UN FALLIMENTO che andava richiesto fin dal 2006: ciascuno degli indagati, ognuno nei rispettivi ruoli, ha finito per aggravare quel dissesto societario, proprio per essersi astenuto dal richiedere quel fallimento fino al 2013». Un quadro impietoso quello che viene sviscerato nelle 150 pagine del dispositivo del gip, Fiorella Casadei nell’ambito dell’inchiesta su Aeradria. Non si salva nessuno, tanto meno i politici che si sono susseguiti alla guida delle più alte istituzioni cittadine. Tutti legati con un solo filo d’acciaio alla società che gestiva l’aeroporto. Per i nove indagati eccellenti, Vitali, Gnassi, Ravaioli, Fabbri, Giorgetti, Vannucci, Masini, Vannucci, Maggioli il gip scrive di come «gli stessi abbiano fraudolentemente indotto gli organi amministrativi degli enti di riferimento a indirizzare contributi pubblici a ingiusto vantaggio di interessi di categorie ovvero di singoli». PERCHÈ lo avrebbero fatto? Secondo la lettura del pm poi fatta propria dal gip, lo avrebbero fatto per «prestigio personale e ambizione politica tale da determinare il soddisfacimento di interessi privati». E dire che avvisaglie che qualcosa non quadrava dentro Aeradria erano già arrivate nel 2001, quando la società era stata ammonita dalla Corte dei Conti a cessare con le erogazioni pubbliche’ in quanto violavano le normative europee sulla libera concorrenza. Ma i finanziamenti pubblici continuarono a pioggia, proprio per volere, dei nove indagati eccellenti che, come scrive il gip, «si associavano fra loro allo scopo di commettere più reati, di false comunicazioni sociali, bancarotta fraudolenta, abuso d’ufficio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, costituendo un’organizzazione nell’ambito della quale venivano stabilite strategie atte a dissimulare i contributi pubbici illegittimamente destinate alle compagnie aeree oltre a tenere condotte atte a falsificare la contabilità dei bilanci di Aeradria e delle due società a lei correlate». DA QUI l’imputazione di associazione a delinquere. «Cinque anni di bilanci manipolati, tra il 2008 e il 2013», sostiene l’accusa, tramite società colllegate e create ad hoc, con l’unico scopo di poter avere l’autorizazzione Enac per il volo. Bilanci talmente alterati che, tanto per fare un esempio, in quello del 2008 il patrimonio netto prospettato da Aeradria era di 7 milioni w 885mila euro mentre gli inquirenti hanno riscontrato un ammontare effettivo di 4 milioni e 450mila. E andò così avanti per anni, fino a quel 2013, quando per la prima volta si parlò di un passivo di oltre 17milioni mentre era di 23 milioni e 321mila euro. L’ultima disperata mossa da parte dei vertici societari, come scrive il gip, «per ottenere fraudolentemente – l’omologazione dell’istanza di concordato preventivo in continuità». Il bilancio fu approvato nel luglio 2013, il concordato fu richiesto dopo l’estate, Aeradria fallì il 26 novembre. IL RESTO è storia di oggi con 34 indagati e sequestri per 34 milioni di euro. Mercoledì mattina inizieranno gli interrogatori di garanzia davanti al gip dei cinque indagati con l’obligo di dimora. Mercoledì toccherà a Santo Pansica, a Fabio Rosolen (difeso dall’avvocato Liana Lotti) e Massimo Masini. Giovedì a Alessandro Giorgetti e Massimo Vannucci (difeso dall’avvocato Alessandro Catrani). Il Resto del Carlino
