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  • Craxi, Bad Godesberg e Mani Pulite … di Sergio Pizzolante

    Craxi, Bad Godesberg e Mani Pulite.
    Di Fabrizio Cicchitto e Sergio Pizzolante per il Riformista e per Civiltà Socialista, prossimo numero.
    Con Fabrizio Cicchitto proviamo a spiegare Craxi, dal punto storico-politico. Con le ricadute sull’oggi.
    Non ci interessa la discussione su Craxi a sinistra e Craxi a destra. Crediamo sia un approccio sbagliato, perché è sbagliato portare questa storia nella polemica attuale. Craxi oggi non starebbe né in questa sinistra né in questa destra. Ovvio.
    Ci fosse stato Craxi, se non fosse stato eliminato come raccontiamo con Fabrizio, forse non ci sarebbe stata ne questa destra ne questa sinistra.
    Forse non staremo in una Italia dominata dai nipotini di Berlinguer e da quelli di Almirante. Senza le culture politiche socialiste, liberali e popolari che hanno fatto l’Italia delle libertà e del benessere.
    Ci interessa capire quanto è profonda la ferita di Mani Pulite oggi. Perché è tramontato “il primato della politica” a favore del “primato della giurisdizione”.
    Perché l’Italia accetta lo squilibrio dei poteri.
    Perché i partiti sono privi di democrazia.
    L’analisi seria della vicenda Craxi ci aiuta, ci deve aiutare a capire tutto questo.
    Ecco il testo completo.
    Per il numero in uscita di Civiltà Socialista e in forma più ridotta per Il Riformista. Che ringraziamo.
    Per la sinistra italiana, per il Pd, la sua Bad Godesberg corrisponderebbe all’abbandono di Mani Pulite.
    Nel 1959 nel congresso di Bad Godesberg la sinistra tedesca, l’Spd, rimuove Carl Marx dal suo programma e riconosce l’economia di mercato. I socialisti in Italia ci arrivano un po’ dopo.
    I comunisti non lo hanno mai fatto, i post comunisti ci sono arrivati per dissolvenza naturale del tema. Però, mentre si dissolveva il superamento del capitalismo, nello statuto reale del partito, nelle sue diverse denominazioni, entrava, senza mai uscirne, prima il moralismo berlinguerriano, il principio e il primato della diversità e della superiorità morale, poi il giustizialismo, che è all’origine del populismo.
    Il PDS, attraversa il Muro di Berlino e si colloca nel nuovo mondo sostituendo il comunismo col giustizialismo. Con la via giudiziaria al potere.
    Poteva accogliere l’invito di Craxi a creare insieme una nuova Unità Socialista, il manifesto e lo statuto di una forza socialista e riformista europea, ma come scrisse Massimo D’Alema nel suo libro, “un paese normale”, lì c’era Craxi, non si poteva fare, bisognava eliminare l’ostacolo. Così è stato.
    Questo il manifesto e lo statuto del PDS che divenne Ds e infine Pd.
    Gerardo Chiaromonte, sconfortato, lo disse a Craxi: il mio partito ha scelto la via giudiziaria.
    Quindi divento’ la sponda politica principale di Mani Pulite.
    I post comunisti( con la sinistra democristiana), passarono dal superamento del capitalismo alla sublimazione del capitalismo senza politica.
    Si affermavano in Occidente e, soprattutto, in Europa, due idee parallele.
    La “fine della storia”, teoria post Muro di Fukujama, cioè la fine della politica, perché il capitalismo aveva vinto e il mercato era “virtuoso in sé”. Quindi non aveva bisogno della politica. Ebbe inizio così la messa in discussione dei sistemi politici e dei partiti e quindi dei leader politici che più di altri rappresentavano il sistema democratico fondato sui partiti democratici. Ci furono inchieste contro Kohl in Germania e Mitterand in Francia e Craxi in Italia. Sotto accusa il sistema di finanziamento irregolare dei partiti, molto diffuso durante la “guerra fredda”. Anche in chiave antisovietica.
    In Germania e Francia essendo questi paesi più maturi ed essendoci partiti democratici e socialdemocratici più solidi le inchieste durarono settimane. Perché era chiaro che così si fiaccava la democrazia.
    In Italia no. In Italia il principale partito della sinistra, che era stato lungamente al di là del Muro, scelse di assecondare il giustizialismo anti politico e antipartitico, perché per cancellare la memoria del proprio passato, bisognava seppellire dentro il frullatore moralista e giustizialista il passato e il presente dei partiti democratici. Così il Muro, in Italia, cadde dalla parte opposta della storia.
    Dai referendum Segni a Mani Pulite. Craxi corrotto, Andreotti mafioso.
    Nel 1992 i partiti del Pentapartito prendono il 55 per cento dei voti. Due anni dopo non sono nelle liste elettorali.
    Poteva non andare esattamente così. Ci sono testimonianze e prove che il capo della finanza italiana, Enrico Cuccia, aveva offerto a Craxi la possibilità di cavalcare lui la nuova onda. Craxi rifiutò. Nettamente. Lo disse chiaramente al congresso di Bari. Lui non sarebbe mai stato l’uomo dell’antipolitica perché era l’uomo del “primato della politica”.
    I figli e i nipoti di Berlinguer si.
    E Craxi divenne il bersaglio. Perché aveva rifiutato “l’invito” e perché i post comunisti dovevano rimuoverlo.
