gratuita per i sammarinesi, totalmente pubblica, che si occupa di persone a prescindere dal reddito e dal censo, una sanità di qualità fatta per i cittadini e non per i medici, basata sulla formazione. Ecco perché abbiamo creduto fortemente al provvedimento sulla professione medica. La sanità deve rimanere ospedaliera, con una medicina di base riorganizzata come oggi che ha farmacie che garantiscono qualità e un miglioramento dell’assistenza sanitaria ai cittadini. La nostra è una sanità di Stato. C’è stata anche un’attività gestionale, fatta con grande decisione da parte degli organi gestionali dell’Iss, che ci ha permesso di raggiungere risultati importanti. In 16 mesi abbiamo lavorato molto, ci ho messo la faccia e mi sono assunto le mie responsabilità. Ho portato due provvedimenti (in particolare sulla libera professione) per garantire al nostro sistema sanitario chiarezza, trasparenza, efficienza ed economicità. Nonostante il risultato che ci hanno consegnato i cittadini e di cui prendiamo atto, rimangono provvedimenti in cui continuo a credere. L’esito referendario ci impone comunque di affrontare insieme queste problematiche. In Aula non avevo colto questo muro contro muro che poi è emerso con il referendum: in Commissione e in Consiglio la discussione era stata piuttosto tranquilla. Credo che abbia vinto il disagio e le paure che una parte di questo Paese ha. Io credo che in questo momento ci deve essere un’azione di riscoperta della politica che si unisce dinanzi alle difficoltà del Paese e che si incontra per risolvere i disagi dei cittadini. La cittadinanza ci ha detto che quelle risposte non andavano bene. Ci rimetteremo al lavoro insieme a tutte le forze politiche per trovare altre risposte in questo senso. Perché la libera professione c’è. La politica deve dare risposte e deve darle velocemente. San Marino ha bisogno di risposte. Io sono convinto che oggi il vero tema sia lo scontro tra politica e anti-politica. Non c’è un sistema politico da azzerare e da ricostruire: la politica deve ricreare le condizioni per un dialogo e per un lavoro condiviso anche sulla sanità. O rilanciamo questo aspetto oppure vivremo di “governicchi”. Non può partire una stagione di referendum, uno dietro l’altro, che creano solo problemi di gestione allo Stato. Lo dico seriamente. Io ho avuto un mandato dalla cittadinanza. Ho messo la faccia in campagna elettorale ed anche durante l’attività di governo. E dopo il risultato del referendum ho rimesso il mio mandato. Sono qui per fare qualcosa. Se il mio lavoro da Segretario di Stato alla Sanità è riconosciuto positivamente, vado avanti, mentre se così non è torno al mio lavoro. Io credo che oggi non dobbiamo demordere, ma dobbiamo rilanciare. Le problematiche dell’Iss non possiamo lasciarle lì: chi le gestisce queste situazioni? Nei prossimi mesi se il governo non si darà una svegliata, magari sarò il primo a dare le dimissioni. Ma siccome sono convinto che l’esecutivo può e deve fare bene, vado avanti”.
