Contratto privatistico e precariato: il Governo rispetterà l’accordo firmato?

 di Alessio Muccioli – Segretario FUPI/CSdL Federazione Unitaria Pubblico Impiego

Lo scorso dicembre è stato siglato un accordo tra Governo e Federazioni Pubblico impiego che impegna le parti a concludere le due partite del contratto privatistico (entro giugno) e del precariato su posizioni in organico (entro settembre). Secondo quanto sancisce questo accordo, al fine di risolvere le due questioni (in particolare quella sul precariato organico), è importante l’elaborazione del fabbisogno per la PA.

Dobbiamo purtroppo rilevare che non sono stati fatti passi in avanti negli ultimi mesi rispetto alle tematiche di cui sopra; sembra addirittura che non sia neppure iniziata l’elaborazione del fabbisogno della PA (speriamo vivamente che qualcuno ci smentisca con cifre e dati!).

A questo punto sorge il dubbio che il Governo abbia siglato tale accordo senza avere la reale intenzione di trattare su queste questioni, ma solo per far ripartire il confronto sugli altri temi della PA che le Federazioni Pubblico Impiego CSU avevano deciso di bloccare nell’autunno scorso, fino a quando non si fosse siglata un’intesa riguardo alla trattativa sul precariato.

Speriamo vivamente non sia così; ciò che a noi più interessa è la definizione dei diritti, di tutta quella parte relativa alle norme rispetto ai due status giuridici presenti nella Pubblica Amministrazione. Non abbiamo pretese assurde; crediamo solamente che il tergiversare e il rimandare le risposte concrete non possa che peggiorare le varie situazioni. È di vitale importanza dare risposte in un momento in cui le voci più disparate si rincorrono, risposte che siano segnali della volontà innanzitutto di riconoscere i diritti dei lavoratori precari.

L’accordo firmato in dicembre deve essere rispettato, anche per dare un segnale forte; entro le date riportate, per serietà e rispetto verso i lavoratori, le parti in causa devono definire gli accordi. E’ ovvio che l’ambito di trattativa dovrà tenere conto del particolare momento socio-economico, ma tutto ciò non va strumentalizzato a danno dei lavoratori, ovvero di chi, da anni, giorno dopo giorno sta aspettando la conferma della stabilità di un posto di lavoro. E a danno di chi, da anni, rimette diritti normativi e quattrini sentendosi ripetere continuamente che sarà stabilizzato.