Igor il russo sabato ha ucciso una guardia ambientale volontaria, Valerio Verri, e ferito un agente provinciale che l’avrebbe riconosciuto Imponente spiegamento di forze per il rastrellamento intorno a Molinella. Il covo dell’assassino forse in una palude. Cecchini e paracadutisti sul posto. L’appello del pm: “Siate prudenti”.
MOLINELLA (BOLOGNA) – Fare attenzione, per la delicatezza del momento e perché il ricercato è una persona “estremamente pericolosa: lo dimostra quello che ha fatto in questi giorni”. E’ il messaggio lanciato dal procuratore di Bologna Giuseppe Amato, attraverso i giornalisti fuori dalla caserma di Molinella, quartier generale delle indagini e della battuta di ricerche in corso sugli omicidi di Budrio e Portomaggiore.
“Bisogna avere prudenza nel muoversi, fare attenzione alle persone che si incontrano”, ha detto Amato, consigliando alle persone, in caso di incontri di segnalare “tempestivamente alle forze di polizia senza intervenire direttamente. Non può non essere armato”
Va avanti da sabato sera la caccia serrata a Igor Vaclavic, il presunto killer di Budrio che si sarebbe macchiato di un altro gravissimo delitto: dopo l’omicidio del barista a Budrio, una settimana fa. Igor “il russo” avrebbe ucciso sabato sera un volontario guardiapesca, Valerio Verri di Portoverrara, 62 anni, e ferito una guardia provinciale, Marco Ravaglia, 53, che lo avevano fermato per un controllo antibracconaggio casuale nei pressi di Portomaggiore, in provincia di Ferrara. Sarebbe stato Ravaglia, ricoverato in condizioni non gravi per una ferita da proiettile al braccio, a riconoscere nell’aggressore l’uomo della foto segnaletica diffusa dalle forze dell’ordine dopo il delitto di Budrio: Vaclavic.
“E’ una ricerca difficoltosa dovuta anche alla situazione logistica dei luoghi, piena di case abbandonate, di arbusti, boscaglie, corsi d’acqua”. Così dice il procuratore di Ferrara, Bruno Cherchi. “Quindi anche l’attività dei carabinieri e dei reparti speciali non è semplice, perché bisogna battere il territorio palmo a palmo, con le difficoltà anche soggettive di trovarsi di fronte ad una persona inseguita per fatti di rilevante gravità”.
L’omicida sabato sera ha sparato cinque colpi, tre per ferire Ravaglia, 53 anni, mentre due hanno ucciso Verri. Secondo una ricostruzione la pattuglia ha accostato per fermare il Fiorino bianco durante un perlustramento anti-bracconaggio sulla provinciale Mondonuovo a Trava di Portomaggiore, verso le 18.40. Il killer avrebbe sparato con una pistola, forse la calibro 9×21 già usata per il delitto di Budrio, prima colpendo Ravaglia che si trovava al posto di guida. Poi Verri sarebbe uscito per accennare una reazione ed è stato raggiunto da due colpi. Ravaglia è stato ricoverato all’ospedale Bufalini di Cesena e operato; non è in pericolo di vita.
E’ Igor Vaclavic, dunque, l’uomo che polizia e carabinieri hanno cercato tutta la notte e continuano a cercare con il supporto di reparti speciali e dei vigili del fuoco. Le ricerche sono concentrate in particolare nell’area dell’oasi di Marmorta di Molinella, al confine tra le province di Ferrara e Bologna, un’oasi di una ventina di chilometri che ha anche ampi tratti boschivi nei quali il fuggiasco potrebbe essersi nascosto dopo la fuga.
Per tutta la notte le voci si sono inseguite: chi giurava di aver sentito degli spari, chi affermava che il fuggiasco avrebbe sparato anche a dei cani il cui abbaiare lo avrebbe potuto smascherare, chi aveva visto l’elicottero inseguirlo con i fari puntati lungo gli argini. Più volte s’è sparsa la notizia della cattura, ma bastava vedere le facce sempre più tese e sconsolate dei carabinieri impegnati nella battuta per avere smentita.
Il via vai incessante di mezzi e uomini dei carabinieri dalla caserma di Molinella, quartier generale di questa caccia all’uomo, è andato avanti per tutta la notte e fin dalle prime luci dell’alba. Centinaia di militari, anche di corpi speciali, sono impegnati a setacciare palmo a palmo terreni e casolari. I posti di blocco si susseguono, ognuno a poche centinaia di metri. All’interno della caserma sono arrivati i vertici dell’Arma per studiare la situazione.