Luigi Mazza, Pdcs: “La sanità è ben più di qualche progetto di legge, ma è la gestione di un complesso sistema che sta dando ai nostri concittadini un servizio di grande qualità. Mi rendo anche conto che, sul piano personale, può aver pesato l’esito di questo referendum. Oltre 11 mila “si” rappresentano un precedente importante, dato che ha raggiunto il vecchio quorum. Fortissima è stata la partecipazione del corpo elettorale. Sono 11 mila “si” contro questa legge? No. Sono 11 mila “si” che in un momento particolare di questa legislatura vanno alle urne per esprimere un disagio. Dentro c’è chi non ha gradito tagli della spending review, c’è chi non trova lavoro e attualmente è disoccupato e c’è anche qualche commerciante che non ha gradito gli ultimi provvedimenti in materia. La spending review non crea certo consenso, ma noi volevamo mettere in campo un’azione che nel lungo termine darà risultati importanti per la comunità. Il Paese chiede ulteriori risposte alla politica e noi dovremo saperle dare queste risposte. E’ sbagliato far ricadere sul solo segretario alla Sanità l’esito referendario. Era un provvedimento di tutta la maggioranza. Su scuola, sanità ed altri settori ultra-sensibili per la cittadinanza, occorre la massima condivisione e il più ampio confronto possibile. Domenica è prevalsa la paura dell’elettorato: la gente aveva recepito che, parlando dei fondi Iss, erano a rischio le pensioni e che la maggioranza voleva smantellare il sistema Iss. Non siamo stati in grado di superare molte paure. Paure che non nascono per caso, ma in seguito al messaggio che il comitato promotore (basta leggere comunicato di Sinistra Unita, Rete e Civico 10) inviava, ovvero che era a rischio il sistema universalistico e gratuito pubblico. Molte delle problematiche della legge sulla libera professione torneranno sul tavolo. Se l’Iss perde le sue eccellenze è come introdurre un sistema sanitario privato perché chi può permetterselo andrà a farsi curare fuori, chi non può permetterselo resterà a San Marino, usufruendo di un servizio di bassa qualità. Abrogare questa legge rischia di svuotare il sistema sanitario sammarinese dei medici migliori. La sanità di scarsa qualità l’abbiamo già avuta e su questo la maggioranza ha chiesto a tutte le forze d’opposizione di discutere. Ora noi chiediamo all’opposizione che tipo di sanità vuole? E se la vuole senza libera professione ma di scarso livello per tutti, noi non ci stiamo”.
Simone Celli, Ps: “Il referendum si è trasformato in un test di natura politica, dal momento in cui i partiti di maggioranza hanno costituito i comitati contrari. Ricordo l’atteggiamento tenuto da governo e maggioranza sul referendum precedente, mantennero un basso profilo, qui le modalità sono state diverse. Maggioranza, governo e non solo, sono scesi in campo a pieno titolo per difendere i loro provvedimenti. La discesa in campo con quelle modalità, anche dell’Iss, credo siano state discutibili. La trasmissione su Smrtv è stato un passaggio inopportuno. Di cattivo gusto la partita giocata del direttore sanitario dell’Iss, il suo ruolo non si presta ad attività che hanno finalità politiche, è stato inaccettabile. Quindi l’atto intimidatorio dell’introduzione del ticket in caso di vittoria dei sì, aver strumentalizzato il referendum è stata una caduta di stile. C’è un dopo referendum ora, dopo una fase di confusione, il teatrino delle dimissioni sono durate 40 minuti. Il Ps non è contrario all’esercizio della libera attività professionale dei medici, ma quel provvedimento era inadeguato e confusionario. Bisogna adeguare la normativa del ’91, apriamo un confronto, non ci tiriamo indietro, ma sia rispettata la volontà popolare. Auspico la stessa cosa sia fatta su Fondiss, su cui il nostro partito non si è espresso, ma anche lì riteniamo si possa trovare una soluzione ottimale per il Paese.
Prima di parlare di ticket e fare terrorismo psicologico sulla cittadinanza, sarebbe meglio intervenire sugli sprechi dell’Iss. Deve aprirsi un dibattito serio sul futuro dell’Iss, che rappresenta la conquista dei socialisti del ’55 e va difeso e salvaguardata. Quindi la lettura politica: il voto mette in evidenza un profondo disagio tra la maggioranza. Il palazzo si è dimostrato distante dai problemi dei Paese. Chi ha governato in questi mesi non ha dato speranza ai cittadini in profondo disagio sociale. Di questo passo il Paese muore”.
