Conte più distante dai dem, braccato da Dibba e Raggi

Giuseppe Conte, nel silenzio di Via di Campo Marzio, per una giornata fa da spettatore delle tensioni che attraversano le altre coalizioni. Teme di essere messo in discussione, dopo il voto, dal duo Virginia Raggi-Alessandro Di Battista. Intanto mostra il suo disappunto per l’atteggiamento tenuto da Verdi e Sinistra Italiana nella conduzione della trattativa che ha portato a siglare l’accordo con il Pd.

Giovedì il leader pentastellato aveva invitato il co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli a «non usare il M5s per negoziare con il Pd». Il giorno successivo, di fronte alle apparenti difficoltà nel centrosinistra, aveva rilanciato sulla possibilità di ravvivare il dialogo con i rossoverdi, con l’obiettivo di guidare un terzo polo di sinistra alternativa, da contrapporre alle due coalizioni principali di centrodestra e centrosinistra. Ieri ancora accusava rossi e verdi di «allearsi con la Gelmini e Calenda». Ma il tentativo di un fronte di sinistra alla Mélenchon era naufragato già nelle settimane scorse a causa della pretesa di Conte di voler essere l’unico frontman di questo schieramento a sinistra del Pd, almeno stando a quanto riportano i numerosi critici di Conte che ancora si annidano nel M5s. Un altro peccato di vanità da parte dell’avvocato, secondo diverse voci interne ai Cinque Stelle.

Conte che invece non ne vuole sapere di riallacciare i rapporti con il Pd di Enrico Letta. Perciò a Campo di Marzio, in mattinata, passa sottotraccia la proposta di Nicola Fratoianni di riaprire il tavolo del centrosinistra al Movimento. L’ex premier, con la sua agenda sociale, punta ad attrarre l’elettorato di sinistra deluso dal ripiegamento di Bonelli e Fratoianni. Perciò attacca Draghi, che pure ha sostenuto fino all’astensione sul Dl Aiuti. «Si parla di credibilità internazionale ma non ho visto ancora risultati sul tetto al prezzo del gas e un Recovery per l’energia», spiega in un’intervista al Quotidiano Nazionale. Poi definisce «improbabile» il ritorno a un’alleanza con il Pd dopo le elezioni. Spazio sempre alle bordate all’ex grillino Luigi Di Maio: «Vederlo alla ricerca di un seggio sicuro per sé, fra lo sconcerto di chi lo ha seguito e l’indignazione degli elettori Pd chiamati a votarlo, è uno spettacolo desolante».

Intanto ieri si sono aperte le autocandidature per le parlamentarie che dovrebbero tenersi il 16 agosto sulla piattaforma SkyVote. Le incognite sono sempre Raggi e Di Battista. I due marciano divisi e colpiscono uniti all’indirizzo di Conte e tentennano sulla loro candidatura, seppure entrambi possano correre secondo le nuove regole del M5s. Dibba se la prende anche con Grillo. L’ex sindaca, più scaltra, concentra i suoi attacchi sull’attuale leader stellato. Il sospetto, tra i contiani, è che la coppia aspetti al varco l’ex premier dopo il risultato del voto. Per i vertici del Movimento la soglia psicologica è quella del 10%. Un bottino al di sotto di cui si aprirebbe la contesa per la leadership. Raggi e Di Battista già scaldano i motori.


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