Il comando generale dei carabinieri ha disposto nella immediatezza dei fatti l’impiego simultaneo del primo reggimento dei paracadutisti Tuscania, dello squadrone eliportato da Vibo Valentia, e di 24 unità del gruppo intervento speciale per agire dall’aria e da terra con tiratori scelti per eventuali situazioni risolutive. Sono in atto controlli con un impiego di 150 carabinieri per turno
Il latitante potrebbe avere una sorta di covo nella palude, all’interno delle oasi naturalistiche di Marmorta e Campotto, dove potrebbe essere rimasto nascosto in questi giorni e dove forse stava facendo ritorno ieri sera, quando è stato intercettato da una pattuglia dei Carabinieri.
Cani molecolari in campo per fiutare le tracce del ricercato. Gli animali addestrati alle ricerche sono stati utilizzati per annusare il Fiorino abbandonato sabato sera, nella speranza di individuare una scia nelle campagne dove si è dato alla fuga. Nel furgoncino sono stati ritrovati una bicicletta e un giubbotto.
Igor il russo è braccato da giorni dalle forze dell’ordine per l’omicidio del barista di Budrio Davide Fabbri, 52 anni. L’uomo è stato freddato esattamente una settimana fa nel suo bar di Riccardina di Budrio da un colpo di pistola. Il rapinatore aveva due armi: un fucile, che il barista ha tentato di togliergli, e anche una pistola con cui poi l’ha colpito mortalmente. Vaclavic risulta soggiornare in Italia dal 2000, ma avrebbe dovuto essere già stato espulso.
Il ritratto che ne fanno gli investigatori è quello di un uomo feroce,spietato, disperato, un animale ferito e braccato, pronto a tutto. Questo è sicuro. Che sia davvero russo invece no, pare piuttosto che venga dalla ex Jugoslavia. Comunque sia, viene dall’inferno. Ha ucciso ancora. Ancora di sabato sera. Non lontano di molto da dove una settimana prima aveva ucciso Davide Fabbri.. “Aveva occhi di ghiaccio, senza pietà” ha raccontato la moglie della vittima.
Detto anche “il ninja”, Vaclavic sarebbe un ex militare di 40 anni, un soldato da prima linea, addestrato per ammazzare, già due volte espulso dall’Italia – provvedimento evidentemente inapplicato – e ricercato dal 2015 per tre rapine nel Ferrarese. Da due anni vive alla macchia, nascondendosi tra paludi, fienil, fossi, argini e campi nei casolari abbandonati emiliani. Un lupo solitario. Il suo ex avvocato Stefania Smanio dice: “Non ha bisogno di armi, è lui stesso un’arma”. La Russia non lo ha ma voluto indietro negandone la nazionalità.
È un fantasma, quel poco che si sa di lui è quel che ha raccontato di sé in galera. Tutti i documenti ufficiali sono vaghi e lacunosi. Un delinquente come tanti che non meritava particolari approfondimenti finché non si è rivelato un mostro.
Non specialmente alto e massiccio , un metro e settantacinque, ma molto atletico, conoscerebbe correttamente addirittura sei lingue. Ma parla poco, il minimo indispensabile, riferisce chi l’ha conosciuto in carcere dove non creava grane e si faceva i fatti suoi. Sta in Italia da quasi diciassette anni questo soggetto , fuggito – si racconta o si romanza – da un passato oscuro. Una storia di vendette e diserzione sul fronte ceceno, avrebbe lui stesso favoleggiato.
Qui all’inizio avrebbe lavorato come operaio in un’azienda del Ferrarese. Ma nel 2007 venne arrestato per cinque rapine tra Rovigo e Ferrara. Lo chiamavano “il ladro ninja” perché se ne andava in giro a derubare contadini con la calzamaglia in testa, una fascia verde sulla fronte, una balestra, la faretra sulla spalla e il coltello militare legato alla gamba.Faceva più colore che orrore, all’epoca. Lo presero e si beccó oltre due anni di carcere, insieme al primo inutile decreto di espulsione.
Nel 2010 lo acciuffarono ancora dopo un’altra serie di rapine a colpi di ascia con un casco da moto in testa: cinque anni e mezzo di reclusione, al secondo giro, e altro foglio di via. Ma tornato fuori dal 2015, non ha cambiato paese, non ha cambiato vita, non ha certo messo a frutto le letture che dicevano avesse fatto durante la detenzione. Era stato anche accusato, ma assolto, di essere a capo di una banda coinvolta nel rapimento finito con la morte di Pier Luigi Tartari, un pensionato. Latitante e clandestino dunque da un paio di anni avrebbe derubato il 29 marzo scorso una guardia giurata della sua rivoltella Smith & Wesson calibro 9. Lo stesso che ha ucciso Davide Fabbri a Budrio e quasi certamente anche il guardapesca di Portomaggiore. La Repubblica.it