Stefano Macina, Psd: “Dire che l’esito va rispettato non è solo un’affermazione ovvia, ma conseguenza dell’esito referendario. D’altra parte, occorre anche interpretare il messaggio reale che emerge dalle urne. C’è chi dice che equivale alla bocciatura di maggioranza e governo, ma ritengo non condivisibile questo. Ritengo che il cambio di passo prodotto dalla maggioranza per il Paese è enorme e non si può sottovalutare, è stato riconosciuto in ambito internazionale. Aver mantenuto, nonostante la crisi, il nostro stato sociale e la nostra sanità, non è secondario, basta guardare cosa hanno fatto invece gli altri Stati.
In questi giorni, abbiamo avuto occasione di dire ai capigruppo di opposizione che non è sufficiente abrogare le norme e occorre vedere, partendo dalle normative esistenti, come gestire la fase transitoria, in cui compiere le necessarie verifiche, e vedere come intervenire sul decreto del 1991 con una nuova regolamentazione, rispettando sicuramente l’esito del referendum, dando risposta alla situazione precedente. Non possiamo lasciare il caos”.
Giovanni Lonfernini, Upr: “I record nel bene o nel male fanno sempre notizia, nel momento in cui avvengono quando sono non prevedibili. Sfido maggioranza, governo e il segretario Mussoni ad essere corretti nei confronti dell’Aula e del Paese nel dire se avevano previsto quanto successo il 25 maggio scorso. E’ stata una vittoria schiacciante dei sì che per la sua portata ha un peso inequivocabile. La partecipazione massiccia della cittadinanza ha avuto un’origine complessa. Ancora oggi siamo lontani dall’interpretare il segnale su cui il governo dovrebbe compiere delle valutazioni. Il voto di domenica è espressione di un voto trasversale, il Pdcs sa che in quei sì ci sono molti dei suoi elettori, e così lo sanno il Psd e Ap. Nello stesso Iss ci sono state valutazioni difformi delle diverse categorie di operatori. Il problema della politica contro l’antipolitica, segretario Mussoni, non c’entra niente. Ci sono i dipendenti del pubblico contro quelli del privato, i precari contro chi ha un lavoro a tempo indeterminato, ci sono i giovani contro i genitori. In questo anno e mezzo la parcellizzazione del Paese si è accentuata. E voi, coalizione che doveva avere una base popolare, fatica a garantire la scelta di coalizione straordinaria. Il segretario Mussoni ci ha messo davvero la faccia. Lei si è affidato a una figura, il direttore sanitario, che le ha prodotto una serie di danni. Quando il direttore sanitario dà indicazioni politiche, dà l’idea di avere avuto un incarico da parte del governo da omaggiare, adombrando quei dubbi sollevati dall’opposizione sulle zone d’ombra della libera professione”.
Matteo Fiorini, Ap: “Quando si registra un’ampia partecipazione è sicuramente un aspetto positivo. Hanno stravinto i ‘si’, e dunque le forze di opposizione, mentre al contempo hanno perso le forze di maggioranza. Premesso questo vanno però fatti alcuni approfondimenti. Chi osanna il referendum come strumento di democrazia diretta lo fa a ragion veduta, però non tutti i referendum sono uguali. Quando i referendum contengono indicazioni tecniche e il tema riguarda aspetti complessi, perdono il proprio valore di strumento di democrazia diretta ma diventano strumenti politici. Mi chiedo quanti cittadini hanno letto i provvedimenti oggetto di referendum e poi sono andati a votare con coscienza? Credo pochissimi. La stragrande maggioranza ha ascoltato quello che gli indicavano i propri rappresentanti politici. Io non credo che il 100% di quelli che hanno votato ‘si’ fossero realmente consapevoli. Nel dibattito poi si sono inserite evidenti strumentalizzazioni politiche. Più la materia del referendum è tecnica, più si infilano mediazioni politiche. Durante la campagna referendaria, in tal senso, sono state dette alcune bugie. Si è fatto un processo preventivo alle intenzioni, ovvero si è detto ai sammarinesi ‘state attenti che abbassano il livello qualitativo della sanità’. Non è così. Ma in ogni caso, occorre dare una lettura politica ai risultati. A un terzo della legislatura è evidente che c’è un forte scontento rispetto all’operato del governo e della maggioranza. Uno scontento che deriva da scelte non facili (Patrimoniale, Riforma Tributaria) e soprattutto non si è ancora agganciata la ripresa economica che la comunità sammarinese si aspetta. Il messaggio politico è forte da parte della popolazione: si passi dalla gestione dell’emergenza a ricreare una speranza mettendo in moto l’economia”.
