Corriere Sera. Michele Bollettieri, lo strano caso del console di Russia e San Marino

Ecco il paradosso del barese Michele Bollettieri, personalità stimata per l’equilibrio e le numerose attività di cooperazione messe in campo, catapultato suo malgrado in una posizione alquanto scomoda

di Vito Fatiguso

Console onorario di Paesi che, a causa del conflitto bellico, hanno posizioni (almeno in questo momento storico) parecchio contrastanti e destinati a perdurare. Ecco il paradosso del barese Michele Bollettieri, personalità stimata per l’equilibrio e le numerose attività di cooperazione messe in campo, catapultato suo malgrado in una posizione alquanto scomoda. Dal lontano 1997, infatti, è console onorario della Repubblica di San Marino (nonché grande ufficiale della Repubblica Italiana e dell’ordine di Sant’Agata della Repubblica di San Marino). Ruolo che è stato “impreziosito” con la nomina, del 27 novembre del 2017, a console della Federazione Russa della sede di Bari. Scoppia le guerra, ma come la Svizzera, anche San Marino è un Paese storicamente neutrale su ogni fronte bellico. Eppure, la situazione cambia velocemente: il piccolo Stato tra Marche e Romagna, senza esercito, sposa la linea delle sanzioni nei confronti della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Una scelta che inevitabilmente crea imbarazzo. Ancor di più se si considera che le due realtà hanno collaborato intensamente nei giorni difficili della pandemia da Covid-19. La Russia inviò il vaccino Sputnik rinsaldando un antico rapporto istituzionale. «Dobbiamo mandare un segnale forte di difesa di quei principi – hanno fatto sapere nei giorni scorsi dal governo di San Marino – e non dobbiamo essere semplicemente neutrali e passivi rispetto quello che sta avvenendo vicino noi».

La storia

Che l’imbarazzo cresca è nei fatti. Sono lontani i tempi in cui ci fu l’inaugurazione della sede barese con una cerimonia al teatro Petruzzelli (maggio 2018). Presenti l’ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Federazione Russa nella Repubblica italiana, Sergey Razov, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro. «Il consolato – disse Bollettieri – sarà un albero della cultura della pace piantato nel bel mezzo della comunità, a ridosso della Basilica di San Nicola, e sarà annaffiato dall’entusiasmo e dalla fede, perché dalla città di San Nicola parta una gigantesca istanza sociale capace di esercitare una pressione sui governi e sulle classi politiche in favore della pace e della comprensione tra le genti». A Razov Emiliano, che ruppe il protocollo, si rivolse per nome: «Violo il cerimoniale perché voglio far comprendere che tra di noi ci sono rapporti umani veri e autentici». La guerra ha cambiato le carte in tavola creando un imbarazzo trasversale. Così toccherà al dialogante Bollettieri trovare una soluzione: rappresentare due realtà così in disaccordo potrebbe oramai non essere più così semplice.

Corriere della Sera