«Continuo a rivederela scena di quel giovane che sparava contro di noi». «Mi ha puntato il mitra in facciadopo aver ucciso i miei compagni». Il riccionese Ciro Vanucci ferito dai terroristi: «L’arma si è inceppata»

Police officers are seen on the pavement outside parliament in TunisATTIMI che sono durati un’eternità. Ciro Vanucci, 52 anni, riccionese d’adozione, dipendente della Marr Sfera in via Pennabilli, la può raccontare. Ha visto la morte in faccia, nel vero senso della parola: era dentro il museo Bardo, a Tunisi, quel maledetto 18 marzo. ed è rimasto soltanto’ ferito ad un polpaccio nell’attacco mortale. «Come sto? racconta al telefono dal suo letto nella clinica di Palma di Maiorca dove è stato ricoverato fino a ieri pomeriggioStanco. Voglio solo tornare a casa. Ho vissuto davvero un incubo». Non vorrebbe parlare, poi si lascia andare al racconto: «Ero sceso dalla Costa Fascinosa insieme ad un bel gruppo di italiani. Mi ero regalato una crociera per fare una vacanza di una settimanaspiega l’operaio. La famiglia era rimasta a casa. Noi italiani eravamo entrati nel museo ed avevamo già visto i mosaici. Siamo saliti al piano di sopra, all’improvviso abbiamo sentito dei colpi ed abbiamo visto la gente che scappava. Io ed altri cinque, alcuni credo fossero di Torino, ci siamo rifugiati in un angolo di una stanza per la paura. All’improvviso è arrivato un terrorista che, armato di mitra, ha iniziato a sparare all’impazzata». La descrizione di Vanucci è da brividi: «Il terrorista, un giovane, ha sparato ed ho visto due miei compagni di viaggio cadere a terra. Erano morti. Altri tre erano feriti gravemente. Io sono stato raggiunto da un colpo al polpaccio sinistro. Perdevo sangue, ma mi sono rialzato, in quel momento il terrorista ha preso il mitra e ha mirato verso di me. Penso che volesse finirmi. Ha puntato l’arma contro di me, è stato un attimo che è durato una vita intera. Ho avuto una paura pazzesca, indescrivibile. Poi ho sentito un clic. Credo che il mitra si sia inceppato o abbia finito le munizioni. Ho pensato Avrei potuto essere anche io fra quei morti’. Il terrorista se ne è andato ed io ero vivo. Sono rimasto ancora là mentre sentivo grida e spari. Non mi faccia aggiungere altro». Ciro non vorrebbe più parlare, poi aggiunge: «Dopo mezz’ora sono arrivate le forze di sicurezza che ci hanno portato fuori. Per i miei compagni era troppo tardi. Io sono stato trasferito in un primo tempo all’ospedale di Tunisi, poi sono trnato sulla nave». Ma la sua ferita, durante il viaggio, è peggiorata: da qui la necessità di un ricovero in una clinica di Palma di Maiorca fino a ieri pomeriggio. Alle 17 era però all’aeroporto di Maiorca, pronto per il rientro. «Questa notte non sono riuscito a dormire. Ho rivisto quella scena di morte con il terrorista pronto a spararmi addosso. Ho dovuto prendere delle pasticche per calmarmi. Per fortuna che i miei figli erano a casa, che non erano venuti con me. Se sono vivo, devo ringraziare davvero qualcuno lassù in alto».
I MORTI
Sono 23 le vittime dell’assalto al museo del Bardo, tutti turisti. Quattro quelle italiane. L’Isis ha espresso il proprio plauso per l’azione
Fonte: Il Resto del Carlino