Ivan Foschi, Su: “Esito referendum è stato chiarissimo e incontrovertibile. Questo risultato in primo luogo è una vittoria dei cittadini che si sono recati alle urne. Poi è una sconfitta della maggioranza e principalmente del Segretario alla Sanità. Sono state bocciate leggi a cui la maggioranza aveva dato la priorità. Io credo che il voto vada rispettato: il Governo comprenda che San Marino non vuole più questa maggioranza e queste leggi. Troppo spesso in quest’Aula ci si impone con la forza dei numeri invece di confrontarsi con le opposizioni. Queste sono le conseguenze che si verificano quando non si tiene conto delle preoccupazioni della minoranza che sono poi quelle del Paese. Ricordo al consigliere Mazza, che ci ha citati, che quando Sinistra Unita era in maggioranza non ebbe timore a schierarsi a favore di due referendum sul lavoro, nonostante gli alleati di Governo di allora fossero contrari. La maggioranza ci chiede interventi alternativi a quelli che sono stati bocciati dal referendum? Per esempio possiamo dire che per migliorare la Sanità sammarinese occorre ampliare gli accordi sull’Area Vasta. E tanti altri provvedimenti. La cittadinanza ha sconfessato i principali interventi messi in campo in questo settore dal governo. Si dice che squadra che vince non si cambia ma squadra che perde va cambiata. Se la maggioranza deciderà di cambiare atteggiamento e cercare maggior confronto e condivisione, Sinistra Unita non si tirerà indietro”.
Andrea Zafferani, C10: “Vorrei che si evitassero frasi tipo ‘c’è stato un problema di comunicazione’ oppure ‘qualcuno ha fatto paura ai cittadini per far vincere il sì’. Parole non accettabili che in questi giorni ho sentito più volte dire da esponenti della maggioranza perché dà la sensazione che i sammarinesi abbiano votato di pancia. I cittadini invece hanno ragionato profondamente e hanno clamorosamente bocciato le scelte della segreteria di Stato alla Sanità. Oggi dovrebbero dimettersi i vertici della Centrale sindacale unitaria, incredibilmente schierati per il ‘no’ al referendum. Schierato per il ‘no’ anche il direttore sanitario dell’Iss che si è speso in prima persona in questa campagna referendaria: penso che chi ha un ruolo tecnico non debba limitarsi a svolgere il suo ruolo nell’interesse di tutti. Se il direttore vuole fare politica, si dimetta dall’incarico. E’ il nostro invito perché non ha garantito imparzialità e distacco. Quest’Aula dovrebbe chiedere le dimissioni del Comitato amministratore Fondi Iss. E infine il segretario di Stato alla Sanità Mussoni: è il grande sconfitto di questa tornata referendaria perché sono state bocciate le principali riforme (libera professione e previdenza complementare) portate avanti in questi anni. Si sarebbe dovuto dimettere subito e invece abbiamo dovuto assistere alla scenetta delle dimissioni rassegnate in Congresso di Stato e poi rifiutate. Lo invitiamo a ripresentarle entro la fine di questo dibattito. Non è accettabile che la volontà di mantenere il potere prevalga sull’esito democratico di un voto popolare. Adesso resta aperto il problema di cosa accadrà. Noi vogliamo vedere al più presto i contratti posti in essere legati al mondo della libera professione e dei Fondi Iss. Se non li vediamo non ci fidiamo. Per noi il discorso di Fondi Iss è finito, mentre siamo pronti a un confronto sulla libera professione partendo dalla Legge del ’91 ovvero libera professione, mai sui sammarinesi e solo esercitata intramoenia. Il dialogo lo cercate un po’ in ritardo: fino adesso avete proceduto a testa bassissima. Attendiamo però un gesto di responsabilità del Segretario di Stato e degli organismi tecnici e amministrativi. Chi ha creato quello che i cittadini hanno bocciato così sonoramente non potrà essere protagonista di una nuova fase”.
