Cosa resta della Festa dell’Amicizia (l’editoriale di David Oddone)

La festa dell’Amicizia si è confermata anche quest’anno come un momento di riflessione e confronto, offrendo una preziosa occasione per analizzare le dinamiche istituzionali e politiche che influenzeranno il futuro.

Col Titano impegnato a trovare un equilibrio tra il rispetto delle proprie tradizioni e l’inevitabile apertura verso la modernità, tra la difesa della propria sovranità e l’adesione al progetto europeo.

Durante la prima serata, il dibattito si è concentrato sul ruolo dei partiti politici nel mantenimento e nel rafforzamento della democrazia. La legge elettorale, in particolare, ha suscitato contestazioni accese. E la domanda non è di agevole risoluzione: come migliorare il dialogo tra la classe politica e la cittadinanza? In un’epoca in cui l’individualismo rischia di frammentare il tessuto sociale, è così emersa l’importanza di accrescere il dialogo interno ai partiti, garantendo una partecipazione più autentica e consapevole. L’attenzione si è dunque focalizzata su come evitare che il processo politico si trasformi in una mera formalità, priva del necessario contraddittorio che è il caposaldo di ogni democrazia compiuta. La discussione ha messo in luce la necessità e la volontà di collaborare, promuovendo un dialogo costruttivo e aperto, in grado di rispondere concretamente alle esigenze della gente. Come si dice: se son rose, fioriranno.

Altro tema primario affrontato è stato l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, un passaggio centrale per il futuro del Monte. Il dibattito ha evidenziato come l’accordo non debba essere visto solo sotto la lente dell’economia, ma come un’opportunità per ridefinire l’identità nazionale in un contesto sempre più integrato. Non a caso è stato sottolineato come sia necessario modernizzare le strutture pubbliche, rendendole più efficienti e competitive, allineandosi agli standard europei. L’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono stati riconosciuti come elementi chiave per assicurare la competitività dell’Antica Repubblica sullo scenario internazionale. Allo stesso tempo, si è considerata l’esigenza di investire nella transizione verde, trasformando San Marino in un laboratorio di sostenibilità, senza però perdere di vista le proprie radici culturali e storiche.

In tale quadro, risalta il ruolo della Segreteria di Stato per gli Affari Esteri, chiamata a svolgere un compito di importanza strategica. La sua abilità nel guidare i negoziati internazionali e di rappresentare gli interessi sammarinesi nell’arena europea è cruciale per preservare l’identità del Paese. Il lavoro di Palazzo Begni diventa così il pilastro su cui costruire l’obbligatorio percorso di crescita.

La Festa dell’Amicizia ha quindi offerto una preziosa opportunità per riflettere. La prospettiva di un’integrazione più stretta con l’Europa è stata accolta con favore, riconoscendo che un approccio proattivo e lungimirante potrebbe portare benefici significativi. È altresì chiaro che questo processo deve essere gestito con cura, bilanciando la necessità di innovazione con la protezione dei valori fondamentali della storia sammarinese. 

Che cosa resta dopo la tornata di dibattiti? Sicuramente la consapevolezza e la determinazione di dover trasformare le sfide attuali in opportunità, rafforzando la partecipazione democratica e riaffermando il ruolo di San Marino come protagonista attivo all’interno dell’Unione Europea.

Si rivelerà decisivo allora l’apporto di tutti. 

Per parafrasare il Segretario politico della Dc, Gian Carlo Venturini: “La vera sfida sarà far prevalere la capacità di sintesi”.

 

David Oddone