
Fdi, con il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, difende la proposta di legge sul reato di tortura, perché «può servire di stimolo ad aprire un dibattito volto a tipizzare, in modo chiaro e nitido, il reato di tortura. E perché quella proposta – sempre per Foti – è «un punto di partenza che può essere declinato in ragione della comune sensibilità delle varie forze politiche». Ma per Giuseppe Conte, leader grillino, e per l’opposizione in generale, ogni occasione è buona per strumentalizzare (e per etichettare gli avversari politici come paleo-conservatori). La parola d’ordine dei meloniani è circoscrivere meglio le fattispecie di interesse, consentendo alle forze dell’ordine – ha aggiunto Foti – «di poter intervenire senza che subito dopo si attivi una caccia alle streghe, e – dall’altra – di non garantire alle stesse alcuna immunità o zona franca».
La reazione dell’ex presidente del Consiglio giallorosso e gialloverde è nell’espressione «attacco allo stato di diritto». Quello che per l’avvocato originario di Volturara Appula starebbe mettendo in atto il governo. Per Conte, Fdi vorrebbe addirittura «farci percorrere a ritroso il cammino di civiltà fin qui compiuto». Critiche anche da parte del Terzo polo. «Nordio, appena insediato, ha dichiarato di voler ‘velocizzare il corso della giustizia, depenalizzare e ridurre il numero dei reatì. Quelli di FdI lo hanno preso in parola nell’unico caso in cui non dovevano: il reato di tortura. Per il resto è solo un: tutti in galera», ha scritto via Twitter il parlamentare Davide Faraone. Ma l’iniziativa – come ha specificato Foti – è parlamentare e non di governo. E può inoltre risultare essenziale per aprire una dialettica sul quadro normativo esistente.
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