Elena Tonnini, Rete: “Quando il voto di coscienza è costruito sul ragionamento non è protesta, ma volontà di interessarsi e partecipare ed è quello che il nostro movimento ha cercato di fare durante la campagna referendaria. E’ questo valore che rafforza la politica e non la indebolisce.
Il voto viene svuotato di valore invece quando non c’è considerazione della cittadinanza, la si delegittima parlando di antipolitica, quando si dice che va punita con la minaccia dei ticket. Non prendere atto del voto, considerarlo mero errore di comunicazione, significa disperare del voto dei cittadini che sono incapaci di capire e hanno bisogno di una guida. Il Paese ha dato un segnale forte di cambio di paradigma che non potete impedire. Ricordo al segretario Mussoni che non uno dei suoi provvedimenti ha avuto buon fine. Alle leggi bocciate dai referendum, aggiungo la legge sull’osservatorio familiare, bloccato dal nostro movimento, quale testo scopiazzato di un provvedimento di Reggio Emilia, quindi la sospensione del provvedimento sulla quota capitaria. Ridurre tutto questo a problemi di comunicazione è l’ennesimo tentativo di arrampicarsi sugli specchi”.
Iro Belluzzi, Segretario di Stato al Lavoro: “Leggo l’esito referendario come una manifestazione di grossa preoccupazione per il futuro di San Marino da parte degli stessi cittadini. I provvedimenti oggetto di quesito referendario erano inseriti nel nostro programma elettorale perciò la popolazione già li conosceva. Il governo ora si impegni a effettuare un percorso che riesca a comunicare quel che stiamo facendo all’interno dell’Esecutivo. L’uscita dalla black list ad esempio è stata vissuta come una cosa di routine, ed invece non ci rendiamo conto di quanto sia stato fondamentale quel passaggio. Le imprese stanno tornando ad affacciarsi nel nostro Paese. Anche la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sta passando in secondo ordine. Diamo valore a quanto ci viene riconosciuto a livello internazionale ed interno. Probabilmente ci saranno momenti ancora difficili prima che il modello che già esiste possa dare segni tangibili e concreti alla cittadinanza. A chi vede nel Governo attuale la prosecuzione di chi vuole gestire le cose nella penombra rispondo che noi vogliamo regolamentare e rendere pubbliche pratiche che vengono portate avanti da tempo. Per attirare i migliori professionisti a San Marino non possiamo tenerli chiusi in una struttura piccola come la nostra. Altrimenti il rischio è che non vengano affatto. Fondi Iss? Lo vedo come uno strumento utile per garantire i migliori rendimenti per i lavoratori. Inserire quelle risorse in strutture più ampie con le dovute professionalità”.
Fabio Berardi, Pdcs: “Nonostante l’esito del referendum, credo sia necessario restare con i piedi per terra. Sull’esito c’è poco da dire, abbiamo perso sonoramente, le analisi sulle motivazioni sono in corso: il momento, il peso politico dato al referendum, i problemi legati alla crisi economica, grandi disagi e tensioni nella gente. Abbiamo dovuto con grande responsabilità mettere in atto interventi per aggredire gli sprechi ed ottimizzare le risorse. I temi dei quesiti erano difficili da spiegare per la maggioranza, era invece facile cavalcare gli elementi di disagio. Voglio esprimere la mia vicinanza al segretario Mussoni che ci ha messo la faccia con coraggio. Quando ero segretario alla Sanità, l’export era di lunga superiore all’import, i pazienti sammarinesi andavano a farsi curare e operare fuori. Ho cercato di risolvere quella situazione che si poi incanalata positivamente e ha tolto la cappa nera che copriva tutto l’ospedale.
