Cosa succede? Siamo di fronte ad un’Italia nera? … di Sergio Pizzolante

L’Italia in mano all’estremismo nero, alla destra estrema?
Siamo come ci descrive la stampa estera imbeccata dalla stampa italiana?
Siamo dentro la deriva democratica, para fascista o fascista pura, come dice la stampa “democratica” di Repubblica, della Stampa o dei Floris o dei Formigli?
No. Francamente no.
Non so perché, anzi lo so, sono meno preoccupato oggi di 5 anni fa quando i due populismi, di destra, la Lega, di sinistra-destra, i 5 stelle, superarono il 50 per cento.
Sono meno preoccupato di 3 anni fa quando la Lega supero’ il 30.
Perché?
Perché il problema principale del popolo è il populismo.
Il populismo è darmi sempre ragione anche quando ho torto.
Il populismo è la politica dell’antipolitica.
Demolisco le case della democrazia, il Parlamento, le istituzioni democratiche, ad ogni livello, perché piace. Faccio politica dicendo che è tutta colpa della politica.
Il populismo in nome del popolo è imbroglio del popolo. È il peggio che può succedere quando è voto di massa. Significa non avere idee perché le hai tutte, cioè nessuna.
Avremo adesso un Parlamento più o meno populista di 5 anni fa?
Questa è la domanda.
Meno, è la mia risposta.
La destra della Meloni è destra.
La destra di Salvini era destra, sinistra, tutto e niente.
Il tutto e niente che pervadeva tutto e tutti.
La destra della Meloni è politica.
Meglio dell’antipolitica.
È una destra che si dice conservatrice.
Un partito conservatore di massa è una novità assoluta in Italia, dove, a differenza di altri paesi europei, la parola “conservatore” era impronunciabile. Tutti progressisti.
Un partito conservatore che si dice atlantista, filo NATO, pro Ucraina, anti Putin.
Non è tutto ma non è poco.
È molto più e meglio di Conte e Salvini.
La destra della Meloni è, può, essere, addirittura, una opportunità di stabilizzazione del Paese, non per forza una catastrofe.
Conosco bene molti dei personaggi di questa avanzata, oltre la Meloni, da Crosetto a Fitto a La Russa. Dentro questo risultato, parte di questi vengono dalla Dc, non dal fascio.
Vediamo, ma vedrete che si andrà più verso Macron che verso Orban. O Putin.
Di questo sono sicuro.
Abbiamo davanti a noi mesi difficili, ma pensò che si potranno affrontare meglio con la politica che con l’antipolitica.
Vedremo.
Perché di stabilizzazione?
Perché adesso la destra c’è. È una cosa chiara.
A me non piace ma è una cosa chiara.
Ci sarà la sinistra? E che sinistra sarà? Sarà quella del sud che vota in massa per i sussidi e l’assistente della Stato, del reddito di cittadinanza o per la cittadinanza di un reddito che è buono e sano se prodotto dal lavoro?
Ci sarà?
Che cosa sarà?
Ci sarà una sinistra che ancora mescola governismo e giustizialismo?
Che grida al fascismo e si emoziona sotto i balconi delle procure?
Una superiorità morale senza morale?
Va, andrà, verso Conte- Melanchon o verso una sinistra socialista mediterranea, spagnola o portoghese, o di tipo socialdemocratico nordico o tedesco?
Come piacerebbe a me.
E saprà il centro del Terzo Polo, andare oltre la forza propulsiva, e personale però, dei suoi leaders e diventare coscienza e consapevolezza chiara e aperta e larga della necessità di una politica ancorata ai problemi reali, alla competenza, alla serietà, alla centralità delle imprese, del lavoro?
E della valorizzazione, rivalorizzazione, di storie e culture liberali e riformiste.
Alla Macron, per intenderci.
Stabilizzazione, possibile, in questo senso.
La destra c’è, paradossalmente offre la possibilità alla sinistra e al centro di esserci.
Dipende da loro.
A me sembra possibile.
Più adesso di quando la corsa era verso i populismi di ogni specie.
Sergio Pizzolante