
Ha varcato le soglie dell’ingresso di Palazzo San Macuto, a Roma, intorno alle 10:30 del mattino. Giuseppe Conte ha tirato dritto, senza rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa. Ad attenderlo, un’audizione di quasi due ore presso il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, ovvero il Copasir.
Nel corso della discussione sono stati affrontati vari temi: dai rapporti con la Cina alla norma sui vertici dell’intelligence inserita nel decreto sullo stato di emergenza. Una misura, quest’ultima, che ha creato malumori tra le fila della maggioranza, al punto da rendere necessario il ricorso alla fiducia sul provvedimento. In uno scenario del genere le considerazioni relative alle elezioni regionali e al referendum costituzionale sono quindi passate subito in secondo piano.
Anche perché le questioni toccate da Conte sono sensibilissime ai fini della sicurezza dell’Italia, riguardando nodi cruciali come la tecnologia 5G e la presunta influenza della Cina sul Belpaese. Ma, ha sottolineato La Verità, uno dei punti chiave è inerente al rinnovo dei servizi segreti. Lo stesso che, tra l’altro, aveva spinto una parte del Movimento 5 Stelle a cancellare la norma per la proroga dei direttori di Dis, Aisi e Aise, prima che il maremoto rientrasse in seguito alla decisione del governo di chiedere la fiducia.
Ebbene, secondo quanto riferito da Adnkronos, Conte si sarebbe dimostrato aperturista sulla possibilità di ritoccare la norma sul rinnovo dei vertici dell’Intelligence. Fonti presenti all’audizione hanno spiegato che il presidente del Consiglio si sarebbe dimostrato disponibile a modifiche nel merito se la norma dovesse mostrare delle criticità. Ricordiamo che i tempi per modificare la misura sui vertici dell’Intelligence già nel passaggio al Senato del dl emergenza non ci sarebbero, essendo la tabella di marcia serratissima. L’idea del Comitato, emersa nel corso dell’ufficio di presidenza, sarebbe dunque quella di attuare modifiche mediante emendamenti da presentare in un successivo decreto.
La questione cinese
Al netto del vasto fascicolo riguardante l’intelligence, l’altro argomento affrontato è quello riguardante la Cina. La notizia che ha creato polemiche a non finire riguarda la notizia di un archivio contenente i dati di 2,5 milioni di persone straniere, di cui 4544 italiane, controllato dall’azienda cinese Zhenhua. Il Copasir, invocato a più riprese, è subito scattato sull’attenti. La vicenda merita chiarezza, visto che Foreign Policy ha sminuito l’importanza del fatto parlando di “storia esagerata”.
Non solo: secondo l’autorevole rivista di geopolitica, “le informazioni raccolte sono state estratte da siti pubblici come Facebook”. Le aziende occidentali “vendono da sole questo tipo di dati” e il database “non proveniva, come inizialmente affermato, da informazioni trapelate da dissidenti ma da una fuga di notizie pubblicamente disponibile”.
Si attende una relazione, dal momento che diversi nomi non sono ancora stati svelati. E il rischio è che nella lista possano esserci anche uomini dell’intelligence o del comparto militare, compresi direttori, vicedirettori e chi si sta occupando di tecnologie di comunicazione. Insomma, siamo davvero di fronte a un effettivo pericolo per la sicurezza nazionale?
Tra Cina e Stati Uniti
Strettamente connesso a quanto appena descritto troviamo il 5G di Huawei. Conte ha dovuto chiarire perché il governo abbia deciso di aprire le porte a una tecnologia bannata, giusto per fare un paio di esempi, da Londra e Washington. Qui entrano in gioco anche gli Stati Uniti perché, dal punto di vista geopolitico, Roma si trova esattamente a metà strada tra due fuochi. Negli ultimi anni il governo italiano ha mostrato la chiara intenzione di voler interagire con la Cina dal punto di vista commerciale. E questo ha subito fatto risuonare gli allarmi della Casa Bianca, che ha sempre considerato l’Italia una fidata alleata.
Il punto è che la maggior parte dei Paesi europei, dalla Francia alla Germania, pur restando saldamente nell’alveo atlantico e atlantista, sente l’impellente necessità di aprirsi a Pechino. Almeno per quanto riguarda gli affari. Tornando all’America, gli Usa hanno più volte chiesto all’Italia di smetterla con le aperture alla Cina, a maggior ragione in ambito tecnologico. Perfino all’interno della maggioranza giallorossa c’è chi non apprezza la mezza giravolta in favore di Pechino. Nel frattempo Conte ha riferito al Copasir la sua posizione. Chissà se in due ore avrà chiarito tutti i punti.
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