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Il vertice online indetto oggi dal Movimento 5 stelle sapeva di resa dei conti tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio dopo i duelli verbali ad alta intensità delle ultime settimane. Il processo è stato avviato e il dossier contro Luigi Di Maio aperto. A poco più di 24 ore dalla risoluzione parlamentare sulle armi in Ucraina che potrebbe far vacillare il governo, il Movimento tira dritto e ha convocato un Consiglio nazionale. Al ministro degli Esteri sono state contestate le ultime dichiarazioni fatte “senza confronto interno” sulla debacle elettorale e la leadership di Giuseppe Conte e “in contrapposizione” sull’invio di armi all’Ucraina. “Forte rammarico per le parole di Di Maio“, si è limitato a commentare Giuseppe Conte durante il Consiglio nazionale. Nessun accenno – per il momento all’espulsione ipotizzata da alcuni partecipanti.
La paventata scissione da parte dei sodali di Conte al momento risulta rinviata. La posizione dei due appare più distante che mai, soprattutto sulle armi da inviare in Ucraina, e non sembra sia possibile arrivare a una risoluzione. Ma Giuseppe Conte stavolta non ha voluto strappi con il ministro degli Esteri, anche se la scissione appare solo rinviata e non accantonata. “Non compete al Consiglio nazionale espellere Di Maio“, ha sottolineato Lorenzo Borrè, l’avvocato dei ricorrenti del M5s, a poche ore dall’inizio del vertice pentastellato. “Deve essere avviato un procedimento disciplinare ad opera del Collegio dei probiviri su istanza motivata del presidente, cioè di Conte“, ha detto ancora l’avvocato, evidenziando l’impossibilità formale di procedere alla scissione durante il Consiglio. Ma a parte questo elemento, Lorenzo Borrè ha anche sottolineato come “non ci sono i presupposti per l’avvio di una sanzione disciplinare. Perché al momento sono state espresse solamente delle opinioni. Da parte di Di Maio non è rilevabile alcuna condotta divergente dalle decisioni legittimamente adottate dal gruppo“.
Tanto rumore per nulla, si potrebbe dire davanti al caos sollevato negli ultimi giorni dai fedelissimi di Conte, che già avevano messo Di Maio alla porta. Le due ali dovranno coesistere da separati in casa fino a una soluzione definitiva, che non preannuncia comunque imminente. E Giuseppe Conte potrebbe fare dei passi indietro rispetto alle sue soluzioni durante la risoluzione parlamentare, rendendo di fatto nulli i proclami che presagivano un’uscita dal governo.
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