Quello che è successo con il referendum è stato un vero e proprio pugno allo stomaco della maggioranza che sta facendo ancora autocritica e sa che ci sono poche strade: dare immediatamente il senso di una svolta, sono venuti avanti obiettivi e traguardi da raggiungere in tempi breve per dare risposte al disagio espresso dai cittadini. Il dopo referendum: la qualità della nostra sanità va tutelata, noi siamo pronti da oggi a rimboccarci le maniche per fare in modo che continui una sanità pubblica e gratuita e d’eccellenza. L’opposizione, attraverso le parole di Zafferani, dà il senso di praticità e apertura al confronto, ben venga”.
Federico Pedini Amati, Ps: “Il segretario ha indicato nell’azione di convincimento fatta verso la popolazione una fetta grande di antipolitica. Questo non lo credo. Nell’ultima tornata elettorale politica la cittadinanza ha votato anche figure e movimenti nuovi, questo perché la politica tradizionale ha lasciato spazi troppo ampi. Ero per l’abrogazione della legge sulla libera professione, ma non mi sento parte dell’antipolitica. Il voto di protesta è la bocciatura di tutta la maggioranza, non solo del segretario di Stato, la cittadinanza sta dicendo ‘ non avete fatto abbastanza’, di questo bisogna prendere atto. E’ inequivocabile che il referendum sia stato reso politico dalla maggioranza e la maggioranza è stata sonoramente bocciata”.
Andrea Belluzzi, Psd: “Se vogliamo una sanità di livello, occorre dare delle risposte e trovare soluzioni. Siamo consapevoli di quello che è il risultato elettorale: 11 mila sammarinesi hanno votato per l’abrogazione di due provvedimenti legislativi portati avanti dalla maggioranza. A mio avviso le due norme erano nella sostanza positive. Un segnale forte che non rappresenta la bocciatura per il governo. Direi che si tratta più di un richiamo forte per motivi che ben tutti conosciamo. C’è una crisi economica che sta spostando molte opinioni su quella che alcuni definiscono “anti-politica” ma in realtà è politica vera e propria. La crisi ha determinato la nascita di due paesi: una parte che soffre di più e che manda segnali fortissimi. Il voto ha valenza politica. Abbiamo responsabilità e dovere di dare determinate risposte. Lo hanno detto anche coloro che si sono pronunciati per il “si”. Ci sono delle risposte da dare che non riguardano solo la sanità ma anche e soprattutto l’economia. Diamo dignità alla sanità parlando del suo futuro in un comma apposito e non durante analisi del voto referendario. Passaggio importante è quello che ci impone di mettere in campo delle risposte e di raggiungere dei risultati. Una struttura di 30 mila abitanti se vuole mantenere determinati standard deve risolvere problematiche enormi. Un bacino di appena 30 mila utenti non è sufficiente a mantenere la struttura in vita. I problemi che rimangono sul campo sono perciò enormi”.
Mariella Mularoni, Pdcs: “Non possiamo negare la vittoria dei “si” ma è una vittoria legata alle scelte impopolari che abbiamo dovuto fare per non far scivolare il Paese in una crisi drammatica. Abbiamo avuto il coraggio di varare determinate riforme di fronte ad un paese che ci chiede risposte. Purtroppo la maggioranza ha dovuto fare scelte difficili che vanno contro la logica del consenso, in uno dei periodi più drammatici della nostra storia. Ringrazio Mussoni per aver avuto il coraggio di portare avanti due progetti che erano già inseriti nel programma dell’alleanza. Credo perciò che gli vada data piena fiducia. La sanità come pure la scuola e l’educazione sono temi sensibili e la cittadinanza pretende qualità elevata. C’è chi ha detto che l’esito referendario fa parte di un disegno per allargare la maggioranza e mandarci tutti a casa. Non è così. Questo risultato non indebolirà la maggioranza: il paese ha bisogno di stabilità e dimostreremo all’intero paese che avremo le carte in regola per affrontare le sfide che ci attendono. La normalizzazione dei rapporti con l’Italia ci da energia per andare avanti su molti fronti. Solo la stabilità politica ci permetterà di raggiungere i risultati prefissati”.
