Cooperazione sanitaria internazionale, nel 2019 in Emilia-Romagna assistiti 70 bambini provenienti da Paesi extra Ue

Bisturi, chirurgo, sala operatoriaSoprattutto bambini, poi donne, uomini, malati cronici. Sono i pazienti affetti da gravi patologie che ogni anno vengono accolti nelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini, per ricevere le cure di cui hanno bisogno.

Un aiuto concreto che la Regione Emilia-Romagna offre a persone provenienti da Paesi extra Ue, dove non esistono o non sono facilmente accessibili competenze medico-specialistiche per il trattamento di specifiche patologie, grazie al Programma annuale di assistenza a persone straniere.

Nel 2019 sono stati 99 i pazienti, di cui 70 (oltre il 70%) con meno di 14 anni, trasferiti nelle strutture regionali per ricevere prestazioni sanitarie di alta specialità, come ad esempio interventi di chirurgia pediatrica o conseguenti a patologie tumorali e cardiopatiche. Il punto sull’assistenza fornita dal servizio sanitario regionale attraverso questo Programma umanitario – attivo dal 2001 e adottato d’intesa con il ministero della Salute – è stato fatto oggi in Giunta. 1,5 milioni di euro le risorse impegnate, confermate per lo stesso importo anche per il 2020. 

Il Programma, che  dà attuazione a una legge nazionale (la 449 del 1997) e fa riferimento al Documento di indirizzo programmatico approvato ogni tre anni dall’Assemblea legislativa regionale, indica come territori oggetto degli interventi umanitari Albania, Argentina, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Cuba, Egitto, Eritrea, Etiopia, Libano, Libia, Marocco, Moldavia, Montenegro, Mozambico, Senegal, Territori dell’Autonomia Palestinese, Somalia, Tunisia, Kossovo, Serbia e popolo Saharawi proveniente dai campi profughi algerini.

Oltre agli interventi sanitari da effettuare nelle strutture emiliano-romagnole, il Programma prevede il trasferimento di risorse nei Paesi da aiutare, come medicinali, apparecchi e personale medico, e lo scambio di esperienze professionali e gemellaggi tra ospedali; ci sono anche progetti specifici di prevenzione e diffusione di conoscenze igienico-sanitarie.

I Paesi di provenienza più frequentemente interessati sono stati: Albania (29 casi), Bosnia (15), Zimbabwe (14), Kosovo (8), Marocco (6), Serbia (6), Moldavia (4), Ucraina (4), Bielorussia (3) e Saharawi (3). Le Aziende sanitarie coinvolte negli aiuti umanitari sono state: Azienda Usl della Romagna (32 casi), Azienda Ospedaliera di Bologna (26), Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna (16), Azienda Usl di Piacenza (8), Azienda Usl di Reggio Emilia (6), Azienda Ospedaliera di Modena (5), Azienda Ospedaliera di Ferrara (3), Azienda Ospedaliera di Parma (2), Azienda Usl di Bologna (1 caso).

Da quando il Programma è attivo (2001-2019) sono stati curati 2.021 pazienti: 1.494 con meno di 14 anni e 527 con oltre 14 anni.


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