    Lo dice bene il senatore salentino del PDS, Giovanni Pellegrino nel suo libro “Dieci anni di solitudine”. Era presidente della Commissione Parlamentare sulle autorizzazioni a procedere. Arrivavano le richieste con capi di imputazione per corruzione per decine di parlamentari dalla Procura di Milano. Per Pellegrino, fine giurista, era chiaro che si trattava di finanziamento irregolare ai partiti, non corruzione. Era una distorsione. Era chiaro che la corruzione faceva più effetto sull’opinione pubblica. Era chiaro che la differenza stava fra l’irregolarità del finanziamento di tutto il sistema politico e la consegna alla cronaca e alla storia dell’idea, con le manette ai polsi ed esibite in Parlamento, di un “mondo di corrotti”. Così “crollano i partiti e la politica”, disse Pellegrino a D’Alema. Non preoccuparti, disse il leader Maximo. Violante – come ricorda Pellegrino – “gli aveva assicurato che l’inchiesta milanese non ci avrebbe riguardato”. Così è andata.
    Ma ci fu, e c’è, un’altra idea parallela. Che matura in Francia e si diffonde però con più vigore in Italia. L’idea della fine del “primato della politica” a favore del “primato della giurisdizione”.
    La tesi era, e’, questa.
    C’è un quadro di “diritti”, consolidati, che spetta ai magistrati tutelare. La tutela dei diritti.
    Dalle minoranze varie all’immigrazione alla giustizia ai poteri della giustizia , che le “maggioranze politiche momentanee” non possono toccare.
    E’ anche la tesi di adesso di Magistratura democratica. E dell’Anm. Espressa anche nel suo ultimo congresso. Dove Elly Schlein va a dire: voi siete i difensori dei diritti. Appunto.
    Lo ricorda sempre Giovanni Pellegrino nel suo libro. Bicamerale D’Alema, il suo partito deve produrre un documento sulla riforma della giustizia, si riuniscono parlamentari giuristi ed ex magistrati e magistrati non parlamentari, nella bozza di documento ci sono elogi per la magistratura e però, però, anche l’affermazione della necessità del “primato della politica”. Dopo una discussione “animata”, il primato della politica sparisce.
    In questo contesto è avvenuta la criminalizzazione di Craxi. Una operazione giudiziaria e mediatica che ha distrutto le regole dello Stato di diritto.
    Il fondamento di tutta l’operazione è stato quello di un’azione combinata tra due pool, il pool dei pm di Milano e il pool costituito dai direttori di quattro giornali, Paolo Mieli del “Corriere della Sera”, Eugenio Scalfari di “Repubblica”, Ezio Mauro de “La Stampa” e, cosa di straordinaria importanza, Walter Veltroni de “l’Unità”.
    Fra i due pool c’è sempre stato uno stretto coordinamento con la conseguente e sostanziale eliminazione del segreto istruttorio. Il pool dei direttori ogni sera concordava il bersaglio politico del giorno dopo, quasi sempre un dirigente politico appartenente ai cinque partiti messi nel mirino. In quel mondo si realizzò anche il meccanismo, teorizzato da Borrelli, della sentenza anticipata: nessun prestigio personale e nessun consenso politico-elettorale resisteva con titoli sparati in prima pagina dai principali quotidiani e con le stesse notizie messe in prima serata da tutti i telegiornali. Un trattamento del genere, durato per due anni, nei confronti di qualche migliaio di dirigenti politici, ha portato alla distruzione dei 5 partiti (Dc, Psi, Pli, Pri, Psdi) presi di mira.
    In più il Tribunale di Milano fece venir meno anche il filtro costituito dall’ufficio del gip, composto da una ventina di magistrati che secondo le regole avrebbero dovuto intervenire a rotazione. Invece il Tribunale concentrò tutti i processi riguardanti Mani pulite nell’originario faldone di Mario Chiesa con un unico gip, Italo Ghitti, del tutto allineato con la Procura che quindi ha potuto usare l’arresto o la minaccia di arresto come strumento per ottenere le confessioni. Con la complicità degli avvocati “accompagnatori”. Si è trattato di una moderna forma di colpo di Stato nella quale i carri armati e i paracadutisti sono stati sostituiti dagli avvisi di garanzia, in alcuni casi fatti a “grappolo” e dagli arresti. Se Curzio Malaparte fosse ancora vivo dovrebbe scrivere una nuova edizione del libro “Tecnica del colpo di Stato”.
    Craxi fu l’unico dirigente politico che rifiutò tutto ciò, per questo andò in esilio in Tunisia e anche per questo andò incontro consapevolmente al rischio rappresentato da una difficile operazione fatta in un ospedale non attrezzato avendo scelto come principio il motto oggi stampato sulla sua bara ad Hammamet “La mia libertà equivale alla mia vita”.
    Tutti noi abbiamo il compito, nei limiti delle nostre facoltà e possibilità, di evitare che la storia sia scritta dai vincitori, peraltro del tutto effimeri come testimonia la vicenda politica successiva perché l’eliminazione dal sistema politico del Psi ha avuto come conseguenza la permanente crisi politica, culturale, etica ed elettorale della sinistra italiana e per contrappasso (mai come in questa circostanza vale il motto “chi è causa del suo mal pianga se stesso”) il rafforzamento del centrodestra nelle sue molteplici versioni, da quello guidato da Berlusconi all’attuale che ha per premier Giorgia Meloni.
    E sarà ancora così sino a quando il primato della giurisdizione o almeno, il peso dominante della giurisdizione rimane nello statuto reale del Pd. Così come l’origine, Mani Pulite.
    Così come la damnatio memorie per i socialisti e per Craxi. E per il riformismo, salvo alcune parentesi.
    La rimozione di tutto questo sarebbe la Bad Godesberg del Pd. O almeno una riflessione seria, pacata, onesta.
    Ci sembra improbabile, nonostante la buona volontà di alcuni, purtroppo troppo isolati.
    Fabrizio Cicchitto
    Sergio Pizzolante.