
(ANSA) – SULMONA, 13 NOV – Avrà i cognomi della madre e della
sua compagna, che ne ha ottenuto formalmente l’adozione, un
bambino della Valle Peligna. Lo ha stabilito il Tribunale per i
minorenni dell’Aquila, accogliendo il ricorso presentato per
conto della coppia dall’avvocato Barbara Ranucci del Foro di
Sulmona. “Nel caso di specie – si legge nel provvedimento del 9
novembre – non si può non tener conto delle situazioni da tempo
esistenti e cristallizzate: il minore è nato e cresciuto con le
componenti la coppia, instaurando con loro, madre biologica e
compagna, un legame inscindibile che, a prescindere da qualunque
classificazione giuridica, nulla ha di diverso rispetto a un
vero e proprio vincolo genitoriale. Negare al minore i diritti e
i vantaggi che derivano da questo rapporto costituirebbe
certamente una scelta non corrispondente all’interesse del
minore, che, come indicato dalla Corte Costituzionale stessa,
dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Corte di
Cassazione, occorre sempre valutare in concreto”.
Si tratta della prima sentenza del genere in Abruzzo. Le due
donne convivono dal 2014 e hanno deciso di fare ricorso alla
procreazione assistita affinché una delle due potesse diventare
madre biologica. Subito dopo la nascita del piccolo hanno
proseguito il percorso che le ha portate al matrimonio in
Comune. L’istruttoria ha accertato la positività del contesto
familiare e socio-ambientale, nonché la fitta rete di sostegno
costituita dalle risorse parentali. Il Tribunale ha constatato
inoltre un rapporto tra le due donne forte e ben equilibrato,
oltre che consolidato nel tempo. E l’intero nucleo familiare è
risultato ben inserito nel contesto socio-ambientale.
“Ho intrapreso e abbracciato con entusiasmo quanto desiderato
dalla coppia innanzitutto perché sono fermamente convinta che
non debbano esistere discriminazioni di qualsivoglia natura –
spiega l’avvocato Ranucci – In secondo luogo perché ho avuto
modo di sincerarmi in ordine al profondo legame tra il minore e
la coppia. Ho inteso questo mio ricorso come una sorta di sfida
in quanto in Italia sono state emanate pochissime sentenze
simili a questa e posso affermare con ragionevole certezza che
in Abruzzo è la prima”. (ANSA).
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