Si tratta della seconda vittima del coronavirus fuori dalla Cina, dopo il decesso di domenica nelle Filippine. Il numero di morti sul territorio del Dragone è arrivato a 425, con l’aumento più grande dall’inizio della crisi, 64 in un solo giorno.
Non accenna a rallentare l’epidemia di coronavirus. Secondo i dati diffusi questa mattina dalla Commissione sanitaria cinese il numero di morti sul territorio del Dragone è arrivato a 425, con l’aumento più grande dall’inizio della crisi, 64 in un solo giorno. I contagi confermati sono saliti di 3235 unità, superando quota 20 mila. Intanto è stato registrato il primo decesso nella provincia autonoma di Hong Kong, dove infuria una polemica politica sulla chiusura dei confini con la Cina continentale. L’ex colonia inglese fu colpita in maniera molto pesante dall’epidemia di Sars del 2003, con 299 decessi sui quasi 800 complessivi.
Tutti i morti nello Hubei
Che il bilancio peggiorasse era previsto, l’epidemia non ha ancora raggiunto il suo picco. Alcuni modelli predittivi lo collocano all’interno della prossima settimana, non resta che aspettare. Al momento la grande maggioranza dei casi resta concentrata nello Hubei in quarantena: tutti i morti registrati in Cina ieri (e 414 di quelli totali) vivevano nella provincia, primo focolaio del virus.
I contagiati al di fuori della Cina al momento sono 152. Aumenta il numero di persone guarite e dimesse, altro dato atteso, sono 635. Ieri il presidente Xi Jinping ha presieduto a una riunione dei vertici del Partito comunista, minacciando punizioni per i funzionari che non si dedicano al contenimento dell’epidemia, ma ha anche chiesto loro di sostenere la riapertura delle industrie che in molte parti del Paese è fissata per lunedì prossimo.
Crisi politica a Hong Kong
Oggi le autorità di Hong Kong hanno reso noto il primo decesso all’interno della città, territorio autonomo della Cina. Si tratta di un uomo di 39 anni, con patologie precedenti, che si era recato a Wuhan alla fine di gennaio e aveva in seguito sviluppato una polmonite. Si tratta della seconda vittima al di fuori della Cina continentale, dopo quella di domenica nelle Filippine.
Carrie Lam però rifiuta il blocco totale, per cui avrebbe bisogno dell’autorizzazione almeno informale di Pechino, giudicandolo “inappropriato” e “discriminatorio”.
La Cina chiede aiuto
Intanto sempre più Paesi stanno chiudendo i collegamenti aerei con la Cina, come fatto dall’Italia, o vietano l’ingresso ai viaggiatori che provengono da lì, come gli Stati Uniti. Ieri è stata la volta degli Emirati, decisione che lascerà a terra gli aerei di Emirates e Etihad. Una brutta notizia anche per gli italiani residenti in Cina, visto che le compagnie emiratine erano tra quelle che ancora consentivano di raggiungere, con uno scalo, lo Stivale.
In tutto sono 46 le compagnie che hanno sospeso voli da e per la Cina. Nei giorni scorsi Pechino ha aspramente criticato gli Stati Uniti e gli altri Paesi che, contro il parere dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno applicato restrizioni ai viaggi. Questa mattina il ministero degli Esteri ha ammorbidito i toni: “Gli Stati Uniti hanno detto varie volte che sono disposti a offrire assistenza – ha detto un portavoce – speriamo che possa essere fornita il prima possibile”.
Tokyo mette in quarantena nave con 3.500 a bordo
Il Giappone ha messo in quarantena una nave da crociera con 3.500 persone a bordo dopo che un passeggero di 80 anni è risultato positivo al coronavirus cinese. Si tratta della Diamond Princess ormeggiata nel porto di Yokohama con 2.500 passeggeri e 1.000 membri dell’equipaggio.
Mini rimbalzo in Borsa
Dopo le pesantissime perdite di ieri, nella prima seduta dopo le vacanze del Capodanno lunare, oggi le Borse cinesi hanno aperto la sessione in territorio positivo, così come tutti gli altri listini asiatici. La Cina ha adottato una serie di misure per sostenere i mercati, come il divieto di vendite allo scoperto, che si aggiungono a una maxi iniezione di liquidità varata domenica. Il petrolio resta comunque ai minimi da 13 mesi.
Isolati 3 distretti Hangzhou, c’è Alibaba
Scatta l’isolamento precauzionale anti-coronavirus in due città della provincia cinese orientale dello Zhejiang: si tratta di Taizhou e di ben tre distretti della capitale Hangzhou, inclusa l’area che ospita il quartier generale del colosso dell’e-commerce Alibaba.
Secondo le autorità locali, solo una persona per famiglia sarà autorizzata a uscire una volta ogni due giorni per comprare i beni di prima necessità. Le zone interessate dalla stretta agli spostamenti conta più di 9 milioni di persone. La Repubblica.it