
Giuseppe Conte si è messo in contatto col Quirinale per dialogare con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una delle fasi più calde per la tenuta dell’esecutivo di coalizione M5S-Pd-Italia Viva-LeU da lui presieduto.
Conte nell’occhio del ciclone
Sono settimane da tregenda per i giallorossi e per il premier che, dopo aver consolidato una centralità decisionale e politica decisiva durante i suoi primi due esecutivi e, soprattutto, dopo lo scoppio della pandemia appare sempre di più in balia della crisi di un governo che è divenuto un campo di battaglia.
I dossier si vanno accumulando: il Partito democratico contesta a Conte l’eccessivo individualismo su determinate questioni strategiche (come la gestione dell’intelligence) e ritardi nella definizione di un’azione programmatica definita; il Movimento cinque stelle ha subito diversi mal di pancia interni per la scelta del premier di firmare la riforma del Mes; Italia Viva vuole far pesare il suo ruolo di ago della bilancia mano a mano che Matteo Renzi trasforma in azione politica la sua sempre malcelata antipatia per il premier caricando a testa bassa sulla gestione del Recovery Fund; persino in LeU stanno nascendo voci critiche come dimostrato dallo smarcamento di figure come Stefano Fassina sul Mes.
Se in passato queste dissonanze esaltavano il ruolo di mediatore di Conte, ora il bersaglio è lui stesso. In un contesto reso più caotico dal fatto che la pandemia di coronavirus ha accentuato il decisionismo del presidente del Consiglio e portato Conte a svariate fughe in avanti. Di fronte all’ipotesi di una “verifica di governo” o addirittura di una crisi Palazzo Chigi si è voluto coordinare con il Quirinale.
La verifica del Colle
Che cosa si saranno detti Conte e Mattarella? Secondo Affari Italiani, nel dialogo “non si è potuto fare a meno di evidenziare il ruolo che in questa farse sta svolgendo Matteo Renzi (anche lui sarebbe stato ascoltato dal Colle)”. Mattarella ha sempre chiamato all’unità nazionale in nome della lotta al virus e da più parti è stato accertato che il Quirinale abbia mostrato irritazione per le fughe in avanti del premier. Certamente “il fatto che l’Italia sia diventata “maglia nera” d’Europa per numero di morti non aiuta e porta acqua al mulino di chi vorrebbe sostituire “Giuseppi”: la vera ragione d’essere di questo governo è la lotta al coronavirus in nome del quale tutto gli è stato concesso”. Di fronte a sbandamenti, incertezze e palesi emersioni delle principali dimenticanze politiche e organizzative dell’esecutivo il governo Conte II appare sempre meno indispensabile. Anche se non saranno certamente passate inosservate né avranno entusiasmato il Quirinale le manovre di “guerriglia” con cui Renzi, anche tramite l’intervista a El Pais, sta alzando la posta contro l’esecutivo, arrivando a mettere sul piatto un danno all’immagine internazionale del Paese per questioni di equilibri interni alla maggioranza.
Proprio prevedendo queste mine che ne avrebbero ostacolato il cammino Mattarella ha più volte chiamato al confronto interno tra le forze di maggioranza; alla scelta delle priorità per la ripresa del Paese; a un’agenda capace di condividere anche con le opposizioni la scelta delle mosse future di indirizzo dell’attività politica; a un confronto capace di svolgersi nelle opportune sede istituzionali. Di fronte a una situazione in rapido deterioramento è comprensibile supporre che il Presidente abbia voluto constatare la capacità di indirizzo di Conte e soprattutto l’effettiva volontà delle forze politiche di governo di procedere su un binario ben indirizzato.
La “dottrina Mattarella” non tutela Conte?
Del resto, che Sergio Mattarella intenda sondare gli umori della maggioranza è comprensibile nel quadro della sua dottrina presidenziale. Essa negli ultimi anni si è manifestata principalmente su due assi portanti.
Da un lato, un’opera di diplomazia personale e di moral suasion politica sulle forze alternatesi nelle maggioranze dei governi da lui nominati per mantenere dritta la barra del collocamento italiano nel campo europeo ed atlantico, da lui ritenuto presupposto fondamentale per la stabilità del Paese nel quadro internazionale e a cui ha condizionato la sua approvazione dei ministeri-chiave (Economia, Esteri, Difesa).
Dall’altro, il rifiuto di avvallare politiche “interventiste” sul Parlamento e crisi al buio capaci di scaraventare il Paese in preda a problematiche politiche e finanziarie. Da questa impostazione sono sorti sia il dietrofront che ha permesso la costituzione del primo governo Conte dopo il rifiuto della nomina di Paolo Savona al Mef nel maggio 2018 e la temporanea chiamata di Carlo Cottarelli come premier incaricato “neutrale” sia la paziente tessitura delle consultazioni che nell’estate 2019 hanno dato vita al governo M5S-Pd, pensato per evitare che un voto anticipato portasse l’Italia al 2020 in esercizio provvisorio di bilancio.
Ogni dialogo tra Quirinale e Palazzo Chigi va letto nella constatazione del fatto che mai Mattarella, da qui al gennaio 2022, derogherà da queste prescrizioni politiche. E che dunque Conte non può considerare la sua posizione garantita dal Colle. La spinta del Colle affinché il premier faccia una sintesi e apra una fase di dialogo si sarà senz’altro intensificata alla vigilia delle verifiche di governo che Conte intende compiere, ma al contempo è bene sottolineare che in caso di crisi dell’esecutivo sarà alle forze politiche nel loro complesso, e non ai singoli personaggi, che Mattarella farà l’appello per una pronta risoluzione che porti a un’ordinata risoluzione, sia che l’esito sia un rimpasto o un nuovo governo.
Il dialogo Conte-Mattarella è comunque significativo perché dà l’idea di quanto nel Paese si stia respirando aria di crisi di governo. Per Conte il fatto stesso di aver dialogato col capo dello Stato potrà fungere da elemento a suo favore nel confronto coi partiti ma, come abbiamo detto, non si tratta di un’assicurazione sulla vita: e anche le forze politiche dovranno ricordare i due presupposti della dottrina Mattarella qualora volessero muoversi per un nuovo esecutivo o un rimpasto interno all’attuale maggioranza. La situazione è in continua evoluzione. E, “sul palcoscenico e dietro le quinte”, come dice il sottotitolo di una recente pubblicazione de “La Vela” dedicata proprio al rapporto tra i due (“Conte e Mattarella”) il presidente del Consiglio e il capo dello Stato si muovono nel teatro della politica romana costruendo strategie che hanno diversi obiettivi: per Mattarella, la continuità delle istituzioni. Per il premier, la continuità di se stesso. E mai quanto in questa fase è difficile trovare una sintesi tra tali visioni.
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