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Se fino a ieri (leggi qui) apparivo una sorta di “don Chichotte” intento a fissare “puntini” neri su carta bianca -quasi fossi un “operaio” della celebre “Settimana Enigmistica”-, nel tentativo di riuscire, poi, ad unirli in un disegno chiaro e capace di descrivere, anche negli aspetti che parevano impossibili, incredibili, inimmaginabili ai più, lo scenario vissuto sul Titano nel decennio scorso, oggi quello scenario inquietante che si andava delineando appare ben più nitido e -per buona pace di qualche esponente di Repubblica Futura che tentò (invano) di ridicolizzare i famosi “puntini”- finalmente fortemente argomentato da una “fonte” -diciamo- “terza” e autorevole quale è un Tribunale penale.
O, almeno, è apparso sensato -e supportato da elementi oggettivi sufficienti ad aprire una indagine penale con l’ipotesi di “associazione a delinquere”- alla Magistratura sammarinese che in un unico procedimento, in una unica ipotesi di “associazione a delinquere” ha inserito esponenti di mondi diversi del “potere” sammarinese: dall’imprenditoria fino, addirittura, alla gestione della giustizia… Da Marino Grandoni (azionista di Banca Cis) a Francesco Confuorti (finanziere italiano), da Daniele Guidi (direttore generale di Banca Cis) a Wafiks Grais (Presidente di Bcsm); da Lorenzo Savorelli (direttore generale di Bcsm) ad Alberto Buriani (commissario della legge).
Prima di concentrarci su ulteriori dettagli emersi relativamente a questa “nuova” inchiesta sul gruppo che il Pdcs -già nell’aprile 2017- definiva impegnato a perseguire un disegno sovversivo in un esposto istituzionale che rimase inascoltato dal governo dell’epoca (AdessoSm composto da RF, SSD e C10), e importante evidenziare che assumono contorni diversi anche molte azioni politiche che, comunque, apparivano “controverse” già nei “puntini”. Prima fra tutte la strenua difesa -alimentata con grande forza e decisione negli organismi istituzionali da Rf e nell’opinione pubblica da parte dei media- del Commissario Buriani durante le diverse azioni che hanno poi portato, per due volte, alla sua sospensione.
Siamo nel giugno 2021 quando Repubblica Futura (leggi qui) titola un comunicato stampa ufficiale: “Sindacato a Buriani: procedimento grottesco!”, che poi “arricchisce” definendo lo stesso procedimento un “pastrocchio” dove “non c’è stato nulla di normale”.
“E’ normale -scrive RF- che l’azione di sindacato sia stata promossa dai consiglieri della maggioranza, membri della Commissione Giustizia, dal loro presidente, (Gian Matteo; ndr) Zeppa, e dal ruolo determinante del Segretario (di Stato alla Giustizia, Massimo; ndr) Ugolini, basandosi principalmente su dossier e memoriali presentati da ex indagati del Commissario della Legge sottoposto all’azione di sindacato?”
“È normale -sono sempre domande, con intrinseca quella che vorrebbero fosse la risposta, di RF- che la Presidentessa della Banca Centrale (Catia Tomasetti; ndr) abbia commissionato tali dossier? È normale che uno di questi (…) sia stato confezionato dall’avvocato-consigliere Gian Nicola Berti, già difensore di Valeria Pierfelici e di Gabriele Gatti, tra gli altri? È normale che Zeppa e Ugolini abbiano deciso, con il consenso acritico degli altri commissari di maggioranza della Commissione Giustizia, di sborsare varie decine di migliaia di euro a un avvocato italiano scelto dai due come consulente?”.
Visto che oggi il Commissario che Repubblica Futura difese strenuamente è al centro di una indagine penale in cui si ipotizza che fosse a tutti gli effetti un sodale, una sorta di “braccio armato” in Tribunale della “Cricca”, non solo quelle azioni mi appaiono oggi “normali”, ma addirittura doverose visto che segnali di qualcosa che non tornava erano individuabili già all’epoca visti gli esiti di quei procedimenti contestati aspramente da RF.
Il teorema accusatorio, infatti, sostiene che il Giudice Buriani sarebbe stato decisivo nell’ “occultare reati ascrivibili ai membri del sodalizio anche tramite abusi ed omissioni nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali”. Il “padre” delle inchieste che hanno finito per spazzare via una intera generazione politica e, conseguentemente, per aprire una “autostrada” ad AdessoSm per vincere il ballottaggio alla fine 2016, viene chiaramente definito negli atti giudiziari del “416/2019”, infatti, come -testualmente- “un membro dell’organizzazione”.
Ora, pur in attesa delle necessarie sentenze e alla luce della sacrosanta -per tutti gli indagati o imputati- presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva e contraria, l’azione politica di Repubblica Futura nella difesa decisa del Giudice oggi accusato di essere “un membro dell’organizzazione” (della “cricca”, per intenderci) e nella critica decisa a chi ne minava il ruolo “dominante” nel Tribunale si trasforma in una ennesima pesante, scurissima ombra che grava su quel partito alla vigilia del voto.
Intanto, in attesa di precisi approfondimenti sui singoli candidati e su “rapporti” che questi potrebbero avere avuto -consapevolmente o inconsapevolmente- con la “cricca”, il fatto che l’allora “difesa politica” di Buriani, all’epoca, si scagliava contro Gian Matteo Zeppa (Rete), Massimo Ugolini (Pdcs) e Gian Nicola Berti (AR), si trasforma, per i tre, in una sorta di certificazione di “genuinità”, una sorta di medaglia che chi ha combattuto la “cricca”, quindi ha difeso dalla stessa le Istituzioni e le casse pubbliche, può oggi attaccarsi orgogliosamente al petto!
Dunque, diversi di quei “puntini” che ho tracciato negli anni -ho seri dubbi fin dai tempi dalle udienze di primo grado del Mazzini, sul fatto che a San Marino nel decennio scorso si sia consumato una sorta di “golpe bianco”, e non è un mistero per chi mi legge costantemente- oggi sta provando ad unirli -dopo averne tracciati altri- la Magistratura…
Il “disegno” sta piano piano prendendo corpo e non mi stupirebbe più di tanto se l’indagine dovesse poi allargarsi ad altri “sodali” della Cricca in settori come la politica e l’informazione, parte di quest’ultima, in toto, inspiegabilmente latitante, ancora oggi, anche di fronte ad una notizia giudiziaria di questa portata pubblicata su GiornaleSm già ieri. Forse, per qualcuno che ancora muove i fili dell’informazione sammarinese, anzi di parte di essa, una accusa di “associazione a delinquere” che già oggi delegittima nella loro autorevolezza, almeno nella percezione, tutte le più eclatanti indagini del decennio scorso condotte dal Commissario Buriani, non merita di essere data ai sammarinesi?
Enrico Lazzari