Quando lo shopping divente una malattia. Sono soprattutto donne, intorno alla trentina, con redditi annui tra 15mila e i 30mila euro. Tra loro c’e’ la signora che ha comprato per tre volte di seguito lo stesso paio di costosissime scarpe Prada, tutte le volte gettandole e poi precipitandosi a riacquistarle. E’ uno dei casi tra i tanti di “compulsive shoppers” che gli psicologi incontrano sempre piu’ di frequente: veri e propri “consumatori fuori controllo”.
Consumatori che diventano vittime di un impulso che li porta a spendere anche piu’ di quanto guadagnano, fino a rovinarsi. Fino a correre da uno psicoterapeuta per chiedere aiuto: “Non riesco a fermarmi”. “Un fenomeno in aumento- racconta Roberta Biolcati, psicologa e ricercatrice all’Universita’ di Bologna- che in genere viene visto dai media in maniera bonaria e ironica, come nel bestseller ‘I love shopping’ di Sophie Kinsella. Ma quando il piacere di comprarsi qualcosa si trasforma in impulso incontrollato e in dipendenza, si tratta di un problema di interesse medico e clinico”.
Se ne parlera’ sabato 23 maggio a Rimini, durante un convegno promosso dall’assessorato alle Politiche sociali della Provincia sulle nuove forme di dipendenza senza uso di sostanze: dal gioco d’azzardo ai “forzati” di Internet e del sesso on line, fino appunto agli “shoppers” compulsivi. Un primo identikit di questi ultimi lo ha tracciato una ricerca, condotta con questionari anonimi
somministrati on line da tre Universita’ (Bologna, Milano, Genova), che Biolcati illustrera’ al convegno.
“A questa indagine sui comportamenti di acquisto- anticipa la psicoterapeuta- hanno risposto un migliaio di persone, 461 delle quali sul sito del Dipartimento di psicologia dell’Universita’ di Bologna. Donne in grande maggioranza (l’89%), studentesse, libere professioniste, impiegate e insegnanti, con un reddito per lo piu’ medio-basso, tra i 15mila e i 30mila euro. Non si puo’ dire un campione rappresentativo dell’intera popolazione, ma i dati sono un buon punto di partenza, anche perche’ in Italia non ci sono altri studi specifici con indicatori convalidati sul fenomeno”.
Che profilo ne esce? Le compratrici compulsive puntano soprattutto sull’abbigliamento, vestiti, scarpe e borse, sono spesso giovani di ceto medio sui 28-30 anni, dedicano allo shopping- generi alimentari esclusi- in media tre ore e mezzo alla settimana. Sono il 12,7% del campione che ha risposto al questionario, “mentre studi americani- ricorda Biolcati- parlano di una percentuale di ‘compulsive shoppers’ tra il 2 e l’8% della popolazione”. “L’abbigliamento- rileva la studiosa- ha un significato simbolico. Quella dello shopping e’ una sindrome non pura, che manifesta un bisogno di stare meglio legato ad altre cause: depressione, perdita di autostima, problemi nella coppia. Acquistare, affidando la propria identita’ a un oggetto, diventa un tentativo di soluzione e di recuperare l’autostima: ‘Con quel vestito mi sento piu’ carina…’. Il problema sorge quando un atto piacevole e frutto di libera scelta diventa troppo frequente, incontrollato, autodistruttivo”.