Tony Margiotta, Su: “In pochi credevano nella soluzione proposta dal governo e nel regolamento, eppure siamo arrivati con una forzatura a legiferare, creando una confusione nella cittadinanza importante. Sono rimasto meravigliato dalla gestione della campagna referendaria della maggioranza, mi aspettavo un’altra impostazione, tanti sono stati gli errori. Primo fra tutti il programma acquistato dalla segreteria di Stato a SmRtv, non è stato molto elegante. Sono d’accordo che certi fenomeni vanno regolamentati, ma bisogna tenere conto della volontà del Paese e della sua storia. Purtroppo per voi ha vinto il cittadino. Siete al governo avete la responsabilità di ascoltare, di tenere in considerazione tutte le parti e categori3, basta interventi pro-quella categoria piuttosto che pro-l’altra, questa è la vecchia politica”.
Luca Santolini, C10: “Oggi le due leggi non ci sono più e si gettano paure infondate, come la fuga di medici. Perché non si è verificata prima la gara a ruba-il-medico? Non credo la sanità italiana sia più attrattiva. Si parla poi di altre mete, come Dubai. Non sarebbe certo una legge a fermare la fuga dei medici verso questi Paesi emergenti. E’ stato ritirato fuori dalla naftalina il concetto di antipolitica. Ci sarebbe da dibattere a lungo. Le prime reazioni a caldo di maggioranza e dell’Iss è stata quella di ribaltare la frittata sui cittadini che non hanno capito. Quello che dovrebbe fare il governo ora: prendere la legge del ’91 e regolamentarla”.
Antonella Mularoni, segretario di Stato per l’Ambiente: “Certo che stiamo ragionando su quanto successo come governo e maggioranza e lo stiamo facendo con serenità. Anche io credo abbia inciso la situazione di crisi, i soldi prima arrivavano senza la necessità che la classe politica si interrogasse sugli investimenti, oggi dobbiamo fare lo sforzo per cercarli e dobbiamo essere attrezzati per farlo, se abbiamo deciso tutti che certe cose non le facciamo più, perché ci siamo adeguati agli standard internazionali. Poi abbiamo fatto iniziative impopolari, come la riforma dell’Igr, la spending review, ognuno vede quello che c’è da fare nel settore degli altri e pensa che nel proprio settore non ci siano sprechi. Non è facile chiedere sacrifici e gestire un Paese che ha dato molto in termini di servizi e chiesto poco. La gente ha visto solo la parte impopolare di quello che stiamo facendo ed è insoddisfatta. Dobbiamo prenderne atto, ci deve stimolare a fare di più. Non penso abbiamo fatto scelte sbagliate, probabilmente la maggioranza dei cittadini non le vede come scelte migliori. Ma è doveroso esprimere alcune considerazioni. Fondiss: l’esito del referendum è stato molto chiaro, ma non capisco per quale logica i rappresentanti dei lavoratori invece di allargare le possibilità di investimento, avrebbero dovuto restringerle. Su quei soldi lo Stato non centra nulla, i lavoratori andavano a investire i propri soldi con maggiore possibilità di scelta, i sammarinesi hanno scelto il contrario, hanno preferito rendimenti più bassi. Libera professione medica: qualcuno in quest’Aula si ricorderà gli anni in cui i sammarinesi non volevano più farsi operare nell’ospedale di San Marino. Avevamo proposto una soluzione perfettibile, ma dava risposta prima di tutto a questa esigenze, non abbiamo tutte le professionalità a San Marino, abbiamo bisogno di medici che vengono da fuori. Se non troveremo una possibilità che renda San Marino appetibile per i bravi chirurghi italiani, resteranno in Italia. E avremo che al massimo entro un anno il chirurgo e il suo staff se ne andranno da San Marino, perché dal punto di vista professionale sarebbe finito. I sammarinesi avrebbero avuto medici bravi gratuitamente e sarebbero arrivati pazienti e introiti dall’estero. Se a San Marino non verranno medici bravi, avremo medici di serie C e chi avrà le possibilità economiche andrà a curarsi fuori. Oppure dovremo pensare a una sanità con molti meno servizi offerti. Dovremo interrogarci sul futuro della nostra sanità , che costerà sempre di più, non sono sicura che lavorare sul regolamento del ’91 ci permetterà di risolvere questi problemi”.
