Crac Aeroporto. Vitali, Gnassi, Ravaioli, Fabbri, Giorgetti, Vannucci, Masini, Vannucci, Maggioli hanno, secondo il gip, fraudolentemente indotto le amministrazioni a dirottare i contributi pubblici

Aeroporto Fellini RiminiDopo i provvedimenti, gli interrogatori. Dopo i sequestri e le misure restrittive personali i faccia a faccia davanti al giudice. Mercoledì, nello studio del gip Fiorella Casadei per l’interrogatorio di garanzia si presenteranno Santo Pansica, Fabio Rosolen (difeso dall ’avvocato Liana Lotti) e Massimo Masini. Giovedì Alessandro Giorgetti (difeso dall’avvocato Michela Vecchi) e Massimo Vannucci. Sono i cinque dirigenti e dipendenti (delle varie società Aeradria, Rdr e Air) per i quali è stato disposto il provvedimento dell’obbligo di dimora nei propri comuni i residenza. E per cinque obbligati a non lasciare la propria città, ci sono altri nove indagati per i quali è scattato il sequestro per equivalente in solido dei beni per 749mila euro. E sono personaggi di spicco a Rimini: Vitali, Gnassi, Ravaioli, Fabbri, Giorgetti, Vannucci, Masini, Vannucci, Maggioli per i quali il gip, nella sua ordinanza, spiega come “gli stessi abbiano fraudolentemente indotto gli organi amministrativi degli enti di riferimento a indirizzare contributi pubblici a ingiusto vantaggio di interessi di categorie, ovvero di singoli”. Perché tutto questo? Secondo Procura e giudice per le indagini preliminari la spinta motivazionale sarebbe stata “il prestigio personale e l’ambizione politica tale da determinare il soddisfacimento di interessi privati”. Nessun soldo caduto nelle loro tasche, dunque, ma poltrone da occupare e posti di potere da ricoprire. E per questo si eseguivano ardite ed illegali operazioni di finanziamento pubblico ad Aeradria con l’intento di tenere in piedi un baraccone, ormai al collasso ma che doveva continuare, ad ogni costo, a gestire l’aeroporto Fellini. Ecco allora l’espediente dei contributi pubblici erogati attraverso le ormai famose lettere di patronage che i due sindaci Ravaioli e Gnassi e l’ex presidenti della Provincia Vi tali sottoscrissero “in assenza, però – scrive il gip Casadei nella sua ordinanza – della necessaria deliberazione del Consiglio”. Impegni che rappresentavano una vera e propria copertura economica pubblica per Aeradria. Come il milione e 60mila euro (212mila euro per 5 anni a decorrere dal 2010) garantiti dalla lettera del 22 aprile 2010 sottoscritta da Vitali che Aeradria utilizzò a garanzia del fido di 3 milioni concesso dalla Carim a titolo di anticipi comarketing. O i 730mila euro (146mila euro per 5 anni, a decorrere dal 2010) garantiti il 29 giugno 2010 dall’impegno scritto di Ravaioli come contributi comunali per il co-marketing, Finanziamento poi confermato da Gnassi con sua lettera di patronage datata 8 luglio 2011. Ma non solo. L’ordinanza del gip fa riferimento ad un’altra lettera datata 22 dicembre 2011 sottoscritta da Gnassi unitamente al presidente della Provincia Vitali e al presidente di Rimini Fiera Cagnoni e “indirizzata a Banca Carim per la richiesta di un nuovo fido di 1 milione e 200mila euro a favore di Aeradria, assumendosi impegni non autorizzati da specifiche deliberazioni dell’Ente”. A seguito di quella lettera la Carim deliberò la concessione del fido. Senza parlare poi delle tre gravi operazioni (di cui abbiamo già parlato nell’articolo di ieri) del contributo economico dato a Ryanair, del vuoto su pieno e della vendita fittizia del marchio del portale biglietti Rimini go. Ma andiamo per ordine. Attraverso la collegata Riviera di Rimini Promotion (RdR), società privata, costituita dagli albergatori, che avrebbe dovuto promozionare l’aeroporto verso l’estero, si fecero confluire denari pubblici girati ad Aeradria a copertura dei propri debiti. Altro che co-marketing, web marketing e pubblicità. Un esempio eloquente il milione e 300mila euro proveniente dall’Agenzia di marketing della Provincia e da altri enti, come Comune e Camera di Commercio (oltre che dalle banche) che, nel 2007, transitati per RdR, con l’alibi secondo gli investigatori di fare del web marketing con una società di promozione collegata a Rynair, di fatto sarebbero stati finiti nelle casse di Aeradria a copertura di un debito contratto con la compagnia aerea irlandese, che minacciava di non volare più su Rimini. Per non parlare poi del “vuoto su pieno”, sistema per cui Rdr comprava a 100 quei biglietti aerei che poi rivendeva a 80 agli albergatori (che li usavano per i pacchetti volo+hotel) con la garanzia che gli Enti pubblici avrebbero coperto quel 20 mancante attraverso finanziamenti per progetti di co-marketing, poi mai realizzatisi (un’abitudine andata avanti per anni fino al 2009 quando, con l’arrivo della crisi economica e con le ristrettezze finanziarie in cui si videro costretti a vivere gli enti pubblici, tutto improvvisamente si bloccò). O della vendita, considerata fittizia dagli inquirenti, da parte di Riviera di Rimini Promotion (Rdr) ad Air del marchio “Rimini go”, un portale per la vendita on line di biglietti aerei che, valutato 1,9 milioni di euro, avrebbe azzerato i debiti contratti da Rdr con banche e fornitori che ammontavano proprio a 1,9 milioni.

NQRimini