Contact tracer ‘detective’ per Covid, ‘Siamo ai ritmi di marzo’

“A marzo era la fase della disperazione, con situazioni difficilissime di alcune persone che non sapevano nemmeno dove erano ricoverati i parenti. In estate siamo stati percepiti come ‘disturbatori’ delle vacanze: alcuni evitavano di risponderci per timore di non partire. Ora siamo di nuovo in affanno per l’alto numero di casi: fino a 20 giorni fa riuscivamo a chiamare le persone in pochissimo tempo e a mettere tutti in quarantena, ora siamo in ritardo perché sono veramente tanti” e “i ritmi” sono tornati quelli di marzo. L’Sos arriva dai “contact tracer”, coloro che si occupano del tracciamento contatti dei casi di coronavirus per poter contenere i contagi.

Centinaia di assistenti sanitari in tutta Italia che hanno un compito delicato, quasi da detective, come Maria Rosa Fiorentino, assistente sanitaria al Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda Usl di Bologna. Ogni giorno, dopo la scoperta di un caso positivo al Sars-Cov2, cerca e ricostruisce i suoi contatti. Dalla famiglia allo sport, dal lavoro al tempo libero: un lavoro meticoloso che parte dall’esito di un tampone.

“Il nostro è un lavoro di equipe: al Dipartimento di Bologna siamo una ventina – spiega all’ANSA Fiorentino – l’obiettivo che abbiamo è tornare indietro”, ricostruire i contatti della persona ad almeno 48 ore dai sintomi. Ora la situazione è tornata impegnativa: “Le persone vanno ovunque. Abbiamo avuto il periodo dell’estrema emergenza, ma c’era il lockdown, erano tutti emotivamente più coinvolti ed erano a casa. Oggi invece ci troviamo con una mole di lavoro di nuovo grande, grande”.


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