Gian Nicola Berti, Iss: “Come assistiti Iss ci siamo tolti delle opportunità. Abbiamo rinunciato a ipotesi di sviluppo e a opportunità economiche importanti. Come maggioranza dobbiamo rispettare l’esito popolare, ma attenzione, siamo partiti da due esigenze. La prima, dare ai sottoscrittori del secondo pilastro l’opportunità di avere di più, ma abbiamo rinunciato all’ottimizzazione del rendimento dei fondi pensionistici. Se la scelta dei cittadini è questa, va bene.
Come assistito Iss, devo ringraziare la libera professione medica. Ho una gamba attaccata dal professor Sonagli, me l’ha salvata lui. So qual’è la differenza tra un sega-ossa e un professionista. Non si possono fare battaglie politiche sulla pelle dei cittadini. Abbiamo cercato di affrontare la questione mettendo paletti, controlli, sanzioni. Un sistema che non è piaciuto ai cittadini, ma adesso come risolviamo il problema della libera professione? Noi assistiti Iss abbiamo tutto l’interesse di risolverlo, non è un problema politico. Gli attacchi al segretario Mussoni: lei è in una botte di ferro, oggi non tutti capiscono l’esito del referendum, tenga duro un po’ di mesi e vedrà i dati, i ragionamenti antipatici da fare a fine anno per le copertura dei mancati introiti. Signori, non criticate, la scelta allora non è stata della maggioranza, ma dell’opposizione. Ma mettiamoci davvero al tavolo per ragionare su come fare funzionare l’Iss. A Tonnini: sa cosa sta dicendo o fa mera strumentalizzazione politica verso i cittadini che ci ascoltano? Lei ha ereditato l’Iss di oggi, dove tutto è gratuito
Se vogliamo coniugare redditività ed efficienza dobbiamo poter ottimizzare i massimi esperti che sono liberi professionisti e garantire un pubblico più ampio al nostro ospedale. A meno che non si voglia introdurre un altro ragionamento: la decrescita felice a cominciare dall’ospedale, depotenziando le sue potenzialità”.
Guerrino Zanotti, Psd: “L’esito del referendum è un campanello d’allarme cui governo e maggioranza devono dare attenzione. Il nostro Paese viene da un momento in cui la politica ha fatto di tutto per svilire il senso di comunità che c’era a San Marino, l’individualismo ha preso il sopravvento. I provvedimenti abrogati sono stati condivisi dalla maggioranza. Ma è necessario fare tesoro del risultato e quello che ci dice: il governo ha delle priorità cui dare risposte, la ripresa dell’economia, la creazione delle occasioni di lavoro che mancano e il sostegno della sanità. Ora è importante si lavori sul coinvolgimento della cittadinanza, poi c’è da gestire la fase transitoria che è sulle spalle di chi ha responsabilità di governo”.
San Marino, 4 giugno 2014/02