Lo Sure, parola che sintetizza lo “State sUpported shoRt-timE work”, è un fondo europeo da 100 miliardi di euro con cui nel 2020 la Commissione ha previsto l’erogazione di prestiti a condizioni favorevoli agli Stati membri costretti a mobilitare risorse per preservare l’occupazione a rischio a causa della crisi provocata dalla pandemia da Covid-19. Il programma Sure, deciso per una situazione di emergenza e quindi prevedendo un sostegno temporaneo ai Paesi per aumenti repentini della spesa pubblica, sarà attivo fino al 31 dicembre 2022 ed è tirato in ballo ora per affrontare la crisi energetica.
I 100 miliardi dello Sure concorrono “a coprire i costi direttamente connessi all’istituzione o all’estensione di regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo e di altre misure analoghe per i lavoratori autonomi introdotte in risposta alla pandemia. Evitando gli esuberi, i regimi di riduzione dell’orario lavorativo possono impedire che uno shock temporaneo abbia ripercussioni negative più gravi e durature sull’economia e sul mercato del lavoro negli Stati membri”, spiega la Commissione Ue.
“Il contributo di ciascuno Stato membro all’importo complessivo della garanzia – si legge sul sito della Commissione – corrisponde alla sua quota relativa nel reddito nazionale lordo (Rnl) totale dell’Unione europea, sulla base del bilancio dell’Ue 2020”. Con l’ultimo esborso (29 marzo 2022) , l’Ue ha erogato 91,8 miliardi di euro di prestiti. Tutti i 19 Stati membri dell’Ue che hanno chiesto di beneficiare del regime hanno ricevuto parte o tutto l’importo richiesto. L’Italia ha chiesto e ottenuto 27,438 miliardi. Altri Stati membri possono ancora presentare richieste per ricevere sostegno finanziario nell’ambito di Sure, fino a 100 miliardi di euro. Per finanziare lo strumento, la Commissione ha emesso obbligazioni sociali da 5 a 30 anni. Il “Social Bond Framework” ha lo scopo di fornire agli investitori in queste obbligazioni la certezza che i fondi mobilitati serviranno un obiettivo veramente sociale.
Si tratta di uno strumento che, secondo la Commissione, è “una forte espressione di solidarietà tra gli Stati Membri attraverso l’Ue”, per la salvaguardia finanziaria degli Stati Membri maggiormente colpiti dal coronavirus e che ora si pensa di utilizzare anche per affrontare l’emergenza dei costi energetici. (ANSA).
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