Conto Mazzini: tutto è partito grazie a un articolo di David Oddone ripreso dal Corriere della Sera

oddone grassoL’opera di pulizia del marciume a San Marino, culmina il 12 maggio 2015 quando viene spiccato il decreto di rinvio a giudizio per 21 indagati, più sei persone giuridiche.

Parliamo della madre di tutte le inchieste, quella sul cosiddetto conto “Mazzini” che ha dato il via alla tangentopoli in salsa sammarinese. Le accuse a vario titolo vanno dal riciclaggio all’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e a tutta un’altra serie di reati descritti nell’ordinanza: si parla anche di corruzione e condizionamento del libero esercizio del diritto di voto.

Sotto processo come noto sono finiti ex Capitani Reggenti, ex segretari di Stato e consiglieri. Ma il filone di questa indagine lo ricordiamo, parte nel lontano marzo 2012. Ad accendere la miccia è stato, a fine gennaio, un articolo a firma di David Oddone, ripreso dal Corriere della Sera (http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/14/tesoro_nascosto_San_Marino_Picasso_co_9_120314035.shtml).

Si parlava dei caveau delle agenzie di sicurezza e delle blande norme antiriciclaggio. A quel punto, dopo la pubblicazione di quel pezzo-denuncia che finisce addirittura nelle carte dell’inchiesta, si alzano le antenne del più importante magistrato inquirente di allora, la dottoressa Rita Vannucci (oggi non più in forza al tribunale sammarinese).

Parte la “caccia” alle cassette in odore di riciclaggio. E da quelle della finanziaria Finproject, emerge un po’ di tutto. Dalla perquisizione viene trovata l’agenda in cui si descrivono le connessioni tra affari e politica, tra riciclaggio e finanziamento illecito ai partiti. Intrecci di cui si avrà in seguito conferma attraverso i movimenti del conto alla Banca Commerciale (Bcs), intestato a quel “Giuseppe Mazzini”, che darà la “paternità” alla maxi inchiesta che per l’ennesima volta ha cambiato la faccia del Monte Titano. Il resto è cronaca odierna.

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