Il premier: “Sarò il garante del contratto”. Poi annuncia il reddito di cittadinanza, la fine dell’austerity e la flat tax. E sui migranti: “Metteremo fine a un business cresciuto con finta solidarietà”. Apertura alla Russia: “Basta con le sanzioni”
“Cambiamento”. È questa la patola che riecheggia, in continuazione, tra i banchi del Senato. Giuseppe Conte si presenta al Senato rivolgendo, prima di tutto, un saluto a Sergio Mattarella, “che rappresenta l’unità nazionale”, e chiedendo poi la fiducia sia alla squadra, che lui presiede, sia a “un progetto per il cambiamento dell’Italia che è stato formalizzato in un contratto, composto dai programmi” votati dagli italiani.
Di questo “cambiamento”, promette, si farà garante lui stesso per imprimere al Paese un’inversione di rotta per quanto riguarda immigrazione, lavoro, diritti sociali, taglio delle tasse e, financo, alleanze internazionali. Il tutto senza, però, indicare come riuscire a finanziare questa “rivoluzione radicale”.
“Assumo questo compito con umiltà ma anche con determinazione, con la consapevolezza dei miei limiti ma anche con la passione e l’abnegazione di chi comprende il peso delle responsabiluità che gli sono affidate – promette Conte in Aula – non sono mosso da nient’altro se non da spirito di servizio” (video). Per il nuovo governo è, come di consuetudine, Palazzo Madama il primo vero banco di prova. Qui, il nuovo governo può contare su 167 voti certi, sei in più rispetto alla maggioranza assoluta. In Senato infatti, ci sono 58 senatori della Lega e 109 del Movimento 5 Stelle. In realtà, però, a votare la fiducia ci dovrebbero essere almeno altri quattro senatori che faranno salire la maggioranza a quota 171. “Entrando per la prima volta in questo luogo avverto pesante la responsabilità per ciò che questo luogo rappresenta”, dice il premier che, durante il discorso in Aula, si definisce “il garante del contratto” sottoscritto da Matteo Salvini e Luigi Di Maio e elenca quelli che, a suo dire, sono i principali punti di svolta. “Se populismo è ascoltare bisogni gente – chiosa – allora lo siamo” (video).
Dal reddito di cittadinanza al lotta all’immigrazione clandestina (video), dal potenziamento della legittima difesa all’inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale. Dall’introduzione del daspo per i corrotti e dell’introduzione degli agenti sotto copertura alla svolta nelle politiche comunitarie, con una brusca interruzione delle politiche di austerity, e nei rapporti con Vladimir Putin (video), con l’impegno di interrompere le sanzioni alla Russia (“a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile”). Sono i punti cardine del discorso di Conte, anche se la parola che spende con maggiore enfasi è, appunto, “cambiamento”. “Presentarsi oggi nel segno del cambiamento – spiega – non è un’espressione retorica o propagandistica, ma una scelta fondata sulla necessità di aprirsi al vento nuovo che soffia da tempo nel Paese e che ha prodotto, all’esito delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, una geografia del consenso politico completamente inedita”. Per il resto quello di Conte è un lungo elenco dei desiderata che Salvini e Di Maio hanno infilato nel contratto di governo. Senza, però, indicare né le coperture economiche né le tempistiche entro cui realizzare questa sfilza di riforme.