Coronavirus, primo morto fuori dalla Cina. Oltre 300 vittime. Italiani pronti al rimpatrio

Il decesso è avvenuto ieri nelle Filippine e la vittima è un cittadino della Repubblica popolare di 44 anni, che era arrivato nel Paese da Wuhan il 21 gennaio insieme alla compagna. Altre 43mila persone sono sotto osservazione nella provincia dello Hubei.

PECHINO – Il coronavirus uccide la prima persona fuori dal territorio cinese. Il decesso è avvenuto ieri nelle Filippine e la vittima è un cittadino della Repubblica popolare di 44 anni, che era arrivato nel Paese da Wuhan il 21 gennaio insieme alla compagna, sviluppando nei giorni successivi una grave polmonite. I casi di contagio registrati al di fuori dalla Cina risultano al momento 130.

Poche ore prima il governo filippino aveva fatto scattare il divieto di immigrazione per tutti i viaggiatori, cinesi e non, in arrivo dal Dragone. Per i filippini di ritorno, molti dei quali lavorano in Cina o a Hong Kong come collaboratori domestici, è invece prevista una quarantena di due settimane. Sono misure che ricalcano quelle già introdotte dagli Stati Uniti, e criticate da Pechino perché l’Organizzazione mondiale della Sanità non ha raccomandato restrizioni ai viaggi. Intanto il bilancio del contagio continua ad aggravarsi.

L’ultimo aggiornamento, pubblicato questa mattina dalla Commissione sanitaria cinese, parla di 304 morti (45 in più rispetto alla giornata precedente) e 14.380 casi (14.551 a livello globale). Altre 43mila persone sono sotto osservazione nella provincia dello Hubei. Allo stesso tempo il contagio, e le misure per contenerlo, si stanno allargando anche al di fuori del primo focolaio dell’epidemia.

Le autorità di Wenzhou, nella provincia dello Zhejiang, costa Est della Cina, hanno fermato tutti i trasporti e obbligato ai cittadini a restare dentro casa, con una sola persona per nucleo familiare autorizzata a uscire ogni giorno per fare la spesa. Wenzhou, distante 800 chilometri da Wuhan, ha registrato 241 casi, un numero più alto anche rispetto alla capitale Pechino o a Chongqing, metropoli molto più vicina all’epicentro dell’epidemia. Potrebbe essere uno dei nuovi fronti del contagio.

Sempre più Paesi stanno limitando o vietando l’immigrazione ai viaggiatori stranieri, cinesi e non, che provengono dalla Cina. Dopo l’Italia, primo governo a fermare tutti i voli da e per il Dragone, e gli Stati Uniti, i primi a bloccare le persone straniere in arrivo dal territorio della Repubblica popolare, è stata la volta di Singapore, Australia e, appunto, delle Filippine. La Cina ha protestato contro queste decisioni, che vanno oltre le raccomandazioni dell’Oms: “Gli amici si vedono nel momento del bisogno”, ha dichiarato Pechino.

Proseguono anche i rimpatri degli stranieri da Wuhan, primo focolaio del contagio,  ormai dieci giorni in quarantena. Dopo americani, giapponesi, francesi, inglesi e tedeschi, oggi sembra finalmente arrivato il momento degli italiani. Questa sera i 67 concittadini dovrebbero partire dall’aeroporto cittadino e arrivare domani mattina alle 8.15 all’aeroporto militare di Pratica di Mare, a Roma, prima di essere trasferiti alla Città militare della Cecchignola per due settimane di quarantena. Pochi italiani, meno di una decina, hanno deciso di restare in città. La Repubblica.it