Giovedì in un ufficio della Procura di Rimini, veniva sentito Giuseppe Roberti, ex presidente della Banca commerciale sammarinese, l’istituto di credito nel quale aveva trovato casa il conto Mazzini. Roberti è stato interrogato su rogatoria del Tribunale di San Marino ed è considerato ‘l’uomo chiave’ dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Podeschi con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di tangenti. In riviera Roberti è stato interrogato da Simon Luca Morsiani, un interrogatorio lampo durato poco più di un’ora.
L’EX PRESIDENTE della Bcs, assistito dagli avvocati Francesco Pisciotti di Rimini e Rossano Fabbri di San Marino, in Repubblica indagato per associazione a delinquere e tangenti, ha rilasciato dichiarazioni spontanee producendo anche una memoria di quattro pagine, in cui spiega come negli anni in cui si concentra l’indagine, dal 2004 in poi, funzionava il sistema San Marino.
Roberti ha anche spiegato che i soldi per la politica che transitavano sugli ormai tristemente famosi libretti al portatore ai quali venivano affibbiati i nomi più fantasiosi, erano destinati ‘al voto estero’ e ai partiti. Quindi, non potendo girare le somme direttamente sui conti dei partiti, erano stati aperti quei libretti. Naturalmente si è parlato anche del ‘ Mazzini’, aperto da un’impiegata della fiduciaria.
Un punto essenziale della memoria di Roberti, poi, il ruolo di Gilberto Canuti ex direttore generale della Bcs, indagato per gli stessi reati. «Che credibilità può avere un direttore — ha sostenuto Roberti — che aveva le seconde chiavi e ha aperto le cassette di sicurezza della banca?». Roberti, che fino ad oggi non ha mai fatto nomi di politici, ora annuncia nuove rivelazioni sul ruolo dell’attuale ministro delle Finanze, Claudio Felici.
L’ex funzionario ha dichiarato che in quegli anni «nel sistema San Marino si consentiva l’anonimato bancario e quindi i libretti al portatore».
Il Resto del Carlino