“COPRILO E ANDIAMO AVANTI”: L’ULTIMO SFREGIO ALLA DIGNITÀ UMANA … di Domenico Gasperoni

Riceviamo e pubblichiamo

Un colpo al cuore mi ha colpito, ascoltando questo sfogo di un’operatrice socio sanitaria monzese, che lavora nell’inferno del Coronavirus.

“Quando mi sono avvicinata al letto e ho visto che il paziente era morto, l’infermiere mi ha detto: coprilo e andiamo avanti. In quel momento ho avuto una grande stretta al cuore. Non capivo, ma poi mi sono resa conto che non era cinismo, ma l’unico mezzo che abbiamo a disposizione per proseguire e salvare vite. Quando abbiamo finito il giro sono tornata da quel paziente e l’ho sistemato un po’, non potevo vederlo in quello stato”.

 Ci hanno proposto e imposto il distanziamento sociale dai vivi. Comportamento necessario e virtuoso. Ma è una situazione anti umana. Mi vien da dire contro natura. Guardarsi in faccia. Dialogare. Scambiarsi sensazioni. Dire grazie per un affetto. Rimproverarci un tradimento. Esprimere solidarietà. Asciugare una lacrima.  Questi sono gli anelli che formano la catena umana fra i vivi.   Purtroppo le malvagie dinamiche del contagio, ci hanno imposto un secondo distanziamento. Lo chiamo distanziamento dalla morte. Il coronavirus ha sfregiato l’ultima dignità, la dignità del morire. Ci ha rubato millenni di civiltà. Ci ha defraudato del più prezioso tesoro umano: la pietas. La pietas, nella cultura sia pagana che cristiana, era il cordono ombelicale che legava l’uomo alla divinità. Che alimentava il rapporto vitale con l’ultra-mano.

La pietas coinvolgeva anche il rapporto con i morti, specie il rispetto per la sepoltura. Valori poi sacralizzati dalla cultura cristiana.

 Permettetemi una citazione poetica:   E uscir del teschio, ove fuggìa la Luna, | l’ùpupa, e svolazzar su per le croci | sparse per la funerea campagna, | e l’immonda accusar col luttuoso | singulto i rai di che son pie le stelle | alle obblîate sepolture.“ (Ugo Foscolo ,Dei sepolcri). 

Continua l’infermiera: “Siamo arrivati a un punto tale che manca il cosiddetto decoro del defunto. I parenti non gli possono stare accanto, non gli possono stringere la mano quando muoiono, né vederli dopo. E non abbiamo neppure il tempo di occuparci immediatamente di loro: lavarli, vestirli, metterli a posto per l’ultimo viaggio”.

 Il più terribile torto è quello del furto del nome. Il silenzio sui nomi. La ferrea legge della privacy oblia la individualità e l’ esclusività della morte nella bruma della schiera degli anonimi: le vittime. La promiscuità della morte   riguarda soprattutto gli anziani. “C’è un nonnino – dice ancora l’infermiera-che ogni volta che passo a misurargli la febbre mi ringrazia con le lacrime agli occhi”. 

Concludo un po’ amaramente. Il mondo degli anziani ( mia nipotina Matilde mi dice: tu sei diversamente giovane) è un tesoro a perdere. Prima li abbiamo resi muti e sigillati nello loro emozioni, dati in appalto alla badanti (che comunque vanno ringraziate). Oggi il coronavirus li abbandona nella fossa comune delle fragilità e maggiori rischi del contagio. Tanto loro sono…. Ho letto che l’epidemia farà perdere alla fine almeno l’8% del Pil. Un disastro. Ma nessuno conteggia la enorme percentuale di perdite del tesoro nazionale di saggezza, di memorie e di sacrifici dei nonni?

Domenico Gasperoni