
Stavolta l’ennesimo strafalcione può costare assai caro al povero Giuseppe Conte. Che sperava, con la sua carismatica efficacia dialettica, di sbloccare le ultime resistenze del centrosinistra e di far entrare i Cinque Stelle nel salotto buono della politica milanese, aggregandoli al carro del vincitore, ossia il sindaco uscente Beppe Sala.
Al quale, ieri mattina, è andato il caffè per traverso quando ha letto il lunghissimo pistolotto dell’ex premier, pubblicato dal Corriere della Sera. Un ponderoso testo, studiato dalle migliori menti contian-grilline per dimostrarsi pronti a approdare nel nord produttivo e nella «capitale morale» del paese, laddove i 5Stelle, come ammette lo stesso Conte, hanno sempre rimediato pernacchie elettorali. Ma l’ex premier, senza rendersene conto, la spara grossissima: auspicando che Milano, «per il 2050» raggiunga «l’ambizioso obiettivo di diventare autosufficiente a livello alimentare» (e spiega anche come: con «la realizzazione di vertical farm nelle periferie», nientemeno), Giuseppi denuncia una realtà da favelas brasiliane, fin qui sconosciuta: «Duecentomila bambini vivono in povertà nella metropoli». Scrive proprio così: «duecentomila bambini» affamati, nelle bidonville di Milano, che attendono le sue «vertical farm» per poter finalmente mangiare.
Purtroppo a Milano, secondo gli ultimi dati, ci sono a malapena 175mila minori di 14 anni in tutto, compresi quelli sazi: la cifra sparata da Conte è irreale. Come gli fanno notare subito: «Conte non conosce Milano, ma neppure la matematica. Incompetenti», lo stronca la vice-ministra renziana Teresa Bellanova. «Affermazioni prive di fondamento», dice Giorgio Mulè da Forza Italia, ricordando poi come da premier Conte si fosse vantato di aver «abolito la povertà», tranne che a Milano evidentemente.
Accortisi della clamorosa topica, i 5S cercano di metterci una toppa peggiore del buco: «È un banale errore di battitura», spiega il milanese (e aspirante candidato sindaco della città) Stefano Buffagni, «voleva scrivere 20.000» ma gli è scappato uno zero in più. Peccato che «duecentomila», nel testo contiano, fosse scritto in lettere, e senza zeri. E peccato che il medesimo Buffagni, ad aprile, avesse commesso lo stesso «errore di battitura»: «C’è la piaga della povertà, nella ricca Milano: in città 200mila bambini sono sotto la soglia di povertà», dichiarò al Corriere. Ne devono essere proprio convinti, in casa grillina.
Il sindaco Sala, inconsapevole affamatore di bambini, tace. Ma a Conte fa arrivare una secca replica con la sua vice Anna Scavuzzo: «Intanto diciamo a Conte che 200mila bambini in città non ci sono, e che il tema della povertà lo stiamo affrontando in modo più serio, e non con numeri a caso». Ma ieri mattina il primo cittadino di Milano ha rassicurato in privato chi ancora teme che si possa arrivare ad una alleanza elettorale con M5s alle prossime Comunali: «Non se ne parla neppure», ha risposto recisamente ad alcuni alleati che lo chiamavano inorriditi per chiedergli se avesse letto la lettera di Conte. Tra loro anche Carlo Calenda, che appoggia il sindaco uscente con la lista I Riformisti, costituita assieme ai renziani di Italia viva e ai radicali di Più Europa, e che ha sempre posto come condizione il no ad inciuci con i grillini. Resta da vedere se Sala riuscirà, nei prossimi mesi, a resistere alle pressioni del Pd nazionale, che invece vorrebbe l’abbraccio con M5s ovunque, Milano inclusa. Per «sconfiggere la povertà» e sfamare i bambini grazie alle piantagioni verticali di Conte.
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